La coltivazione e il consumo di prodotti geneticamente modificati (OGM) sono visti da molti con scetticismo, se non con aperto timore. "Ma - spiega Marcus Glassman, ricercatore in Agricoltura globale e alimentazione presso il Chicago Council on Global Affair - la genetica è stata usata per diversi scopi a servizio del consumatore finale", in modi che non si sarebbero potuti ottenere con i tradizionali metodi di ricerca e selezione e che vanno al di là della produzione di nuove varietà di soia e cereali, che rappresentano gli archetipi degli OGM nell'immaginazione collettiva. Il ricercatore cita il caso della papaia hawaiana e degli agrumi della Florida.
Esempio 1) Anno 1950. Sull'isola Oahu, nell'arcipelago delle Hawaii, vengono segnalati i primi casi di PRV, una malattia della pianta della papaia che porta alla produzione di frutti deformi e non commercializzabili. Questa fitopatia è incurabile. Da Oahu i produttori di questo frutto trasferirono tutta la produzione nell'isola maggiore dell'arcipelago, che all'epoca era ancora libera dalla PRV. Ma negli anni '70 la malattia arrivò anche lì. Temendo che presto o tardi la malattia avrebbe annientato l'intera produzione locale di papaia, nel 1978 il Dipartimento di stato americano per l'agricoltura (USDA) finanziò la ricerca di Dennis Gonsalves, ricercatore della Cornell University per trovare una varietà PRV-resistente usando la genetica. Gonsalves e il suo team sequenziarono il DNA della papaia e della malattia e crearono una varietà resistente alla PRV. Questa nuova varietà geneticamente modificata venne poi usata per tutti gli incroci futuri. Nel 1998 varietà resistenti vennero distribuite gratuitamente ai produttori hawaiani, per una riconversione varietale che respingesse nell'angolo la malattia. Nel giro di 365 giorni, 9 agricoltori su 10 avevano in mano varietà di papaia PRV-resistenti e tra il 1998 e il 2001 il valore della produzione annuale passò dai 26 milioni di dollari a 40 milioni di dollari.
Esempio 2) Glassman cita il caso degli agrumi della Florida alle prese con il citrus greening: "senza un intervento della genetica, presto le arance della Florida potrebbero estinguersi".
Il citrus greening venne avvistato in Florida nel 2005. La malattia è causata da un batterio trasportato di pianta in pianta dalla psilla asiatica; una volta infettata, la pianta di arancio produce dei frutti verdi e infine muore. Come per la PRV della papaia, anche in questo caso non esistono ad oggi cure. Dal 2005 a oggi la malattia si è diffusa a macchia d'olio. In Florida, maggiore centro produttivo di arance degli States, la coltivazione si è ridotta del 39% e le stime per il 2015 parlano di una raccolta del 60% inferiore rispetto al 2003, ai livelli più bassi dal 1966 a oggi.
Stante tale situazione, nel 2014 il Congresso degli Stati Uniti ha stanziato 125 milioni di dollari per diversi progetti di ricerca, sia tradizionali che ricorrendo alla modificazione genetica. "Ma ad oggi - scrive Glassman - nessuna ricerca sembra avere lo stesso potenziale di sconfiggere la malattia, quanto quello di arance geneticamente modificate, già alla loro prima fase di prove sul campo, sviluppate da Mirkov". Patologo vegetale alla Texas A&M University, Erik Mirkov ha, nelle ultime fasi della sua ricerca, aggiunto al codice genetico delle arance tratti genetici degli spinaci, perché capaci di attaccare una gran quantità di funghi e batteri.
"Se i consumatori - chiosa Galssman - comprenderanno cos'è davvero l'ingegneria genetica e cosa può fare, allora saremo maggiormente in grado in futuro di proteggere i nostri frutti preferiti, quando si presenterà una malattia apparentemente inarrestabile".
Da Freshplaza.it, 17/07/2015