Già alla fine degli anni ‘70 un’indagine demoscopica condotta dall’Istituto di Coltivazioni Arboree dell’Università di Bologna e dall’Istituto Sperimentale di Frutticoltura dell’Amministrazione Provinciale di Verona aveva evidenziato che circa il 70% dei consumatori accettava senza riserve quel tipo di prodotto. Fra l’altro, queste ciliegie possono essere offerte a prezzi ridotti grazie al fatto che i costi della raccolta risultano sensibilmente contenuti. Inoltre l’assenza di peduncolo consente una più rapida lavorazione in magazzino con la possibilità di meccanizzare anche la confezione in piccoli contenitori, prospettandone l’impiego nell’ambito dei prodotti di IV gamma. La commercializzazione di questo tipo di ciliegie, un po’ per la diffidenza dei commercianti, un po’ a causa del fatto che sono state considerate interessanti essenzialmente per una raccolta meccanica per usi industriali, non ha avuto seguito in Italia mentre lo ha avuto in anni recenti nella Spagna, che ha portato sui mercati europei le cosiddette ciliegie “Picota”. Come fu prospettato in una Lettura ai Georgofili nel febbraio 1997, l’allevamento di queste varietà su nuovi portinnesti che consentono di ridurre lo sviluppo dell’albero, permette una raccolta manuale “per mungitura” estremamente rapida e tale da permettere un contenimento sensibile del costo di produzione e quindi di vendita. In Italia, appare particolarmente interessante la varietà “Enrica”, ottenuta a Verona e resa nota nel 1997, autofertile ed a frutto grosso, di ottimo sapore e conservabilità.