Lo scorso 24 maggio 2016, nella sede dell’Accademia dei Georgofili si è svolta una giornata di studio su: “Quale certificazione per la qualificazione dei materiali di propagazione delle piante da frutto?”, organizzata su proposta del Comitato consultivo sui problemi della difesa delle piante dei Georgofili. Nel corso dell’incontro, sono state esaminate le emergenze fitosanitarie, la quarantena, gli aspetti pomologici, il ruolo delle Regioni e del Servizio nazionale di certificazione volontaria, il sistema di certificazione e il ruolo dell'interprofessionale.
La certificazione genetico-sanitaria dei materiali di propagazione vegetale rappresenta il mezzo di qualificazione delle produzioni vivaistiche che offre maggiori garanzie, permettendo di allargare gli orizzonti commerciali oltre i confini nazionali. Ciò è la diretta conseguenza di programmi che sviluppano principi tecnici, organizzativi e procedurali basati su convenzioni internazionali. Inoltre essa rappresenta uno degli strumenti per la prevenzione ed il contrasto di malattie delle piante a diffusione epidemica, aspetto che negli ultimi decenni ha assunto grande importanza per la movimentazione delle piante su scala globale.
In Italia i programmi di certificazione partirono su base regionale negli anni ‘80 per affrontare e dare un concreta risposta a problemi sanitari e di corrispondenza varietale delle specie fruttifere prodotte nelle diverse aree. Successivamente il Ministero dell’Agricoltura istituì la certificazione volontaria su scala nazionale, che prevedeva la stipula di apposite convenzioni da parte delle Regioni che intendevano aderirvi, mentre l’operatività era centralizzata, a carico degli istituti sperimentali coinvolti.
L’evoluzione normativa comunitaria con l’istituzione del Passaporto delle piante CE e le norme di qualità - C.A.C. (Conformitas Agraria Communitatis), il mutato assetto organizzativo della struttura statale a seguito della riforma del Titolo V della Costituzione del 2001, oltre all’evoluzione tecnica dei metodi diagnostici, resero necessaria una riorganizzazione del Servizio nazionale di certificazione volontaria. Su tali argomenti e sulle nuove prospettive che si aprivano, l’Accademia dei Georgofili organizzò un’apposita giornata che ebbe luogo l’8 ottobre 2002.
A distanza di quasi 15 anni, c’è purtroppo da prendere atto delle difficoltà ad attuare i principi del vigente schema di certificazione volontaria sia per un’interpretazione ed applicazione non omogenea da parte delle Regioni, che per la presenza di emergenze fitosanitarie che interessano tutto il territorio nazionale. Difficoltà che sembrano accrescere ed alimentare un clima di incertezza in previsione delle ulteriori modifiche che sarà necessario apportare, a seguito dell’imminente entrata in vigore delle nuove norme comunitarie.
Secondo Piero Cravedi, presidente del comitato consultivo che ha organizzato l’evento: “ Il vivaismo è un settore molto complesso. La normativa sulla certificazione per la qualificazione dei materiali di propagazione ha un ruolo determinante per l'attività vivaistica, sia per il mercato interno sia per gli scambi internazionali. Partire da materiale vivaistico sano e certificato permette di poter creare le basi di una filiera produttiva in linea con la qualità, con la sicurezza alimentare e con la sostenibilità ambientale ed etica. L'Italia sotto questo profilo è un Paese sicuramente all'avanguardia. La diffusione epidemica di molte malattie ed infestanti ha richiamato l'attenzione sul ruolo di prevenzione che l'attività vivaistica deve svolgere ma è fondamentale che ci siano norme stringenti ed uniformi su tutto il territorio nonché coesione in tutti i settori della filiera vivaistica".