Il 23 giugno scorso è stato presentato a Roma in anteprima, alla Assemblea del CL-USTER A.GRIFOOD NAZIONALE, il Position Paper “Genome Editing”, frutto del lavoro di un gruppo congiunto CL.A.N, Cluster SPRIN, e ASSOBIOTEC e redatto da Simona Baima, Lugi Cattivelli, Alessia Fiore, Michele Morgante e Silvio Salvi.
Il documento fa il punto sul delicato argomento dell’uso delle nuove tecniche genomiche (NGT, genome editing e cisgenesi), la cui applicazione potrebbe aprire scenari promettenti sia per il miglioramento delle produzioni e dei prodotti sia per l’applicazione degli obiettivi pressanti di sostenibilità ambientale. Il genome editing consente di indirizzare modifiche genetiche in modo controllato in uno o più punti precisi del genoma, anche attraverso la sola correzione di una “lettera” (nucleotide) nella sequenza di un gene, e consente di introdurre nuovi caratteri senza ricorrere all’inserimento di geni provenienti da altre specie (come accade invece con le tecniche di trasformazione genetica che generano OGM). Essendo in grado di modificare un solo carattere, magari quello della resistenza a un parassita, resilienza verso un fattore ambientale sfavorevole, miglioramento del prodotto, il genome editing mantiene inalterato il patrimonio genetico, ed è tecnologia relativamente semplice ed economica, applicabile anche a varietà e razze tipiche e colture “di nicchia”.
Allo stato attuale, però, varietà e ibridi ottenuti in questo modo sono soggette alle stesse normative restrittive dei cosiddetti OGM e, in assenza di specifica normativa, è in corso un dibattito anche piuttosto acceso nell’opinione pubblica, con posizioni favorevoli (scienza e larga parte del comparto produttivo) e contrarie (associazioni ambientaliste e associazioni biologiche). Certamente è opportuno che si operi per applicazioni che dimostrino un impatto positivo sul consumo, la tolleranza allo stress, la redditività, e il settore importantissimo della sicurezza alimentare, assenza di patogeni e tossigeni. E’ interessante sapere che già esiste, nel mercato giapponese, un pomodoro commerciale proveniente da genome editing, il “Sicilian Rouge High GABA”, caratterizzato da un maggior contenuto di acido- gamma-amminobutirrico”, funzionale a contrastare l’ipertensione. Uno degli esempi più eclatanti, e raggiungibili, è legato al miglioramento dei profili di sostenibilità ambientale delle varietà tradizionali della viticoltura nazionale, riducendo l’uso dei fitofarmaci senza alterare i caratteri organolettici dei vini. E ci sono prospettive interessanti nel settore zootecnico, anche sul benessere animale (ad es. la introduzione della assenza di corna nelle linee da latte più produttive, utile per la sicurezza degli animali e degli operatori), e soprattutto, sulla valorizzazione dei comparti lattiero-caseari e la produzione di carni, carni trasformate, uova. In questo caso, si tratta del migliorare l’efficienza degli allevamenti riducendone l’impatto ambientale e limitando le emissioni, inserire resistenze genetiche a malattie, riducendo l’uso di antibiotici e l’insorgenza di resistenze ad essi, modificare la composizione di alcuni prodotti (ad es. latte con assenza di proteine allergeniche) per mettere a disposizione dell’industria prodotti innovativi ma anche rispettosi delle tradizioni. Nel settore microbiologico, ci sono prospettive importanti sulla produzione di peptidi bioattivi ed enzimi da parte di ceppi fungini (es. Thricoderma reesei) per produrre quantità elevate di proteine ricombinanti ad alto valore tecnologico, o per ottenere ceppi avirulenti e atossigenti di specie patogene per applicazioni di lotta integrata o biologica.
Certamente, c’è molto da fare, in questo settore. In primis, distinguere tra prodotti ottenuti con varie modalità di genome editing, distinguendo prodotti che potranno essere generati con modalità di fatto simili alle tecniche OGM (ad es. inserendo frammenti di DNA esogeno) da quelli ottenuti inserendo mutazioni puntiformi, simili alla mutagenesi classica. Poi è necessario definire il quadro normativo, i tempi e le modalità di implementazione dei diversi passi formali per ottenere autorizzazioni e fare verifiche, distinguendo i prodotti generati nelle due modalità e regolandoli diversamente e valutare la possibilità che prodotti alimentari derivanti ricadano nelle normative relative ai nuovi alimenti e ingredienti. Così come saranno imprescindibili i controlli di sicurezza, includenti una accurata valutazione per garantire l’assenza di mutazioni “off target”, eventualmente presenti per errore in regioni diverse del DNA, e analisi metabolica oltre che fenologica degli organismi editati.
E’ certo che questo tipo di biotecnologia è sostanzialmente diversa da quella che genera OGM, e che ciò che da essa è ottenuto debba essere trattato in modo diverso, come confermato anche da EFSA. Tuttavia, il pronunciamento C-528/16 del luglio 2018 della Corte di Giustizia Europea ha stabilito che tutte le tecniche di mutagensi danno luogo a OGM e che soltanto gli organismi ottenuti con tecniche di mutagenesi convenzionali e con una storia d’uso sono esclusi dalla applicazione delle Direttiva EU 2001/18, che regolamenta la diffusione degli OGM. Il possibile impatto negativo di questa sentenza sullo sviluppo commerciale e tecnologico in Europa nel campo della innovazione genetica, e la impossibilità tecnica di distinguere i prodotti derivati da genome editing da quelli ottenuti con mutazione tradizionale, ha spinto il Consiglio Europeo a richiedere alla Commissione un nuovo studio e un successivo piano di intervento. Questo studio (EFSA, JRC e Autorità nazionali competenti, 2021) ha riconosciuto, tra l’altro, che è necessario superare la rigidità dell’attuale normativa che non riesce a assicurare una adeguata valutazione del rischio e crea una sproporzione legislativa tra prodotti ottenuti con tecniche diverse ma con rischio simile. Anche alla luce del Green Deal, delle strategie Farm to Fork e Biodiversity, è stata quindi avviata da parte della Commissione una iniziativa politica per proporre un nuovo quadro giuridico nel settore, ed è prevista una consultazione pubblica nel secondo trimestre 2022, seguita da una adozione ufficiale alla fine del 2023. A livello nazionale, è di interesse il Disegno di Legge A.C. 3310 che punta a introdurre una procedura semplificata per la sperimentazione in campo aperto per fini scientifici e di ricerca delle piante ottenute mediante mutagenesi mirata e cisgenesi, modificando il disegno legislativo 224 del 2003.
Nel settore, emerge scottante anche l’esigenza di una comunicazione efficace e priva di faziosità. Esistono, nell’opinione pubblica sulle biotecnologie, espressioni di paure ingiustificate da evidenze oggettive, ed occorre potenziare una giusta conoscenza sui benefici di queste nuove tecnologie, evidenziandone gli stretti legami con la sostenibilità ambientale e dimostrando che innovazione e tradizione non sono concetti antitetici, ma una unica via per promuovere e difendere l’agricoltura nazionale.