L'autorità garante della concorrenza e del mercato ha voluto accertare, ai sensi della normativa antitrust e di quella a tutela della parte contrattuale debole, meccanismi idonei per la valutazione dei prezzi del latte. Le principali associazioni sindacali agricole lamentano una scarsa correlazione fra l'andamento dei prezzi al consumo dei prodotti lattiero-caseari e il prezzo che i trasformatori corrispondono agli allevatori nazionali per la vendita del latte crudo. Secondo le risultanze di un indagine antitrust, a livello nazionale si potrebbe risentirne più che negli altri Paesi Europei. I costi di produzione sono mediamente più elevati rispetto a quelli degli altri principali produttori europei, tra i quali Francia e Germania.
La "tendenziale uniformità nell'andamento dei prezzi di acquisto del latte crudo alla stalla, appare riconducibile alla prassi di rendere pubbliche le condizioni negoziate tra il principale acquirente nazionale". Le modalità di contrattazione in Italia sarebbero ancora "sostanzialmente improntate alla vecchia logica dell'accordo interprofessionale".
In merito alla tutela della parte contrattuale debole, "le analisi e le considerazioni svolte nell'ambito dell'indagine portano a escludere che le stime sui costi medi di produzione possano essere utilizzate come parametro di confronto automatico, al di sotto del quale il prezzo di acquisto del latte applicato dall'industria debba essere necessariamente considerato un'imposizione illecita.
Da: Agrapress 11/03/2016