Il 21 dicembre 2022 il Prof Giovanni Bernetti, noto docente presso la Facoltà di Agraria di Firenze, ci ha lasciato. Era nato a Firenze l'8 settembre del 1934.
Nel 1956, dopo la laurea in Scienze forestali, aveva frequentato come Assistente volontario l’Istituto di Mineralogia e Geologia, e nel 1957 aveva ricoperto il ruolo di Assistente incaricato presso l’Istituto di Selvicoltura, nel 1959 aveva vinto il concorso di Assistente presso la cattedra di Assestamento forestale.
All’Istituto di Assestamento forestale, sotto la guida del Prof. Patrone e la stretta collaborazione con i proff. Bernardo Hellrigl e Mario Cantiani, ha iniziato un’intensa attività di studi e ricerche nel settore della Pianificazione forestale, della Dendrometria, dell’auxologia. I Piani di assestamento elaborati dai Proff. Bernetti e Cantiani si arricchirono di indagini dendro-auxologiche, pedoclimatiche, turistico-ricreative, ecologico-ambientali.
Le tappe importanti della Sua carriera: dal 1956 al 1970 ha ricoperto il ruolo di assistente, ha conseguito la libera docenza in Assestamento forestale nel 1968, è stato professore incaricato dal 1970 al 1973 e professore di prima fascia dal 1974 al 1999. E’ stato Direttore d’Istituto dal 1984 al 1990 e dal 1997 al 1999 (anno del suo pensionamento).
Ha insegnato Dendrometria, Assestamento forestale e Selvicoltura speciale. Nelle suddette discipline, e non solo, ha lasciato importanti contributi scientifici e divulgativi.
Dal Suo cv risulta che era socio dell’Accademia Nazionale di Agricoltura di Bologna, della Società Botanica Italiana, dell’Accademia dei Georgofili.
Il mondo accademico e professionale hanno perduto un illustre studioso che ha dato importanti contributi allo sviluppo delle Scienze forestali e un Maestro poliedrico e geniale nella divulgazione del sapere.
Le lezioni ex cattedra e quelle sul campo tenute dal Prof. Bernetti resteranno memorabili per l’elevato magistero e per l’impareggiabile ed originale efficacia didattica.
Ho avuto l’onore di collaborare con il Prof. Bernetti prima come assistente alla Cattedra di Dendrometria, poi come coautore di alcuni lavori. Aveva una visione ampia degli argomenti trattati, derivante dalla Sua profonda cultura nel campo dell’ecologia forestale, della selvicoltura, della botanica, dell’ecofisiologia vegetale, della pianificazione forestale e territoriale, della dendroauxologia. La Sua formidabile memoria si rivelava preziosa nelle indagini bibliografiche. I contati con il Prof. Bernetti, e a maggior ragione la collaborazione scientifica, si traducevano in un arricchimento metodologico e conoscitivo.
La generosità e il tratto umano che hanno contraddistinto il prof. Bernetti è testimoniato da generazioni di forestali che si sono formati sotto la Sua guida.
Non c’è in questa sede lo spazio per una lista delle opere di Giovanni Bernetti, ricordo che i primi scritti rientrano nel campo dell’ecologia e della pedologia.
Dagli inizi degli anni ‘60 del secolo scorso e fino agli anni ’80 la produzione scientifica è incentrata sulla Dendrometria, sull’Assestamento forestale e sulla dendroauxologia. Nel suddetto periodo e fino ai nostri giorni il Prof. Bernetti non ha fatto mai mancare il sostegno scientifico alle tematiche emergenti per il settore forestale (vedi: La pianificazione nelle aree protette; L’assestamento delle Riserve biogenetiche; L’interpretazione del paesaggio forestale in relazione alle attività umane; La politica forestale e ambientale; La longevità degli alberi e la durata dei paesaggi forestali; Le specie esotiche e la loro naturalizzazione).
Verso la fine degli anni ’80 iniziano le prime monografie su alcune specie arboree, poi sui boschi e, alla fine degli anni ’90 vedono la luce le “Tipologie dei boschi della Toscana”, ancora oggi opere di consultazione per la pianificazione forestale in Toscana.
Il bosco ceduo ha suscitato un costante interesse nella produzione scientifica del Prof. Bernetti. L’auxologia del bosco ceduo rappresenta una sintesi relativa alla crescita delle principali specie che costituiscono i boschi cedui italiani che soltanto uno studioso poliedrico come il Prof. Bernetti poteva scrivere. Il trattamento a saltamacchione modificato: ovvero regole assestamentali e selvicolturali per la gestione dei cedui è un articolo del 1983, quando si riteneva che ormai il ceduo aveva i giorni contati; Conseguenze della matricinatura nei cedui di querce è un articolo apparso nel 1999, le conclusioni di questo studio furono sostanzialmente recepite nella politica forestale e nella Legge forestale della Toscana ; Una monografia sul bosco ceduo è pubblicata sui quaderni dell’Accademia dei Georgofili (2010); Una sintesi bibliografica con oltre 800 titoli riguardanti la letteratura scientifica sul bosco ceduo, attualmente in bozza dattiloscritta, si spera possa essere messa a disposizione dei forestali quanto prima.
Tra le principali monografie del prof. Bernetti ricordo: “ Selvicoltura produttiva” scritta con altri studiosi, Atlante di selvicoltura, Dizionario illustrato di alberi e foreste, Le piante del bosco. Forme, vita e gestione, Edizione illustrata di botanica e selvicoltura, Terminologia forestale multilingue scritta con altri autori, la Traduzione del testo di selvicoltura di H. Perrin, il testo di Selvicoltura speciale, in uso in tutte le sedi universitarie italiane che ospitano il Corso di laurea in Scienze forestali e ambientali. La prima edizione delle Lezioni di Dendrometria.
I Piani di Assestamento della Foresta dell’Abetone, della foresta dell’Acquerino, della foresta di Maresca, della Foresta di Badia Prataglia rappresentano ancora oggi modelli di riferimento nella pianificazione forestale.
Dotato di uno spiccato senso critico, riusciva a comunicare con ironia e leggerezza il proprio punto di vista su argomenti anche importanti. Mi piace ricordare un Suo scritto intitolato “Modigliani a Vallombrosa: le piogge acide una farsa scientifica? ” Era l’epoca in cui a Livorno fu resa nota la burla delle “teste di Modigliani” ritrovate nel fosso Reale della città, eseguite da tre giovani con il trapano elettrico e che coinvolse la credibilità di alcuni studiosi e critici d’arte che si erano precipitosamente pronunciati al riguardo. Nello stesso periodo furono pubblicati alcuni lavori sul deperimento dell’abete bianco e di altre specie a Vallombrosa che attribuivano, con “disinvoltura” secondo Bernetti, le cause all’inquinamento atmosferico, al pari di quanto avveniva in Germania. Il Prof. Bernetti vide una certa analogia tra i due fatti e, con l’occasione, non mancò di sottolineare il rischio di incorrere in possibili errori dettati da tematiche alla moda proposte dai mezzi di comunicazione di massa. L’articolo dal titolo ad effetto, abbandona presto il tono scherzoso per trattare il tema del rigore metodologico nella ricerca scientifica e della necessità di essere inequivocabili e obiettivi anche quando sono in gioco interessi economici o aspetti ideologici.
Questo e tanto altro era il prof. Bernetti, la Sua sapienza, la Sua arguzia, la Sua cultura, il Suo modo di comunicare originale ed efficace ci mancheranno.