E’ spesso sorprendente scoprire che in un paese come il nostro, che investe sempre meno in ricerca, esista una comunità scientifica viva e pronta ad interpretare le tematiche più urgenti dei tempi complessi che stiamo vivendo. Il 19 Novembre u.s. si sono incontrati a Firenze, nella sede dell’Accademia dei Georgofili, i ricercatori che stanno lavorando negli unici due progetti di ricerca finanziati dall’Italia sul tema Agricoltura e Cambiamenti Climatici.
L’incontro è stato aperto dal Presidente dell’Accademia, Prof. Giampiero Maracchi, il quale ha richiamato l’attenzione sulla necessità di considerare la relazione tra i cambiamenti climatici e il modello economico predominante, che fonda gran parte della propria esistenza su meccanismi di trading globale, molto costosi in termini di emissione di gas ad effetto serra.
Dopo l’apertura, Simona Castaldi (Seconda Università di Napoli) ha presentato le finalità generali e le attività del Progetto CarboTrees, finanziato nell’ambito del PRIN 2011 (Progetti di Interesse Nazionale del Ministero dell’Università e della Ricerca). Un progetto che ha messo al centro lo studio di come sistemi forestali ed agrari italiani possono contribuire, attraverso il sequestro di Carbonio, ad una riduzione netta delle emissioni di gas climalteranti. Marco Bindi (Università di Firenze e Accademia dei Georgofili), uno dei partecipanti a CarboTrees, ha spiegato quale è il contributo che le colture della vite e dell’olivo possono dare alle strategia di mitigazione, mettendo in evidenza come l’intensità dei fattori di produzione, e i consumi energetici prevalgano spesso, in sistemi di coltivazione e produzione convenzionali, rispetto al potenziale di mitigazione. Marco Marchetti (Università del Molise), anch’egli partecipante al progetto CarboTrees ha illustrato la variazione delle coperture arboree in Italia mettendo in evidenza come sia necessario, per stimare il ruolo di mitigazione del sistema forestale, tenere in considerazione anche i boschi di neoformazione, ovvero delle aree di ricolonizzazione del bosco di terreni agrari ormai abbandonati.
Pier Paolo Roggero (Università di Sassari) e Stefano Berti (Università di Padova) hanno quindi illustrato gli obiettivi del Progetto PRIN IC-FAR che si è proposto di valutare il potenziale contributo che l’agricoltura potrebbe dare alle politiche nazionali di mitigazione. Il focus del progetto è stato sul suolo e sulla capacità di sequestrare Carbonio nel terreno anche mediante opportune tecniche di gestione agronomica. E ha preso in considerazione l’immenso patrimonio che le prove agronomiche di lungo termine, gestite da molti atenei italiani, hanno costruito nelle ultime decadi. Anna Dalla Marta (Università di Firenze) ha quindi illustrato come il progetto abbia affrontato con strumenti modellistici il tema della vulnerabilità climatica delle colture agrarie e dell’adattamento al cambiamento climatico, proprio partendo dai dati delle prove di lungo termine messe a disposizione dal IC-FAR. Francesco Danuso (Università di Udine) ha poi analizzato i problemi legati all’interoperabilità di dati di prove di lungo termine e modelli di simulazione, illustrando anche le caratteristiche e la funzionalità del più importante database delle prove agronomiche di lungo termine.
Dopo una breve rassegna di altri progetti, soprattutto internazionali, che sono in qualche maniera collegati alle iniziative dei PRIN, la giornata di studio è stata chiusa dall’intervento di Franco Miglietta (CNR e Accademia dei Georgofili) che ha illustrato il percorso che è stato intrapreso a partire da fine Aprile 2015 per poter arrivare ad un progetto nazionale sulle interrelazioni fra Clima e Agricoltura. Un luogo che, nella logica delle idee emerse dalla rassegna di EXPO-2015, dovrà far convergere le idee e le forze migliori di una comunità scientifica che ha dimostrato di essere ancora viva e pronta a dare un contributo concreto all’avanzamento delle conoscenze e alla società.