La competitiva Mosca delle olive

di Santi Longo
  • 20 July 2016
La competizione intra- e inter-specifica è una delle chiavi del successo delle specie animali che, per assicurarsi risorse limitate, mettono in gioco le loro doti fisiche e chimiche utili a raggiungere lo scopo. Le osservazioni sull’ecologia comportamentale della Mosca delle olive, Bactrocera oleae (Rossi), hanno messo in luce che i maschi, come quelli di molti altri Tefritidi, combattono per il possesso del territorio di corteggiamento, nel quale attirano le femmine con stimoli visivi, vibrazionali e olfattivi; le gerarchie di dominanza, nei confronti di altri maschi, vengono stabilite esibendo movimenti alari intimidatori, rapidi inseguimenti, colpi di capo e boxing con le zampe anteriori. Le femmine, durante la perforazione dell’epicarpo della drupa, effettuano il cosiddetto “bacio” della ferita, con il quale aspirano i succhi gementi da quest’ultima e, successivamente, li rigurgitano durante la fase di esplorazione. In tal modo effettuano una marcatura della drupa con sostanze (ortodifenoli tra cui il pirocatecolo) che, in parte si liberano dalla ferita stessa; tali composti, a determinate concentrazioni, hanno azione repellente nei confronti di altre femmine, che si allontanano alla ricerca di drupe sane. Alcuni interessanti aspetti della competizione interspecifica fra le femmine della Mosca e quelle del Braconide, parassitoide larvo-pupale, Psyttalia concolor, meglio noto come Opius, sono state messe in luce, in condizioni di laboratorio da Benelli et al. dell’Università di Pisa. Le femmine di B.oleae, dopo aver ovideposto, rimangono nei pressi del sito di deposizione e, se si avvicinano femmine conspecifiche, o di P. concolor, cercano di allontanarle con movimenti alari intimidatori, rapidi inseguimenti, colpi di capo e di boxe con le zampe anteriori. I colleghi pisani hanno quantificato che, circa la metà delle femmine studiate, è rimasta a guardia del sito di ovideposizione e il 91,67% di esse ha messo in mostra movimenti alari intimidatori; inoltre il 63,34% ha inseguito il parassitoide che, nel 45% dei casi, è stato poi colpito con il capo; infine, nel 26,67% dei casi osservati, sono stati esibiti atti di boxe. Nel complesso è risultato che, nel 68,33% dei casi, il parassitoide è stato allontanato dal sito di ovideposizione. I dati acquisiti aiutano a spiegare i parziali successi ottenuti con la lotta biologica artificiale (sensu Monastero) realizzata in oliveti della Sicilia occidentale negli anni’60 con l’introduzione di grandi quantità di adulti del Braconide, allevato in insettario sull’ospite di sostituzione Ceratitis capitata. Secondo un’altra ipotesi, tutta da verificare, il Braconide, allevato su Ceratite per alcune generazioni, perderebbe, in gran parte, la capacità di parassitizzare la Mosca delle olive.
  
Foto: Atteggiamento protettivo-intimidatorio della femmina di B.oleae in prossimità del foro di ovideposizione