Esiste in Italia un fortissimo gap informativo tra il mondo della ricerca ed il grande pubblico, che trova il suo ovvio epilogo, tutto compreso, nella scarsa attenzione che la politica, quasi sempre specchio di una coscienza diffusa, riserva alla ricerca in genere.
Risulta quindi ovvio che, in momenti di difficoltà economica, di stress sociali, un qualsiasi Governo in cerca di risparmi, di tagli di spesa o di investimenti occupazionali, usi le forbici in aree in cui è minore la possibilità di forti reazioni sociali e di categoria, operando quindi preferibilmente decurtazioni in settori che il grande pubblico, di fatto, non ritiene prioritari.
In un incontro tenutosi tempo fa a Firenze su “Informazione ed Agricoltura”, ho appreso che uno staff giornalistico di un quotidiano a tiratura nazionale deve ogni giorno operare una scelta su centinaia di notizie che arrivano in redazione. Di queste normalmente solo circa il 10 -15% trovano spazio sul giornale. La scelta viene fatta con criteri che rispondono a relativamente poche regole, ben conosciute oggi a tutti i professionisti, i quali tendono a scegliere quelle che attraggono l'attenzione, la fantasia, l'emotività o la morbosità del lettore e quindi, alla fine, promuovono la vendita del prodotto.
Le normali sorgenti di informazione, come è noto, sono rappresentate, per la maggior parte, dalle agenzie specializzate nazionali ed internazionali, dai rapporti e dalle indagini effettuate da giornalisti di varia specializzazione ed infine, in quantità piuttosto limitata, da articoli scritti da professionisti non giornalisti, nel tentativo di fornire al grande pubblico notizie tecniche, molto spesso di interesse settoriale. Un medico scriverà su argomenti attinenti la medicina o la chirurgia, un critico d'arte su eventi o problemi artistici ecc., occupando alcuni spazi giornalistici riservati, di volta in volta, alla cultura, alla scienza, alle arti, al turismo e così via.
D’altra parte, la quasi totalità dei ricercatori pubblica i risultati della propria attività esclusivamente su riviste altamente specializzate, riservate agli specifici cultori della materia, mentre sono pochissime le riviste scientifiche ( tipo Nature o Science ) e i giornali di alto livello che pubblicano articoli su risultati di notevole interesse un po' in tutto lo scibile. Ogni ricercatore vorrebbe quindi pubblicare su queste riviste e giornali, in quanto è proprio da queste che le grandi agenzie di informazione traggono le poche informazioni e novità scientifiche che si pensa possano interessare il pubblico e che quindi hanno la possibilità di arrivare all'onore di buona parte dei quotidiani ed alla conoscenza del grande pubblico.
Ma certamente le centinaia e centinaia di innovazioni tecnologiche, frutto di ricerche specifiche in ogni ramo delle scienze e della tecnica, che spesso portano a tutti noi contributi che coinvolgono aspetti anche molto importanti della nostra vita di ogni giorno, non arrivano quasi mai al quotidiano nazionale o regionale. Generalmente le innovazioni tecnologiche vengono assorbite, accettate e divengono poi spesso quasi incoscialmente indispensabili senza che il grande pubblico venga a sapere come siano state originate e da dove e da chi provengano. Infatti la nostra vita quotidiana è letteralmente costellata di innovazioni, risultato di ricerche effettuate nei più disparati settori coinvolti, da migliaia e migliaia di più o meno oscuri ricercatori. Basterebbe, per chi ne ha il ricordo, soffermarsi a considerare come era la vita quotidiana di solo cinquanta anni fa.
Cosa c'era allora e che cosa c'è oggi in ogni casa, cosa era semplicemente impensabile allora e come faremmo oggi senza moltissime cose, prodotti, utilità e comodità ormai divenute di uso "normale"(ed indispensabile, come i telefonini!), specie per i più giovani.
Entrando in una casa qualsiasi di parecchie diecine di anni fa avremmo constatato che non esisteva l'energia elettrica, né tantomeno il gas per cucinare o per il riscaldamento, il frigorifero col surgelatore, la lavastoviglie, la lavabiancheria, per arrivare al ferro da stiro elettrico, all'aspirapolvere, alle lampade a basso consumo, all'accendino piezoelettrico, eventualmente anche al condizionatore, all'aspiratore per i fumi di cucina, a tutti gli elettrodomestici piccoli e grandi, alla radio, al televisore, al computer, ai telefonini ecc.
Per quanto riguarda i materiali non esistevano le stoviglie in acciaio inossidabile, non v'era traccia di tutti gli utensili derivati dall'uso di innumerevoli e diverse materie plastiche (nel bene e nel male), dalla borsa per la spesa al sacco della spazzatura, a tutti i recipienti e bottiglie (anteriormente solo in legno, metallo, coccio o vetro!).
Basterebbe entrare in uno qualsiasi dei tanti negozi e supermercati oggi disponibili e fare una rapida analisi di quanti degli articoli, oggi in vendita, solo cinquanta anni fa semplicemente non esistevano e, viceversa, di quello che allora veniva presentato e venduto e che oggi esiste solo nella memoria dei più anziani o presso i robivecchi, come eventuale curiosità per i più giovani.
Spesso ognuno degli oggetti oggi in vendita è una sommatoria di una serie innumerevole di innovazioni, la maggior parte delle quali mai apparse sui giornali come tali e che, ad un certo momento, il grande pubblico si è trovato disponibile. Ma non certo per caso, né d'incanto: per ognuna di queste innovazioni c'è stato un lavoro che ha interessato ricercatori anche per anni ed anni ed a cui si è arrivati dopo innumerevoli tentativi, prove e sperimentazioni.
Vorrei illustrare, ad esempio. quale importanza hanno avuto per la nostra società i risultati derivati dalla disponibilità di tutti gli elettrodomestici e delle innovazioni riguardanti la gestione domestica che da tempo immemorabile erano state affidate dalla società alle donne. Fino a qualche decennio fa tale gestione assorbiva quasi completamente l’attività femminile, legata all’acquisto ed alla preparazione del cibo, alla pulizia e la gestione della casa, alla produzione ed alla manutenzione del vestiario ecc.
Oggi, la disponibilità generalizzata di tutte queste innovazioni ha permesso alle donne di lavorare anche fuori casa, con risultati sociali ed economici imprevedibili e straordinari, raddoppiando la disponibilità di personale per tutte le attività anteriormente affidate solo ai maschi. Oggi noi vediamo i risultati, ma certo anche i problemi, legati a tale raddoppio della disponibilità lavorativa esterna, che ha coinvolto centinaia di milioni di donne e, indirettamente, anche di uomini, considerando che, diversi decenni fa la disoccupazione riguardava prevalentemente i maschi e quindi solo la metà della popolazione!
Un altro esempio straordinario potrebbe essere la disponibilità di mezzi che oggi abbiamo per viaggiare, per spostare merci e materiali. Basti pensare agli autoveicoli, ai treni, agli aerei, alle navi superveloci (non più a remi od a vela!) ed a quanti prodotti alimentari possono essere disponibili a gente che vive a migliaia di chilometri di distanza dai luoghi di produzione (come ad esempio per i frutti tropicali: banane, ananas, avocado ecc.).
Un altro esempio può riguardare la statura media degli italiani, specie di quelli viventi in aree precedentemente svantaggiate, come ad esempio in Sardegna, che negli ultimi decenni è aumentata di oltre 20 cm, nonché la vita media attesa della nostra popolazione attuale che è aumentata di oltre quindici anni. Segno evidente che anche la diagnostica e la terapia medica e farmacologica hanno fatto passi da gigante e che anche l'alimentazione è molto migliorata per quantità e qualità, rispetto a quanto si verificava anche solo un secolo fa, con tutte le malattie ed i problemi sanitari ed assistenziali allora presenti.
Allora non esistevano certo le varietà di cereali, di legumi, di specie orticole e frutticole, di specie da olio (anche da fiore!), di carne, latte ed uova oggi disponibili, con cui possono essere ottenuti prodotti per il consumo fresco o per la trasformazione in farine, succhi, conserve, gelati, surgelati, prodotti da forno, in scatola, ecc. di buona qualità, aspetto e sapore gradevoli, senza bachi, muffe, marciumi: una enorme quantità di parassiti allora presenti nelle derrate alimentari nei campi e nei magazzini.
Ma certamente non ci rendiamo conto che tutto questo non è avvenuto per miracolo, non è caduta la manna dal cielo, che la qualità di vita di cui oggi i Paesi sviluppati godono ( basta visitarne alcuni in via di sviluppo per vedere, purtroppo, la differenza!) non è che il frutto della ricerca tecnologica innovativa, del lavoro di migliaia di ricercatori che, in tutto il mondo, oltre che nel nostro Paese, senza far troppo fracasso, ogni giorno, spesso a costi irrisori per la società rispetto ad altre attività, si sono adoperati e sempre più si adoperano affinchè il nostro tenore di vita continui a migliorare, risolvendo numerosi problemi che per millenni hanno angustiato l'intera umanità.
Spesso vari premi Nobel si sono levati, dall'alto del loro prestigio, contro i tagli indiscriminati ai finanziamenti per la ricerca, contro scelte assurde che mortificano il progresso ed il benessere dell’intera umanità, invitando chi di dovere a non tagliare i germogli di questo grande albero, fonte di nuova crescita e prosperità per l'intera società.
Quello che invece meraviglia è come gran parte della nostra società non si renda conto che quanto oggi ha e può godere, è frutto del lavoro e dell'innovazione tecnologica e biologica che con tanta fatica i ricercatori sono riusciti a svolgere e realizzare.
Cerchiamo di meglio indirizzare la ricerca, di effettuare controlli adeguati affinché diventi sempre più efficiente, ma per carità non togliamo l'acqua ad un Paese assetato, che dovrà sempre più lottare per conservare la posizione economica e sociale che con tanta fatica si è conquistata a livello mondiale, particolarmente nell’ultimo mezzo secolo!