Non c’è dubbio che Marca, il salone della marca commerciale del distributore (MDD) appena concluso a Bologna, stia crescendo e catturando l’attenzione (e la presenza) di tantissime imprese dell’ortofrutta e dell’agroalimentare nel suo complesso. E non c’è pure dubbio che questo evento stia diventando anche “il” salone della distribuzione italiana, della GDO, stante il fatto che la MDD è un driver di crescita strategico per le insegne della GDO, sempre più importante in questo contesto socio-economico caratterizzato da inflazione, calo dei consumi, impoverimento della classe media , difficoltà delle imprese per l’aumento dei costi di energia, carburanti e logistica. Il peso dominante della GDO come ‘ufficio commerciale’ delle imprese espositrici - ma anche come grande attore sociale ed economico in un Paese alle prese con una congiuntura economica delicatissima - è innegabile. Come è innegabile che la Distribuzione Moderna sia un volano per la crescita di tutta la filiera agroalimentare e delle piccole e medie imprese del made in Italy.
Facendo sintesi dei tanti spunti emersi da questo Marca 2023 non si può ignorare la presenza istituzionale di alto livello che si è vista a Bologna: dal ministro Francesco Lollobrigida, al viceministro delle Imprese e del Made in Italy Valentino Valentini, al presidente della Regione Stefano Bonaccini. Dato che Berlino è alle porte, speriamo che analoga attenzione istituzionale sia riservata al mondo produttivo nazionale che a Fruit Logistica è presente in massa.
A Bologna la GDO ha mostrato i muscoli, con buone ragioni, supportata da un paper di The European House-Ambrosetti, consulente top della migliore imprenditoria nazionale. La MDD , si è detto, è un argine all’inflazione, salva il potere d’acquisto delle famiglie e rappresenta un importante volano di sviluppo per la filiera agroalimentare. Nel 2022 ha generato un giro d’affari di 12,8 miliardi (+9,4% sul 2021) e raggiunto una quota di mercato del 20,8%. Quindi numeri in forte crescita. D’altronde già l’anno scorso Marco Pedroni, presidente COOP, aveva annunciato di volere portare l’incidenza sul fatturato COOP della MDD dal 30% al 50% con una marginalità media del 30%. E Maura Latini, amministratore delegato di COOP, aveva parlato del progetto di inserire a scaffale 5000 nuovi prodotti, soprattutto forniti da PMI, con l’obiettivo di aumentare la marginalità delle vendite di COOP e nello stesso tempo “tutelare le famiglie italiane a valle senza sacrificare i produttori”. (bel rebus)
A Bologna ha tenuto campo il rapporto tormentato tra GDO e industria di marca. E sempre Pedroni, anche nella sua veste di presidente ADM- Associazione Distribuzione Moderna, è tornato a chiedere all’industria se non un blocco dei listini almeno “un ragionato confronto” su come impostare la politica dei prezzi nel 2023. Finora l’industria ha risposto picche alla richiesta del largo consumo di una moratoria sugli aumenti. Vedremo.
Gli esponenti istituzionali governativi hanno fatto importanti aperture di credito al mondo della distribuzione organizzata. Al presidente Pedroni che ha chiesto il sostegno governativo per tutelare “il know how nazionale e l’impegno degli imprenditori in una produzione di alta qualità, etica e sostenibile”; e “anche un’azione di sostegno ai consumi interni che valgono il 60% del PIL”, ha risposto il ministro. “Il Governo – ha detto Lollobrigida - sarà sempre attento verso un mondo che dà lavoro, crea ricchezza e garantisce una filiera che fa emergere una delle potenzialità della nostra Nazione: la qualità. Bisogna fare sintesi tra le eccellenze, le diversità di produzione e la convenienza economica per gli acquisti delle famiglie”.
Ci dobbiamo aspettare un azzeramento dell’IVA sui prodotti di prima necessità (tra cui l’ortofrutta) prima annunciato e poi ritirato? Il mondo produttivo , che non ha avuto particolare voce nei dibattiti a Marca, più che un intervento sull’Iva chiede da tempo una azione sui consumi (campagne di promozione ecc) e un intervento regolatorio delle istituzioni sui prezzi minimi delle produzioni sui banchi delle catene della GDO. E’ quello che ha chiesto recentemente il mondo produttivo siciliano (Pachino, Vittoria, Canicattì, Mazzarrone) proprio in un incontro al ministero: controllo sul rispetto dei prezzi minimi di acquisto da parte della GDO e più severità all’import di ortofrutta che non soddisfa i criteri fitosanitari vigenti nel nostro Paese e magari prodotta in dumping sociale (lavoro minorile ecc) .
Il nostro Sud dell’ortofrutta, dalla Puglia alla Sicilia, dalla Calabria alla Basilicata, vive una congiuntura drammatica tra prezzi non remunerativi, calo dei consumi, tonnellate di prodotti che finiscono al macero e i supermercati che scaricano sui produttori politiche di prezzo giugulatorie. Si può uscire da questo circolo vizioso? Ci sono degli strumenti per mettere allo stesso tavolo mondo produttivo e distributivo?
Vedremo se alle buone intenzioni seguiranno i fatti. Concludo segnalando alcune criticità che a Marca non sono emerse: 1) d’accordo che la MDD fa da argine all’inflazione, ma la politica dei prezzi mette davvero tutti d’accordo, fornitori e consumatori? 2) il dilagare della MDD come si concilia con i brand commerciali dei fornitori, non finisce per oscurarli? 3) nei momenti di crisi (sovrapproduzione ecc) la MDD può essere una ciambella di salvataggio per le imprese ma resta un dubbio grande come una casa: chi produce non va salvaguardato alla stessa stregua di chi consuma e distribuisce ? Se sul mondo produttivo continuano a scaricarsi tutte le contraddizioni del sistema, tutti i bei discorsi che si fanno sul giusto prezzo, sulla qualità, sul made in Italy che senso hanno? Il giusto prezzo non deve essere ‘giusto’ in primo luogo per chi produce? Domande a cui qualcuno prima o poi dovrà rispondere.
*direttore Corriere Ortofrutticolo e CorriereOrtofrutticolo.it