Adesso i cinesi di Prato conquistano i campi. Dal tessile agli ortaggi, la nuova frontiera del business asiatico si chiama agricoltura. Sono sempre di più gli imprenditori orientali che comprano appezzamenti di terra. Fino a quindici anni fa possedevano il 5% dei terreni coltivabili nella provincia di Prato, adesso arrivano al 25%. Quasi 300 ettari. I loro affari non conoscono crisi. Qualcuno li ha già soprannominati «i padroni degli orti».
Pagano affitti annuali di mille euro l’ettaro, spesso 1.500, mentre il contadino italiano non arriva a 150 euro. Dieci volte tanto, in contanti e senza rate. I proprietari dei terreni, quasi sempre italiani, non hanno difficoltà a concedere in affitto i propri campi a chi offre di più, specialmente se l’offerta è così succulenta. I cinesi comprano senza sosta. Un diluvio di liquidità frutto dei loro risparmi, che però derivano dalle numerose irregolarità all’interno dei campi: dimore abusive dentro i terreni, manodopera in nero, smaltimento della plastica con fuochi all’aria aperta, sementi non certificate dall’Unione Europea, vendita in nero degli ortaggi nei mercati abusivi. Un circolo d’illegalità che permette di risparmiare soldi e pagare affitti a prezzi così alti.
Spuntano come funghi gli accampamenti abusivi dentro i terreni coltivati dai cinesi. Serre di nylon che diventano case, roulotte in mezzo agli ortaggi, baracche di legno lungo i campi di zucchine. I tetti brulicano di parabole, mentre gli interni sono fatiscenti dimore dove spesso vivono anche i bambini.
Da Corrierefiorentino.it, 26/04/2015 (foto Attalmi da www.lanazione.it)