La disunione europea

di Franco Scaramuzzi
  • 29 April 2015
Il TTIP (partenariato transatlantico per commercio e investimenti) é in corso di negoziato tra Usa e U.E. dal 2013. L'obiettivo è quello di facilitare i rapporti commerciali tra i due mercati, eliminando o riducendo gli ostacoli oggi frapposti da regolamenti diversi. 
Secondo notizie di stampa, mercoledì scorso la U.E. avrebbe proposto che ciascuno dei Paesi membri europei possa autonomamente decidere se autorizzare non solo la coltivazione dei pochi OGM già ammessi da Bruxelles, ma anche l'importazione di prodotti OGM, invece già largamente attuata dai Paesi membri per coprire il fabbisogno di buona parte dei mangimi per i nostri allevamenti.
La proposta sarebbe partita dal Presidente della Commissione Europea (Jeanne Claude Junker), ma dovrebbe essere ratificata dal Parlamento e dal Consiglio Europeo. Essa comunque contraddice la stessa esistenza di un Mercato Comune Europeo e quindi inficia dalle basi il TTIP e i negoziatori che rappresentano la U.E. Sarebbe, infatti, come dire che i 27 singoli Stati della U.E. possano contrattare autonomamente con gli Usa (e allora per analogia, forse anche con i loro singoli Stati?). Confuse complicazioni che ci riportano indietro nel tempo anziché avanzare verso il futuro. 
Gli Usa ritengono che questi atteggiamenti non abbiano alcuna ragione di essere, ma possano essere dettati solo da interessi locali, politici e commerciali. Essi rafforzano i dubbi sul Patto Transatlantico e sulla volontà degli Europei di raggiungere accordi seri. Gli ambasciatori a Bruxelles di Stati Uniti, Argentina, Brasile e Canada (Paesi esportatori di OGM in Europa), avrebbero già scritto alla Commissione U.E., mettendo anche in dubbio che la proposta formulata rispetti le regole del WTO (Organizzazione Mondiale per il Commercio). 
Purtroppo, gli errori sono come le ciliegie: uno tira l'altro. Aver evitato di adottare un doveroso indirizzo unico per tutta la U.E., in merito alla coltivazione degli OGM, ritengo sia stato un errore e una manifestazione di debolezza. Era più facile "lavarsene le mani",   lasciando libera scelta ai singoli Stati membri. Si è quindi  semplicemente pensato di poter ora fare altrettanto per le importazioni dei relativi prodotti, trascurando le conseguenze. Anche ammettendo, infatti, l'ipotesi che la controparte Usa potesse accogliere una tale proposta complicata, non si sono valutati i possibili effetti negativi in Europa. Alcuni Paesi che continuano a vietarne la coltivazione (ma non le massicce importazioni dei rispettivi prodotti), avendo la possibilità di redimersi da tale incoerenza non esiterebbero a vietare anche le importazioni, sempre senza alcun'altra motivazione scientifica e sempre  a danno degli agricoltori che si troverebbero in serie difficoltà anche per mantenere i propri allevamenti.
L'Europa ha bisogno di trovare compattezza se vuole avere peso nella geopolitica attuale. Ha comunque bisogno di essere guidata da vertici autorevoli che sappiano assumere la responsabilità di decisioni lungimiranti, anche se non ancora del tutto comprese e condivise. Le manifestazioni di disunione, soprattutto quando riguardano rapporti internazionali, non giovano a nessuno, ma offrono, anche al proprio interno, l'immagine di una Europa troppo poco solidale e costruttiva.


The European Disunion

The negotiations for the TTIP (Transatlantic Trade and Investment Partnership) have been going on between the United States and the E. U. since 2013. The objective is to facilitate business relations between the two markets, eliminating or reducing the barriers interposed today by the different regulations.
According to press reports, last Wednesday the E.U. proposed that each of the European member countries independently decide whether to allow not only the cultivation of the only GMO (a maize) already accepted by Brussels, but also the importation of GMO products, a course of action already widely implemented. For example, 90% of the soya beans and other animal feeds we import today are produced using GMOs in various American countries.
The proposal seems to have come from the President of the European Commission (Jeanne Claude Junker), but must be ratified by the European Parliament and Council. It contradicts the existence of a Common European Market and therefore invalidates TTIP and the negotiators representing the E.U.
The United States think such an attitude has no scientific reason to exist but only political and commercial ideologies or interests. It reinforces doubts regarding the Transatlantic Pact and the European willingness to reach a serious agreement.
Unfortunately one thing leads to another, even mistakes. I maintain that it was a mistake and a display of weakness to have refrained from adopting a proper single policy for the entire E.U. as regards the GMO cultivation. Finding it more convenient to leave the choice to individual member states, they plainly thought the same approach could be taken for the importation of related products, irresponsibly disregarding the consequences.