Il peperone è una coltura ortiva da frutto appartenente alle
Solanaceae che rappresenta una delle più importanti famiglie delle angiosperme dicotiledoni comprendente 102 generi e circa 2500 specie. A tale famiglia appartengono, infatti, specie di elevato interesse nutrizionale e industriale (pomodoro, patata, melanzana, tabacco, caffè) per le quali l’importanza è stata recepita dalla comunità scientifica internazionale che negli ultimi anni ha contribuito a decifrarne la sequenza del genoma. Il genere Capsicum, di cui il peperone fa parte, comprende 38 specie (
http://www.theplantlist.org/) che si possono suddividere in due maggiori raggruppamenti: specie a dodici (2n=24) ed a tredici (2n=26) cromosomi. Sono poi presenti specie per le quali non ci sono ancora informazioni disponibili circa il corredo cromosomico ed infine è riportata l’esistenza di una specie tetraploide (
C. annuum var.
glabriusculum). Le specie di peperoncino più famose e diffuse nel mondo sono:
C. annuum (es. cayenna, jalapeno, serrano ecc), alla quale appartengono le principali varietà di peperoncino italiano,
C. chinense (vari habanero),
C. frutescens (malagueta e tabasco),
C. baccatum (vari aji),
C. pubescens (rocoto). Queste cinque si possono distinguere per caratteri botanici tipici, quali ad esempio, le foglie traslucide del
C. frutescens, i semi neri del
C. pubescens, i fiori con spot gialli di
C. baccatum. Tante altre sono invece le specie di minore diffusione e importanza per il consumo (es.
C. chacoense,
C. eximium,
C. tovarii ecc) ma che rappresentano un enorme potenziale come fonte di caratteri utili da utilizzare nel miglioramento genetico principalmente per stress biotici e abiotici ma anche per caratteri qualitativi. Diversi studi sono stati effettuati negli ultimi 40 anni al fine di stabilire le relazioni filogenetiche tra le specie; inizialmente ci si è soffermati su classificazione in base alla colorazione dei fiori, in seguito, l’utilizzo di marcatori biochimici, cloroplastici e nucleari, ha fornito maggiori informazioni tuttavia mostrando diverse incongruenze che grazie alla sequenza del genoma ed all’utilizzo di tecnologie innovative in grado di ottenere marcatori molecolari ad alta densità saranno sicuramente chiarite nei prossimi anni. La caratteristica principale del peperoncino piccante è la presenza di diversi composti (capsaicinoidi, tra cui principalmente capsaicina e di-idrocapsaicina) responsabili della sensazione di pungenza percepita dall’uomo e da altri mammiferi. La sintesi della capsaicina (8-metil-N-vanillil-6-nonenamide) avviene grazie all’enzima
capsaicina sintasi (CS) che catalizza la reazione di due metaboliti prodotti rispettivamente nella via biosintetica dei fenilpropanoidi (vanilalanina) e della valina (8-metil-6-nonenonico). Dal punto di vista genetico, la presenza/assenza di capsaicinoidi dipende dall’allele presente nel locus
Pun1: l’allele dominante
Pun1 determina l’accumulo di capsaicinoidi nella placenta dei frutti, mentre la presenza, alternativa, di tre alleli recessivi di diversa origine (
pun1, pun12 e pun13) determina l’assenza degli stessi composti. La differenza tra genotipi piccanti e non è legata a una delezione di circa 2500 basi al locus
Pun1 negli ultimi. Grazie a questa differenza è stato possibile sviluppare marcatori molecolari utili nel
breeding assistito. Un secondo locus (
Pun2) è stata recentemente identificato in
C. chacoense. Va tuttavia detto che il livello di capsaicinoidi è, comunque, influenzato da fattori ambientali e da altri geni. Recentemente il Ministero delle Politiche Agricole e Forestali ha finanziato il progetto PEPIC, coordinato dal CRA-ORT di Pontecagnano che ha tra gli obiettivi il miglioramento e la valorizzazione della filiera del peperoncino piccante italiano.