Nell’ultimo quinquennio sono progressivamente aumentate, in Sicilia, le segnalazioni di danni a piante arboree causati dal Coleottero Bostrichide Apate monachus Fabr. La specie, ampiamente diffusa nell’Africa sud-sahariana, è stata introdotta nel Bacino mediterraneo, in alcune aree asiatiche e dell’oceano indiano; inoltre è nota per i danni arrecati a piante di Melia in Eritrea e a Cuba, nonché a piante di Tamarix in Israele. In Italia è segnalata in Puglia, Calabria, Sicilia e Sardegna; in quest’ultima isola, dove ha causato frequenti danni su albicocco, agrumi, vite, pesco, melo, pero ed eucalipto, è stata oggetto di studi fin dalla metà del secolo scorso. In Sicilia orientale è stata rilevata la presenza di gallerie e di adulti su piante di olivo, agrumi, mandorlo e vite in precarie condizioni vegetative. Le femmine del coleottero ovidepongono su essenze spontanee della macchia mediterranea (mirto, lentisco, erica, cisto, ecc.) a spese delle quali le larve, di norma, completano lo sviluppo 32-36 mesi; tuttavia, in condizioni ottimali (vegetazione spontanea percorsa da incendi, notevole disponibilità di legno morto, elevate temperature e siccità nel periodo primaverile-estivo) lo stadio pupale può essere raggiunto anche in 2-4 mesi. Sulle piante ospiti spontanee le infestazioni larvali passano di norma inosservate. Gli adulti, che hanno il corpo di colore bruno-scuro, sono lunghi fino a 19 mm e presentano le ali anteriori troncate in addietro, con il bordo anteriore della declività apicale munita di alcuni piccoli denti. Di norma sono presenti a partire dai primi di giugno fino a ottobre; sono ottimi volatori e si portano su varie piante arboree spontanee e coltivate nel cui legno scavano gallerie, più o meno lineari, di diametro e lunghezza variabili in rapporto al substrato vegetale. Le piante di mandorlo attaccate, se in buone condizioni vegetative, emettono abbondanti essudati resinosi che bloccano l’attacco; mentre le piante sofferenti per varie cause non oppongo alcuna resistenza allo xilofago. I danni possono essere consistenti nelle giovani piante in stress idrico dopo il trapianto. Di norma è sufficiente eliminare, con mirate potature, le parti infestate e mantenere le piante in buone condizioni vegetative per ridurre significativamente la densità di popolazione e i danni causati dallo xilofago.
Foto di apertura: Adulto di Apate monachus su vite.
Foto 2: Rami di olivo, limone, mandorlo e vite infestati dal Bostrico