Da oggi, grazie al progetto europeo SmartSOIL, gli agricoltori, ma anche i consulenti e i decisori politici, potranno incrementare la produttività delle colture e allo stesso tempo migliorare le condizioni dei loro suoli e il relativo contenuto di carbonio grazie ad uno strumento innovativo: il toolbox di SmartSOIL, sviluppato anche con il contributo italiano dell’Università degli Studi di Firenze.
Ogni agricoltore sa che la sostanza organica nel suolo è la base di una produzione redditizia: la sostanza organica aiuta infatti ad aumentare la lavorabilità e il contenuto di nutrienti dei suoli, nonché la loro capacità di trattenere l’acqua. “Una buona gestione della sostanza organica è essenziale per avere produzioni di alta qualità con rese che garantiscano un buon ritorno economico”, afferma il professor Pete
Smith (Università di Aberdeen, Scozia), uno dei massimi esperti mondiali in materia.
L’aspetto invece meno noto è che il carbonio nel suolo, componente chiave della sostanza organica nel terreno, migliora le proprietà fisiche e biologiche del suolo e, potenzialmente, la redditività dei sistemi agricoli. Inoltre, lo stoccaggio di carbonio nel suolo ha effetti positivi sui cambiamenti climatici: non viene infatti rilasciato in atmosfera come CO2. Quindi, la domanda che ogni agricoltore dovrebbe porsi (ma anche ricercatori e politici legati all’agricoltura) è: Qual è il modo migliore per mantenere il giusto equilibrio fra produttività delle colture, qualità del suolo e quantità di carbonio nel suolo? Il progetto SmartSOIL nasce per rispondere proprio a questa domanda.
“Abbiamo sviluppato il toolbox del progetto SmartSOIL consultandoci periodicamente con agricoltori, consulenti e politici provenienti da 6 diverse nazioni europee” spiega il prof. Marco Bindi (Università di Firenze), responsabile scientifico del progetto per l’Italia, “accoppiando così una solida base scientifica
ad esperienze, idee e problematiche reali”.
“Il toolbox di SmartSOIL è una piattaforma interattiva che permetterà ai consulenti e agli agricoltori di valutare i cambiamenti potenziali nella resa e nel contenuto di carbonio organico nel suolo a seguito dell’attuazione di queste pratiche” aggiunge il prof. Jørgen Olesen (Università di Aarhus, DK), coordinatore del progetto.
tedesco, spagnolo, italiano, ungherese e polacco.