All’inizio degli anni ’60 la comparsa degli erbicidi chimici ha rivoluzionato la gestione del suolo dei vigneti per la semplicità d’impiego, l’efficacia e i costi contenuti.
Negli ultimi anni, tuttavia, e in modo meritorio, è cresciuta da parte dei viticoltori italiani la consapevolezza dei problemi connessi all’uso dei diserbanti e dell’impatto che questi possono avere sull’ambiente, cercando quindi soluzioni alternative.
Con l’obiettivo di una viticoltura duratura, che deve assicurare la perennità degli impianti di vite preservando l’ambiente, le tecniche di gestione hanno un ruolo fondamentale perché impattano, in primo luogo, proprio sul suolo, la cui formazione è un processo continuo, ma lento, dell’ordine delle migliaia di anni. Al contrario, la distruzione del suolo è molto più rapida e irreversibile a scala temporale di una generazione umana. Si tratta quindi di una risorsa non rinnovabile.
In particolare il glifosate, l’erbicida più impiegato in viticoltura, è ritenuto responsabile della diminuzione dei lombrichi e delle micorrize nel terreno, della comparsa di specie erbacee resistenti, dell’induzione di carenze di calcio, ferro, magnesio e manganese nelle piante, della diminuzione della fotosintesi e dell’interferenza con etilene e acido abscissico.
Inoltre, gli erbicidi chimici applicati al suolo percolano nelle acque superficiali e anche in quelle profonde.
Il Rapporto Nazionale Pesticidi nelle Acque (ISPRA, 2014) riporta: “Nelle acque superficiali, 253 punti di monitoraggio (17,2% del totale) hanno concentrazioni superiori al limite. Le sostanze che più spesso hanno determinato il superamento sono: glifosate e il suo metabolita AMPA, metolaclor, triciclazolo, oxadiazon, terbutilazina e il suo principale metabolita”.
Le fonti di informazioni scientifiche più numerose sulle problematiche sollevate dall’impiego del glifosate provengono dagli USA e dalla Francia per ragioni diverse: dagli USA per l’impiego massiccio del glifosate sulle colture transgeniche Roundup® ready resistenti all’erbicida, dalla Francia per l’adozione della tecnica del diserbo totale dei vigneti, oggi in radicale diminuzione grazie ai progetti Zéro Herbi Viti (Institut Français de la Vigne et du Vin) e Ecophyto (Ministère de l’Agriculture, de l’Agroalimentaire et de la Forêt).
Gli effetti osservati sulla qualità dell'acqua stanno causando, infatti, un inasprimento delle normative a livello europeo e, auspicabilmente, nazionale. In questo contesto, le tecniche di gestione del suolo dei vigneti devono ridurre in modo drastico il ricorso agli erbicidi chimici.
Proprio per questo si stanno sperimentando in Valpolicella tecniche innovative di diserbo sottofila dei vigneti, impiegando bioerbicidi e attrezzature meccaniche che impiegano acqua in pressione.
Chemical weed control of vineyards: the search for alternative techniques
The appearance of chemical herbicides in the early 1960's has revolutionized vineyards soil management because of their ease of use, effectiveness, and low cost.
In recent years, however, Italian growers have become increasingly aware of the problems related to the use of herbicides and their impact on the environment and have sought alternative solutions. With the goal of a sustainable viticulture ensuring the permanence of vineyards while preserving the environment, management techniques play a major role.
For example, glyphosate, the herbicide most widely used in viticulture, is blamed for the decrease in earthworms and the mycorrhizae in the soil, the emergence of resistant grass species, the introduction of calcium, iron, magnesium and manganese deficiencies in plants, a decrease in photosynthesis, and interference with ethylene and abscisic acid. In addition, the chemical herbicides applied to the soil leach into surface as well as deep water.
It is precisely for this reason that Valpolicella is experimenting with innovative weed control techniques between the vines, using bio-herbicides and mechanical equipment that uses pressurized water.