Sull’Etna, il castagneto è una tipica cenosi forestale artificiale (facies antropica della vegetazione dei querceti) impiantata dall’uomo nei tempi passati e mantenuta grazie ai periodici interventi colturali. Per l’economia delle popolazioni etnee tale fagacea ha rappresentato un elemento di primaria importanza per ottenere frutti e soprattutto il legno che trovava largo impiego per la costruzione di travi, dei pali di sostegno per le viti e delle doghe per le botti, nonché di scale e di infissi. In relazione alle richieste delle imprese artigianali ancora attive, il governo dei castagneti etnei viene prevalentemente condotto ricorrendo alla ceduazione. Tale forma di governo è stata adottata nell’800, per ottenere gli assortimenti mercantili necessari per la realizzazione dei manufatti richiesti soprattuto dai numerosi viticoltori e frutticoltori siciliani. Nel secolo scorso, la ceduazione veniva consigliata anche per cercare di frenare il diffondersi delle infezioni del fungo Cryphonectria parasitica, agente del cancro corticale del castagno. Tale pratica, ha favorito le pullulazione del Cinipide del castagno, la cui presenza è stata accertata, sul versante sud-orientale del vulcano, nel 2010, ed è ormai diffuso in tutti i castagneti etnei, dei Peloritani e dei Nebrodi, nei quali, dal 2011, è stato avviato un programma di lotta biologica col metodo propagativo, basato sull’introduzione del parassitoide esotico Torymus sinensis, che si è ormai insediato nel territorio. Le capillari indagini, condotte nei castagneti siciliani, hanno evidenziato nei polloni e negli astoni, che si sviluppano dopo la ceduazione, oltre alla massiccia presenza di galle del Cinipide, anche numerose gallerie larvali del Gracillariide Spulerina simplionella, microlepidottero ipermetabolico, presente da tempo anche sull’Etna. L’adulto è lungo circa 6 mm, ed ha un’apertura alare di 10-12 mm. Le uova, di forma ovale, vengono deposte sull’epidermide degli astoni. I primi sei stadi larvali hanno forma appiattita e, con le mandibole laminari, tagliano le pareti cellulari, scavando sinuose gallerie sottoepidermiche (ofio-stigmatonomi caulinari). Gli ultimi due stadi larvali hanno forma cilindrica e sono afagi; la larva matura, lunga circa 8 mm, costruisce il bozzolo all’interno dell’epidermide che si stacca facilmente. Il Gracillaride svolge una generazione annuale e non causa danni diretti al castagno; tuttavia, le soluzioni di continuità e il conseguente sollevamento dell’epidermide, creano condizioni ottimali per l’insediamento e lo sviluppo del fungo patogeno. Molti cedui castanicoli etnei, oltre alle galle del Cinipide, presentano segni evidenti di gallerie larvali e di cancri corticali. Per contro il fenomeno appare meno diffuso nei pochi castagneti da frutto dell’Etna, dei Peloritani e dei Nebrodi, non ceduati, dove il microlepidottero è raro.
Fra i fattori biotici di mortalità sono segnalati vari Imenotteri Icneumonoidei e Calcidoidei che, in alcuni castagneti, riescono a parassitizzare fino al 60% delle larve
Fig. Gallerie larvali sottoepidermiche (ofio-stigmatonomi caulinari) di Spulerina simplionella ed epidermide sollevata