Olio d'oliva: con fatture false si tarocca il Made in Italy

  • 21 January 2015
Sarebbe stata un'ottima annata, ma la mosca olearia e la siccità hanno fatto strage. E gli imbroglioni sono al lavoro. "La truffa è in atto: ci sono navi nel Mediterraneo alla ricerca di documenti falsi per entrare in Italia dalla Tunisia o dalla Turchia con olio prodotto laggiù". L'allarme lanciato dalla Coldiretti sulle conseguenze nefaste del crollo di produzione dell'olio d'oliva in Italia nell'annata 2014, trova conferme precise nella testimonianza di un importante produttore calabrese, il marchese Pierluigi Taccone, a capo dell'azienda agricola Acton di Leporano, 300 ettari nella piana di Gioia Tauro.
A permettere la truffa, afferma, sono gli stessi olivicoltori. Le Regioni pietra della scandalo sono la Calabria e la Puglia. Chi vuole integrare i propri guadagni vende fatture false. Ad ogni quintale di olio prodotto sulla carta in Italia, corrisponde altrettanto olio estero di varia natura: se va bene è di oliva, sennò di semi o prodotto dalle sanse, cioè con gli scarti. Un documento contabile procurato di frodo diventa la certificazione di provenienza. Attraverso le fatture false entra in Italia olio cattivo e ne esce in piena regola, come raccolto e molito nei frantoi italiani.
"Il fenomeno della truffa quest'anno è più eclatante - spiega Taccone - perché a fronte della domanda annuale di circa sei milioni di quintali, la campagna olearia in Italia ha fruttato appena un milione di quintali. Il consumatore quindi o deve ridurre l'uso dell'olio d'oliva o adeguarsi ad acquistare quello che capita, ma si acquista olio che vale meno e di bassissima qualità. Se poi lo si acquista come olio italiano, la truffa è bella e servita. Sia in Italia che all'estero".
Parassiti e siccità che hanno decimato le produzioni quest'anno, non hanno impedito a Taccone, sua moglie, la blasonata principessa Maria Eleonora Acton di Leporano, e i due figli Pietro e Francesco, tutti al lavoro nell'azienda agricola, di ottenere un ottimo risultato. "Abbiamo prodotto 2000 quintali di olio extravergine di qualità, in media con gli anni scorsi, che in termini di valore corrispondono a un milione e cento euro - dice Taccone, esperto agronomo -. La nostra produzione è rivolta al mercato italiano ma anche all'estero: Germania, Inghilterra, Danimarca, Polonia, e stiamo cercando nuovi sbocchi e canali negli Stati Uniti".
La Calabria, con 160 mila ettari di oliveti è la seconda regione italiana per l'olio dopo la Puglia, poi viene la Sicilia con 50 mila ettari. Cinquemila piante di ulivo storiche e 25 mila ulivi giovani, nell'azienda agricola Acton. "Uno dei motivi per cui siamo riusciti a produrre anche quest'anno - racconta l'imprenditore - è l'aver rinnovato per tempo gli alberi, piantandone di più piccoli per agevolare la raccolta, utilizzando le stesse varietà locali per non deviare dalla vocazione del territorio, ma integrati con qualche tipologia simile. Abbiamo ottimizzato i costi di lavorazione e della raccolta e della capacità di proteggere le piante dal punto di vita fitosanitario".
Intanto l'olio fasullo fa giri molto larghi. Dei sei milioni che arrivano sulle nostre coste a bordo di navi turche e tunisine, almeno due milioni riescono dall'Italia con l'etichetta taroccata di olio Made in Italy e vanno a invadere i mercati americani e europei.
"La questione fondamentale è che la olivicoltura in Italia è concorrente di paesi più poveri del nostro che lavorano a costi molto più bassi. Noi quindi non siamo competitivi e viviamo una situazione di crisi endemica. Gli olivicoltori che in anni passati hanno truffato con le integrazioni della Comunità Europea, adesso che le condizioni sono più restrittive nei controlli visto che c'è maggiore tracciabilità, usano questo altro metodo per far quadrare i conti delle aziende".news


Da: Repubblica.it, 8/01/2015