Gesù Cristo nell’anno trentatré della nostra era percorre la Galilea e nelle sue parabole parla del fico (Ficus carica) un caratteristico albero del paesaggio mediterraneo. Venti secoli dopo negli esterni dei film sulla vita di Gesù, come elemento caratteristico della flora della Palestina di quei tempi, compare sempre il fico, ma quello d'India (Opuntia ficus-indica), spesso assieme all'agave (Agave americana), entrambe specie vegetali messicane, un quasi incredibile anacronismo presente anche nella serie televisiva Gesù di Nazareth (1977) di Franco Zeffirelli (1923 – 2019). Un anacronismo peraltro non raro come quello delle pannocchie di mais (Zea mais), anche questo vegetale americano, in un documentario sull’antico Egitto dei Faraoni, che fa il paio al legionario romano con un orologio al polso nel film Scipione l’Africano (1937) di Carmine Gallone (1885 – 1973).
L’anacronismo del fico d’India si ripete più volte su Internet dove questo vegetale e soprattutto il suo frutto è dichiarato d’origine araba, confondendo l’India con le Nuove Indie nel 1492 scoperte da Cistoforo Colombo (1451 – 1509) e dalle quali il Fico d’India arriva in Europa e solo nei secoli successivi si propaga nel Mediterraneo e soprattutto in Sicilia, Calabria, Puglia e Sardegna dove oggi è parte quasi obbligata del paesaggio, diffondendosi su tutto il litorale tirrenico fino alla Liguria.
L'Opuntia ficus-indica è una pianta di grandi potenzialità per l'agricoltura e l'alimentazione dei paesi aridi perché questa specie ha un'elevata adattabilità a condizioni ambientali estreme di siccità, alte temperature, radiazioni UV e suoli di scarsa qualità. Originario del Messico, è coltivato in molte aree a clima caldo principalmente tropicali o subtropicali. Questa pianta succulenta arborescente ha un fusto composto da cladodi, comunemente denominati pale, che assicurano la fotosintesi clorofilliana vicariando la funzione delle foglie che sono effimere. I fiori si differenziano sui cladodi di oltre un anno di vita e i frutti, una bacca carnosa di colore differente a seconda delle varietà e chiamati fichi d'India, hanno un notevole valore nutrizionale essendo ricchi di minerali, minerali come calcio, potassio, magnesio, ferro e fosforo e di vitamine C, B1, B2, A ed E, nonché sostanze bioattive, cioè carotenoidi, betalaine e composti fenolici.
I fichi d’India, molto dolci e di ottimo sapore, sono consumati freschi e usati per la produzione di succhi, liquori, gelatine, confetture e dolcificanti. Le pale sono mangiate fresche, in salamoia, sott’aceto, candite o come confettura. Una farina ottenuta dalle bucce dei frutti è un ingrediente per la produzione di biscotti e prodotti ottenuti dal fico d’india possono arricchire la gamma di prodotti senza glutine. Le pale di fico sono anche un foraggio per il bestiame, altre cactacee sono state usate dall’industria farmaceutica per la sintesi di cortisonici e l’Opuntia ficus-indica possiede molti composti naturali con interessanti attività biologiche di tipo antinfiammatorio, ipoglicemizzante, antimicrobico e antiossidante potendo divenire un importante alimento funzionale per la prevenzione dei disturbi metabolici legati all'età, dell'iperglicemia e per il mantenimento del peso normale.
Il fico d’India ha tutte le caratteristiche per divenire un attore chiave nella sicurezza alimentare in molte regioni aride e semi-aride del mondo, come potrebbe diventare gran parte dell’Italia nel cambiamento climatico in corso. Un ulteriore dono del Nuovo Mondo al Vecchio Mondo, insegnandoci che viviamo in un Unico Mondo nel quale indispensabili sono gli scambi e non le divisioni.