La SIGA (Società Italiana di Genetica Agraria) ha ritenuto opportuno pubblicare una risposta ad un articolo intitolato “L’Ue valuta nuovi alimenti: arrivano gli NGT per sostituire gli OGM” , pubblicato su La Repubblica lo scorso 1 giugno a firma di Giorgio e Caterina Calabrese.
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La SIGA condanna l’approssimazione del messaggio e i numerosi errori di carattere scientifico che rendono l’articolo un “pessimo esercizio di divulgazione”. E sottolinea: “Come è è possibile che uno dei quotidiani più letti ed autorevoli ospiti interventi di questo genere, dove il dato scientifico si mescola in maniera indistinguibile con il sentito dire e con spiegazioni tecniche inadeguate, producendo messaggi ingannevoli?”.
L’Accademia dei Georgofili condivide pienamente quanto sostenuto dalla SIGA e per tale motivo pubblica anche su “Georgofili INFO” il suo messaggio, facendo tesoro di quanto sostenuto da Luigi Einaudi durante la prolusione all’inaugurazione dell’anno accademico dei Georgofili nel 1957: “sono persuaso che la figura retorica della ripetizione sia una delle pochissime armi consentite agli studiosi per combattere l’errore”.
Ripetiamo dunque la verità scientifica sulle nuove tecniche genomiche (NGT).
Nuove Tecniche Genomiche (NGT): non facciamo confusione!
L’articolo di Giorgio e Caterina Calabrese intitolato "L'Ue valuta nuovi alimenti: arrivano gli Ngt, per sostituire gli Ogm”, pubblicato sul sito di La Repubblica il 1 giugno e riguardante le NGT (New Genomic Techniques) lascia a dir poco perplessi per l’approssimazione del messaggio e per i veri e propri errori che rendono lo stesso articolo un pessimo esercizio di divulgazione.
Le NGT sono una serie di nuove tecniche che consentono modifiche mirate dell’informazione genetica all’interno delle cellule, applicate prima nel campo della microbiologia, poi in quello della salute umana, degli animali domestici e delle piante. Con le NGT è possibile modificare anche un solo e specifico nucleotide (o base azotata) dei molti milioni o miliardi che compongono la doppia elica del DNA. Le modifiche prodotte sono dello stesso identico tipo delle mutazioni spontanee. Le potenzialità di tale tecnica sono quindi ovvie – si può intervenire modificando la sequenza di un gene specifico, senza trasferire o spostare DNA, al fine di modificarne l’azione ottenendo, ad esempio, una pianta resistente ad una malattia. Non è un caso che in inglese ci si riferisca a queste tecniche con ‘gene editing’, che letteralmente significa ‘correzione genica’, e che la Società Italiana di Genetica Agraria le abbia chiamate ‘TEA’, ovvero ‘tecniche di evoluzione assistita’. Alle ricercatrici che hanno sviluppato per prime queste tecniche, Emanuelle Charpentier e Jennifer Doudna, è stato conferito il premio Nobel per la chimica nel 2020.
Nel loro articolo, gli autori, che si dichiarano favorevoli all’introduzione delle NGT, sentono la necessità di coniare la fantasiosa definizione ‘Nuove tecniche del genoma alimentare’, esempio di non-sense (cosa significa ‘genoma alimentare’? Boh…). Proseguono informando come l’Unione Europea stia decidendo di abbandonare i vecchi OGM, dimenticando che l’Unione Europea ne ha di fatto sempre impedito la coltivazione, che infatti non avviene in nessun paese europeo ad eccezione di Spagna e Portogallo e per un singolo tipo di varietà di mais. Gli autori passano poi ad una maldestra spiegazione tecnica di quello che accade a livello del DNA quando si applicano le tecniche NGT. Infine, alzano lo sguardo sul cambiamento climatico e la crisi alimentare dando spazio alle solite voci sul possibile legame tra OGM e intolleranze ed allergie, quando invece sono stati riportati zero casi nel pianeta dopo 25 e più anni di coltivazione e consumo, e a critiche alle varietà ibride di mais, incolpate di non tollerare la siccità, che è un’osservazione senza nessun fondamento scientifico ed esempio perfetto di fake news. Chiudono invocando un ritorno ad una fantomatica antica e mal definita biodiversità che sarebbe ben più efficace e rapida nel risolvere i problemi della produttività in agricoltura rispetto alle tecniche NGT, dimenticando che proprio le NGT possono contribuire a salvare le antiche varietà della tradizione italiana attraverso la correzione di pochi nucleotidi del loro genoma, che le renderebbe di nuovo competitive in campo e sul mercato.
Come è possibile che uno dei quotidiani più letti ed autorevoli ospiti interventi di questo genere, dove il dato scientifico si mescola in maniera indistinguibile con il ‘sentito dire’ e con spiegazioni tecniche inadeguate, producendo messaggi ingannevoli?
Fonte: Ufficio Stampa della Società Italiana di Genetica Agraria (SIGA) – 8 giugno 2022