La coltivazione del giaggiolo (Iris spp) per l’utilizzazione dei rizomi è iniziata in Toscana a metà del 1800 raggiungendo notevoli quantitativi di produzione grazie alla domanda da parte di aziende francesi e del nord Europa per l’utilizzo della polvere di iris in profumeria e distilleria. Il prodotto toscano risulta molto ricercato e competitivo per le caratteristiche quali-quantitative dei suoi componenti. La specie più diffusa è I. pallida che produce gamma-irone, composto chetonico responsabile delle caratteristiche aromatiche degli olii essenziali. Le zone tipiche di coltivazione sono le due aree collinari e montane del Pratomagno aretino e del Chianti fiorentino.
Il giaggiolo è una pianta rustica coltivata ai margini dei campi terrazzati, in terreni non adatti ad altre colture. I rizomi di 3 anni vengono raccolti in estate, puliti, essiccati e stoccati in magazzino per altri 3 anni finché gli oli essenziali non iniziano a sprigionarsi. L’estrazione del principio profumato può avvenire per distillazione in corrente di vapore, da cui si ottiene il burro o concreta di iris e, successivamente, per eliminazione degli acidi grassi, l’essenza assoluta, oppure mediante solventi che danno il condensato d’iris. La progressiva contrazione delle superfici coltivate è da imputare all’elevato fabbisogno di manodopera della coltura, alla difficoltà di lavorazione dei terreni, ai danni subiti dalle colture da parte di predatori, alle difficoltà di contrattazione del prezzo del rizoma secco, stabilito dal mercato internazionale dell’industria profumiera, e alla concorrenza di prodotti di sintesi. Il giaggiolo è una coltura che è parte integrante della tradizione toscana e una risorsa agroambientale estremamente rilevante per l’economia locale, quindi richiede protezione per ragioni paesaggistiche, storiche e culturali. Al fine di valorizzare la coltivazione dell’Iris, CNR-ISE di Pisa, in collaborazione con le Università di Pisa e Firenze e la Scuola Sant’Anna di Pisa, co-finanziati dalla Regione Toscana, stanno conducendo studi sulla struttura e le dinamiche della filiera e le aree di miglioramento in tutte le fasi, dalla coltivazione al prodotto finito. La caratterizzazione pedoclimatica degli areali di produzione e la valutazione delle caratteristiche qualitative dei rizomi ha evidenziato l’assenza di differenze sostanziali tra i due areali tradizionali di coltivazione e un elevato contenuto di iridali nei rizomi. Per dare maggiore impulso a questa coltura è auspicabile meccanizzare le operazioni colturali, individuare strumenti di tutela della produzione locale, migliorare il prodotto selezionando cloni che abbiano un più alto contenuto di oli essenziali e, infine, creare una filiera locale che permetta di arrivare alla preparazione del prodotto semilavorato e, in alcuni casi, finito. Questo consentirà, grazie all’acquisizione di know-how e di investimenti per la caratterizzazione e lavorazione in loco, di mantenere il valore aggiunto sul territorio valorizzando l’identità del prodotto nei confronti degli utilizzatori con una ricaduta diretta sull’economia agricola locale.
The cultivation of iris in Tuscany
The cultivation of iris (Iris spp) for the use of rhizomes began in Tuscany in the mid 1800. The rhizomes, due to the presence of irones, ketone compounds which are attractive for their violet-like and powdery fragrance, are requested by the cosmetic industry. The Tuscan product is highly sought and competitive, particularly for the qualitative characteristics of the crops. The Tuscan producers are now mainly concentrated in two hill top areas (Pratomagno Aretino and Chianti). Plants are usually cultivated in small plots, at the edge of terraced areas, where other crops would fail and where the steep slopes limit the use of machinery. Iris is an important part of the cultural identity and tradition of Tuscany, has a very high intrinsic economic value and an important role in terms of environmental and landscape preservation. Research conducted by CNR ISE, University of Pisa and Florence, Scuola Sant’Anna of Pisa and co-funded by the Tuscany Region showed a high iridal content in the rhizomes planted and the absence of substantial differences between the two traditional distribution areas of the iris cultivation.