Il Castagno è presente nei nostri territori da tempi immemorabili, sia come origine della specie (Castanea sativa Miller), sia come diffusione per la produzione di frutti, di legname di pregio e di altri prodotti del sottobosco.
Già i Romani nelle loro conquiste e sfruttamento dei possedimenti erano soliti seminare Castagne per la produzione essenzialmente di paleria che la usavano sul piano bellico e strutturale. Poi hanno iniziato ad utilizzare i frutti per l’alimentazione. Più volte abbiamo sottolineato come gli Ordini Monastici abbiano diffuso su tutto il territorio nazionale il Castagno, quale grande risorsa per la gente di montagna, e tali Ordini erano detentori delle conoscenze teoriche e pratica della coltivazione di questa importantissima Fagacea.
Calamità Biotiche e Abiotiche del Castagno
Nel corso dei secoli il Castagno ha dovuto superare avversità, calamità e devastazioni di ogni sorta, e nonostante tutto è ancora in piena attività, soprattutto nei castagneti tradizionali che vengono in qualche modo “curati”.
Chiaramente la nostra esistenza è estremamente limitata rispetto a quella del Castagno e vorremmo superare le tante calamità che si susseguono in tempi brevi. Tra le tante avversità biotiche e abiotiche che hanno colpito il Castagno, ricordo solo tra le biotiche: Cancro corticale (Cryphonectria parasitica), Mal dell’inchiostro (Phytophthora spp.), Cinipide galligeno (Dryocosmus kuriphilus), Bacato da microlepidotteri (Cydia spp.), Bacato da Balanino (Curculio elephas); tra le abiotiche: glaciazioni epocali, siccità e aridità estreme, alluvioni e ristagni idrici prolungati, uragani con forti venti e nevicate precoci, invasione di animali selvatici che non solo si nutrono dei frutti ma deturpano l’ambiente, favorendo erosioni del suolo anche molto gravi.
Soprattutto le calamità abiotiche di sbalzi estremi fra periodi di grande siccità e altri di incontrollabili precipitazioni, disturbano le fasi fenologiche della pianta. Questo fenomeno è già da tempo presente nei fruttiferi comuni, ampiamente coltivati nel nostro Paese e ora si presentano anche sul Castagno. Queste alterazioni delle fasi fenologiche del Castagno si manifestano soprattutto con fioriture secondarie estivo-autunnali che vedono le piante schiudere le gemme e dare corso a fioriture anticipate di gemme che invece avrebbero dovuto schiudersi nella primavera dell’anno successivo. Se il fenomeno è limitato a poche branche della pianta, non crea gravi problemi per la produzione dell’anno successivo, se invece assume proporzioni consistenti, le conseguenze possono anche essere gravi per la produzione. Sappiamo che il Castagno produce nei germogli dell’anno che differenziano gemme a fiore nel corso del loro sviluppo. Quindi queste gemme miste generano sviluppo vegetativo e produttivo nel corso della primavera e dell’estate. Calamità atmosferiche in questa importante fase quasi sempre provocano danni, sia alla vegetazione che alla produzione.
Preoccupa il fatto che questi fenomeni si stiano allargando nelle grandi aree castanicole del nostro Paese, infatti ora sono presenti anche al Nord. In considerazione del fatto che il Castagno fruttifica nei germogli dell’anno che hanno origine da gemme miste, presenti nelle piante in numero elevato, si presume che il potenziale fruttificante sia tale da non compromettere del tutto la produttività dell’anno successivo. Si rende comunque essenziale monitorare le fasi fenologiche per conoscere il loro andamento, nella consapevolezza di poter intervenire solo ed esclusivamente con appropriate tecniche colturali.
Le indagini conoscitive potranno consentire di individuare cloni e varietà meno sensibili ai cambiamenti climatici, come sembra lo sia il Marrone.
Una concomitanza di fattori, tra cui: andamento stagionale, durata della aridità, temperatura elevata, predisposizione della cultivar, ambiente colturale e cure agronomiche, stanno alla base dei citati sfasamenti fenologici.
I Marroni per ora non hanno risentito di questi fenomeni, anzi quest’anno hanno registrato una forte allegagione con assenza di cascola naturale e con la presenza di anomalie (es. anche più di sei frutti per riccio).
Produzione e Mercato del Castagno
Salvo qualche piccola area, la produttività del Castagno nel 2022 è in genere da elevata a molto elevata. Le notizie fino ad ora pervenute sono di un normale ritorno al periodo ante cinipide per i castagneti tradizionali recuperati e mantenuti in stato di coltura. Si prevede quindi una entità produttiva nazionale sui 500.000 quintali e forse anche qualcosa di più.
La stagione produttiva delle Castagne al Sud è in avanzata fase se non addirittura terminata e purtroppo mi giungono notizie che alcuni Castanicoltori abbiano interrotto la raccolta, causa i prezzi offerti dai grossisti che si aggirano intorno ai 0,60 euro/kg. Chi può disporre della raccolta meccanica, in qualche modo è in grado di coprire le spese e fare “buon viso a mediocre prezzo”.
Per quanto riguarda i Marroni, che si producono nelle “Marronete Tradizionali” del Centro e del Nord Italia, le cose vanno un po’ meglio ma non certamente come gli anni trascorsi. La produzione è molto elevata con troppi frutti per riccio e le pezzature sono da molto piccole a medie: raramente si trovano frutti grossi come eravamo soliti avere.
Il Mercato va un po’ meglio rispetto alle Castagne, ma i margini abituali sono per quest’anno da dimenticare. I prezzi all’ingrosso sono scesi anche sotto ai 4 euro/kg e quelli al minuto si aggirano sui 6-8 euro dai fruttivendoli. Per le piccole pezzature (che sono tante), i prezzi sono anche di euro 10 per 3 kg di frutti.
Da questo andamento commerciale, sia delle Castagne che dei Marroni, si possono trarre alcune riflessioni:
1. La perdita dei mercati e dei classici commercianti del nostro Paese è una grave realtà che non è facile da ripristinare e recuperare, almeno in tempi brevi;
2. I grandi punti di smistamento e di vendita si sono rivolti e ancora si stanno rivolgendo alle produzioni estere, non solo europee;
3. Le offerte dei nostri punti di conferimento vanno incrementate e accolte in pieno da parte dei Castanicoltori;
4. La costituzione di Consorzi di Produttori aiuta certamente la commercializzazione e la contrattazione del prezzo di realizzo, anche negli anni di carica;
5. Le Sagre Paesane, che si tengono nel mese di ottobre e forse anche novembre in gran parte del nostro Paese, possono essere di aiuto per i Castanicoltori quando le produzioni sono più limitate. Certamente però non potranno mai sostituire i mercati che fino a qualche decennio fa rappresentavano la vera e propria commercializzazione dei frutti del Castagno;
6. Emerge l’assoluta necessità di far conoscere le nostre eccellenze castanicole, certamente sul piano commerciale, ma soprattutto su quello del consumo. La salubrità dei nostri frutti del Castagno è assolutamente pregevole sotto tutti i punti di vista. Le caratteristiche organolettiche e nutraceutiche dei frutti del Castagno sono uniche e difficilmente comparabili con quelle di altre produzioni.
L’ “unione fa la forza” e “da soli non si va molto lontano”: quindi i Castanicoltori si devono convincere che qualsiasi margine abbiano a disposizione, se lo devono tenere stretto e non cederlo ad intermediari che sfruttano le situazioni solo ed esclusivamente a loro vantaggio.