E’ visitabile da ieri nella sede dell'Accademia dei Georgofili una mostra documentaria su: “I Georgofili e le innovazioni in agricoltura (dalla nascita dell’Accademia ad Arrigo Serpieri”), che sviluppa alcune delle molteplici tematiche rappresentative dell’attività dell’istituzione dalla sua origine, nel 1753, agli anni immediatamente precedenti la Seconda Guerra mondiale.
La mostra è suddivisa in quattro sezioni: Conoscenza ed interventi sul territorio; Attrezzi, strumenti e meccanizzazione; Agricoltura-Agronomia-Agrologia: da “semplice mestiere” a “scienza”; La vita della popolazione rurale.
Fino al 22 aprile, dal lunedì al venerdì, dalle 15 alle 18, ingresso libero.
Dichiarano le curatrici, Lucia Bigliazzi e Luciana Bigliazzi: “Affrontare il tema delle “innovazioni in agricoltura” legate al mondo dei Georgofili, significa trattare dei Georgofili stessi, della vita stessa dell’Accademia, della linfa vitale che da oltre 250 anni permea l’essenza stessa dell’istituzione e la sua attività. Il motto assunto a rappresentare la prima Accademia di agricoltura del mondo, “Prosperitati Publicae Augendae” bene evidenzia la volontà dei Georgofili di lavorare per la prosperità pubblica, per mantenerla, incrementarla, migliorarla non tralasciando alcun campo d’azione. Naturalmente i lunghi anni di vita dell’istituzione ed il momento storico nel quale essa operava hanno di volta in volta connotato di timbro particolare la sua composita attività, sempre però fedele all’impegno assunto alla sua origine. Un impegno nato in quel lontanissimo 4 giugno 1753, giorno nel quale in palazzo Bardi in Piazza Pitti, si riunirono 18 menti eccelse per fondare una istituzione non teorica ma operativa, pratica, dialettica, allo scopo di risollevare le sorti dell’agricoltura toscana quanto mai depressa e sconsolante.”
Esemplificativo in merito è l’assetto organizzativo che l’Accademia si dette pochi anni dopo la nascita: dal Ragguaglio dell’istituzione, reggimento e progressi della Accademia dei Georgofili (1756), si evince che l’attività accademica era suddivisa in 8 classi; oggetto della prima erano il clima della Toscana, la proprietà dei terreni e la loro esposizione, la coltura dei grani, biade; la seconda classe si sarebbe occupata delle viti, della vendemmia, della fattura e conservazione dei vini; oggetto della terza classe erano gli alberi da frutta e non; olivi, gelsi e allevamento del baco da seta costituivano l’ambito di intervento della quarta; alla quinta classe erano affidati i boschi, le praterie e gli animali; alla sesta gli studi per liberare le campagne da “Ruggine, Volpe, Acque, vermini, e erbe nocevoli … e render fertili le … Maremme”; la settima e l’ottava si dovevano occupare di giardini, orti e fiori e della “conservazione de’ Grani, delle Fabbriche, e Istrumenti rurali”. Nessun aspetto era quindi tralasciato nella consapevolezza che per migliorare l’agricoltura occorreva avere visione, studiare ed esaminare un contesto assai ampio ed articolato, capace di fornire tutte le informazioni possibili per poter concretamente intervenire.