“Prezzi in caduta verticale, invasione di clementine spagnole e temperature quasi estive fino alla prima settimana di dicembre, che hanno accelerato la maturazione dei frutti, rischiano di mettere in ginocchio i produttori di clementine”.
Questi, in sintesi, per Confagricoltura i motivi che stanno portando alla crisi dell’agrume fiore all’occhiello della nostra frutticoltura.
“L’andamento climatico anomalo – spiega Confagricoltura - ha concentrato produzione ed offerta di prodotto in poche settimane di commercializzazione. A questo si aggiunge l’embargo Russo che, sottraendo una quota consistente di mercato alle produzioni spagnole, ha causato un’aggressiva irruzione sui mercati europei. In questo modo è stato minato il già fragile equilibrio costi-ricavi che, unito alla disorganizzazione commerciale della produzione italiana, ha realizzato una miscela esplosiva, recando danni irreparabili alla campagna agrumicola in corso”.
“Quasi il 70% delle clementine italiane è prodotto in Calabria, il resto in Puglia, Sicilia e Basilicata. Le imprese agrumicole – continua Confagricoltura – operano già in un quadro difficile e complesso, tra oneri, imposte e burocrazia. Questa crisi aggrava una situazione già difficile e rischia di compromettere ulteriormente l’economia di intere regioni”.
Nonostante l’affezione dei consumatori al prodotto ‘made in Italy’, infatti, anche i consumi interni continuano a calare. Le imprese lavorano in perdita e non riusciranno a coprire neanche i costi di produzione. Le clementine attualmente sono pagate solo 15/18 centesimi di euro al chilo sulla pianta “In questa situazione di emergenza è urgente - conclude Confagricoltura - riattivare, per il 2015, le misure di sostegno eccezionali. Va evitato, infatti, che si ripeta quanto accaduto per la frutta estiva in cui un pericoloso mix di fattori ed una gestione lenta e tardiva hanno compromesso un’intera campagna”. Secondo i dati Ismea della prima fase di scambio, i prezzi sono già scesi del 35% in poco più di un mese.
Fonte: www.confagricoltura.it