In Sicilia lo sviluppo dell’Agricoltura Biologica ha assunto rilevante importanza soprattutto a partire dalla seconda metà degli anni 90’, in seguito all’attivazione delle misure di sostegno finanziario emanate con la Riforma MC. Sharry.
La regione risulta la più importante a livello nazionale e una delle aree di maggiore interesse nel panorama europeo e mediterraneo. Le caratteristiche e le potenzialità dell’agricoltura biologica siciliana sono da mettere in relazione sia al robusto segmento produttivo, che rappresenta circa il 18% del totale delle superfici nazionali e il 14% circa delle imprese, sia alla diversificazione e qualità delle produzioni che si realizzano nell’isola.
Nonostante ciò, numerose questioni rimangono irrisolte e condizionano l’ulteriore sviluppo dell’Agricoltura Biologica nella regione.
In un recente convegno organizzato dai Georgofili (Sezione Sud-Ovest), è stato evidenziato come nessun singolo intervento tecnico abbia una capacità soppressiva analoga al diserbo chimico e che una corretto approccio deve puntare all’individuazione di strategie integrate, basate sull’utilizzo di più conoscenze e mezzi. Tali strategie, agendo in modo coordinato su diversi segmenti dell’agrotecnica e cercando di valorizzarne le interazioni positive, devono mirare, nel medio e lungo periodo, al contenimento della seed bank ed al mantenimento di una flora spontanea meno competitiva, anche attraverso un maggiore equilibrio tra i diversi gruppi eco-fisiologici.
L’attuale regolamento che disciplina l’agricoltura biologica europea (Reg. CE 834/07) ed il precedente (Reg. CEE 2092/91) indicano nell’esaltazione delle potenzialità di autodifesa delle colture e degli equilibri biologici sfavorevoli ai fitofagi dannosi la strada maestra per il loro controllo. Si consiglia l’utilizzo di cultivar poco suscettibili, semine e raccolte anticipate o ritardate, potature appropriate, concimazioni equilibrate, rotazioni, consociazioni e la diversificazione dell’agroecosistema per ostacolare i fitofagi e favorire i loro predatori e parassitoidi.
Alcuni prodotti molto semplici ammessi nell’agricoltura biologica, talvolta fungicidi o corroboranti non registrati come prodotti fitosanitari, hanno mostrato una notevole efficacia, per l’azione non esclusivamente insetticida, ma ovicida o repellente-antiovideponente: è il caso del sapone molle o di Marsiglia, degli oli minerali, del polisolfuro di calcio, dello zolfo, delle argille (caolino e bentonite) e del silicato di sodio. Sia questi prodotti che i preparati microbiologici (con Bacillus thuringiensis o virus) e i mezzi colturali, danneggiano poco l’azione di predatori e parassitoidi dei fitofagi già presenti nell’agroecosistema che oggi ancor di più si rivelano importanti per evitare le infestazioni dannose.
I regolamenti in vigore hanno introdotto norme precise relative alla produzione, alla trasformazione ed all'etichettatura dei prodotti vegetali biologici allo scopo di assicurare e garantire i consumatori finali circa l’ottemperanza ai provvedimenti legislativi comunitari e nazionali. Infatti senza la conformità a queste regole i produttori e l'intera filiera dei trasformatori non potrebbero beneficiare del termine Biologico. Sempre più consumatori preferiscono prodotti naturali che nell'ultimo quinquennio sono costantemente in netta crescita. E’ necessario, peraltro, assicurare costantemente la salvaguardia e le garanzie dell'effettiva qualità dei prodotti alimentari biologici.
A tal riguardo, gli Organismi di Controllo autorizzati dal Ministero per le Politiche Agricole Alimentari e Forestali hanno dei compiti ben precisi e cioè verificare l'idoneità dell'azienda e la conformità delle produzioni biologiche ottenute ai sensi dei Reg. CE 834/2007 e successive modificazioni ed integrazioni e concedere l'uso dei relativi marchi alle imprese associate.