Qualche anno fa, presso la nostra Accademia (vedi "Atti dei Georgofili" 2012) si sono tenute un paio di giornate dedicate all’impiego del tannino di castagno in alimentazione animale come prebiotico in sostituzione degli antibiotici. E non è stata l’unica volta. L’argomento è stato anche oggetto di nostri studi pubblicati su riviste scientifiche importanti e presentati a congressi internazionali. Non avevamo preso in considerazione la capacità dei tannini di mitigare l’emissione di gas serra da parte degli animali in allevamento, il metano in particolare, ma l’argomento è stato opportunamente ripreso dal COP 26 (Climate Change Conference of the Parties) tenutosi a Glasgow nel novembre 2021.
Secondo i rapporti FAO, i gas serra prodotti dai soli ruminanti contribuiscono per circa il 10% del totale dei gas antropogenici e si è reso urgente intraprendere tutte le iniziative necessarie per mitigarli. I monogastrici contribuiscono per molto meno.
Le strategie consigliate per ridurre il metano indicano come primo anello della catena un approccio alimentare che sia su base naturale, basato sulla composizione della dieta ed economicamente conveniente. Non è facile e molti studi sono stati fatti con i più svariati ingredienti alimentari.
Una azienda italiana, di cui non facciamo ovviamente il nome, ma della quale ci piace sottolineare l’origine geografica, in cinque anni di studi in collaborazione con istituzioni di ricerca e università italiane, spagnole, argentine, brasiliane, USA e neozelandesi, ha messo a punto un additivo alimentare che riesce ad abbattere fino al 30% del metano. Il prodotto è una miscela di tannini di castagno e quebracho, e saponine, che agiscono in sinergia come agenti antimetanogenici. I meccanismi di mitigazione del rilascio di metano da parte dei tannini riguardano sia l’abbattimento della produzione di idrogeno, sia l’inibizione dei microrganismi metanogeni. Mentre quelli operati dalle saponine, surfattanti naturali, riguardano la riduzione della popolazione dei protozoi, simbioticamente associata ad archea metanogeni.
La metanogenesi, oltre che inquinante, è un processo “sprecone” perché l’animale rilascia nell’ambiente un gas ancora energeticamente ricco, a spese dell’energia alimentare di partenza. La sua mitigazione quindi, in aggiunta al vantaggio di contribuire meno pesantemente al fenomeno del riscaldamento globale, migliora l’efficienza di utilizzazione dell’energia alimentare.
I tannini, inoltre, modificano la natura delle proteine della razione, rendendo più efficiente la loro utilizzazione anabolica (Antongiovanni et al., 2018. World’s Poultry Sci. J., 74: 72), diminuendo di conseguenza la quota di sostanze azotate emesse sia con le feci che con le urine. Ciò contribuisce a ridurre il rilascio nell’ambiente dei più pericolosi gas serra azotati.
Infine, last but not least, altro aspetto sperimentalmente già noto, i tannini modificano il rapporto degli acidi grassi saturi verso gli insaturi e la concentrazione del benefico acido linoleico coniugato nel latte (Buccioni et al., 2006. Anim. Feed Sci. Technol., 127: 268-282).
Si tratta, quindi, di un prodotto interessante poiché, oltre a valorizzare le caratteristiche energetiche, lipidiche e proteiche degli alimenti zootecnici, contribuisce significativamente all’abbattimento del rilascio in atmosfera dei due più pericolosi gas serra: il metano e il protossido di azoto.