Sulla gestione delle sanse di oliva

di Marco Nuti
  • 15 April 2015
Nei Paesi dell’Unione Europea che si affacciano sul Mediterraneo i sottoprodotti solidi generati dall’estrazione dell’olio di oliva (sia a due che a tre fasi, o attraverso processi intermedi) pongono problemi di natura sia ambientale che socio-economica. Per rendersi conto delle dimensioni, in UE viene prodotto l’82.5 % (2.34 milioni di tonnellate) di olio d’oliva del mondo (2.84 milioni di t), la maggior parte in Spagna (46%), Italia (16%), Grecia (12%), Portogallo (2%), Francia, Cipro e Slovenia (≤ 1% ciascuno). Questa percentuale sale a 94.1%, cioè 2.63 milioni di t, se si considera l’intero bacino del Mediterraneo. In Italia, anche se gli olivi sono coltivati in 18 Regioni, l’88 % di olive (ca. 600.000 t/anno) viene prodotto al Sud (Puglia, Calabria, Sicilia, Basilicata) e in Sardegna. La Puglia ha 267.203 aziende olivicole, la Sicilia196.352, la Calabria 136.016, la Campania 112.093, meno di 100.000 nelle altre Regioni. La Toscana contribuisce con il 4% alla produzione nazionale (0.2 milioni di t/anno). Nei sei Paesi UE maggiori produttori si ha la formazione di residui/sottoprodotti liquidi (acque di vegetazione) e solidi (sanse umide) rispettivamente per 6.01 milioni di m3 e 8.06 milioni di t/anno. Le stime sono basate sulla distribuzione relativa della tecnologia di estrazione e sulla quantità di olive processate durante il quinquennio 2009-2013. L’aumento dell’uso del processo a due fasi (che comporta una maggior efficienza di estrazione), potrebbe portare ad un ulteriore aumento dei sottoprodotti solidi nei confronti di quelli liquidi. Se si considera il bacino del Mediterraneo, i sottoprodotti assommano fino a 30 milioni di m3 per quelli liquidi e 20 milioni di t per le sanse. In Toscana, i frantoi producono una media di 66.800 t/annue di sanse umide, al 54% di umidità (equivalenti ad un contenuto in acqua di 36.000 m3), con minimi di 44.350 t negli anni di scarica e 99.250 t negli anni di carica . Utilizzando gli strumenti della valutazione del ciclo di vita (LCA) e dell’impatto ambientale (LCIA), è stato dimostrato che la produzione di calore per uso domestico e di elettricità a partire da sanse umide sono i processi maggiormente impattanti sulla salute umana, sugli ecosistemi e sull’esaurimento delle risorse naturali. Il processo di compostaggio delle sanse umide come tali è 2-4 volte meno impattante rispetto alla produzione di calore e di elettricità. Considerando la salute umana, l’impatto del cambiamento climatico, la tossicità e la formazione di sostanze particolate rappresentano le principali categorie d’impatto. Considerando gli ecosistemi, i cambiamenti climatici e la trasformazione naturale del terreno sono le maggiori categorie d’impatto. Per le risorse naturali, l’esaurimento delle risorse fossili viene impattato tre ordini di grandezza di più rispetto all’esaurimento di metalli. All’interno degli scenari della produzione di calore e di elettricità, lo stoccaggio delle sanse umide, l’estrazione con solventi e il trattamento dei reflui sono le fasi più impattanti per il riscaldamento globale, l’esaurimento dello strato di ozono, l’acidificazione e l’esaurimento delle risorse fossili non rinnovabili. I risultati della valutazione del ciclo di vita (LCA) e d’impatto ambientale (LCIA) dei gestione dei sottoprodotti sono stati comparativamente utilizzati per stimare l’impatto ambientale dell’intera catena della produzione di olio a partire dalle olive (cioè dalla coltivazione degli olivi fino all’uso finale dei sottoprodotti). Le opzioni “energia elettrica” e “calore” influenzano maggiormente in modo significativo il potenziale di eutrofizzazione rispetto all’opzione “compostaggio”. Una gestione appropriata delle sanse e delle acque di vegetazione in Toscana, così come per il bacino del Mediterraneo, richiede un’accurata valutazione del ciclo di vita (LCA) e dell’impatto delle destinazioni d’uso (LCIA). La produzione di calore e di energia elettrica dalle sanse umide sono le strategie più impattanti, mentre  il compostaggio è 2-4 volte meno impattante la salute umana, l’ambiente e la diminuzione delle risorse naturali. Per una completa analisi (LCM) anche altri fattori devono essere presi in considerazione: il profilo dei terreni agrari, gli impatti sociali ed economici. L’utilizzazione per produrre energia appare appropriata quando impianti industriali di grandi dimensioni possono essere costruiti in aree vaste di olivicoltura intensiva, dove i terreni hanno >3.5% di sostanza organica o dove il processo bifasico è l’unico disponibile e non ci sono sorgenti alternative di energia o ci sono ma a prezzi più alti di quelli ottenibili usando le sanse. Questo scenario sembra adattarsi più alle condizioni, ad esempio, della Spagna centro-meridionale che non alla Toscana. L’utilizzazione delle sanse umide per scopi agrari (produzione ed uso di compost) sono più appropriati dove l’agricoltura sostenibile è più diffusa o va promossa, o dove piccole-medie aziende olivicole sono presenti in modo frammentato e i costi di trasporto sono alti. A maggior ragione se è presente il sistema d’estrazione a tre fasi, in quanto le acque di vegetazione possono essere smaltite in parte per mantenere l’umidità durante il processo di compostaggio e in parte per la produzione di biogas. In quest’ultimo caso, il digestato potrebbe essere efficacemente riciclato nel compostaggio per ottenere un maggior valore aggiunto.

L’articolo sarà disponibile interamente in lingua inglese, nel prossimo numero di Georgofili WORLD (www.georgofili.world)


On the olive residue management 

In the countries of the European Union bordering the Mediterranean, the solid by-products from the olive oil extraction (both the two- and three-phase as well as through intermediate processes) create environmental and socioeconomic problems.  Using the life-cycle assessment (LCA) and life-cycle impact assessment (LCIA) tools, it has been demonstrated that the generation of household heat and electricity with pomace have the greatest impact on human health, ecosystems, and natural resource depletion. In comparison, the impact of the pomace composting process is 2-4 times lower than that of heat and electricity production. Using the residues to produce energy appears suitable when large-sized industrial plants can be built in areas with widespread intensive olive growing (e.g., central-southern Spain).  The use of pomace for agricultural purposes (compost production and use) is more appropriate where sustainable agriculture is more extensive or should be promoted, or where small- to medium-sized olive farms are fragmented and transport costs are high.