Frutta e Moda: un binomio che apparirà insolito a molti e che invece potrebbe farsi largo fin d'ora grazie a una valorizzazione innovativa degli scarti della frutta.
Non si tratta di favole futuristiche, ma di una realtà che è già in fermento: si possono infatti ricavare fibre tessili vegetali dagli scarti di banane, ananas, cocco e agrumi.
Guardiamo all'industria tessile oggi: un terzo delle materie prime lavorate è cotone, da cui si ottiene una fibra tessile molto dispendiosa in termini di manodopera, acqua e prodotti chimici durante la lavorazione. E' possibile pensare ad altre fibre tessili vegetali?
Si pensi ai fusti delle banane, ad esempio: 1 miliardo di tonnellate di fusti viene sprecato ogni anno, benché una ricerca dimostri già che con 37 kg di scarto si può ottenere un chilo di fibra tessile.
E’ stato inoltre messo a punto Piñatex, un materiale simile alla canapa ricavato dalle fibre delle foglie d'ananas e ottimo per produrre scarpe e borse. A 18 sterline al metro sarebbe più conveniente del 40% rispetto a un cuoio di buona qualità che ne costa 30.
I produttori di abbigliamento sportivo sembrano invece preferire le noci di cocco: un migliaio di questi frutti può fornire 10 chili di fibra e ogni 30-45 giorni si effettua la raccolta.
In Italia non mancano gli esempi virtuosi, anzi: con la start-up di due trentenni catanesi che hanno brevettato un tessuto ricavato dalle bucce d'arancia con cui realizzare abiti vitaminici che rilascino addirittura i loro principi attivi sulla pelle.
Da Freshplaza.it, 06/03/2015