Il paesaggio vitivinicolo delle Langhe, Roero e Monferrato è stato iscritto nella lista dell'UNESCO come riconoscimento del loro valore culturale nell'elenco dei siti catalogati come "patrimonio dell'umanità". E' probabilmente la prima volta che l'UNESCO dichiara "patrimonio dell'umanità" un paesaggio agricolo. Dobbiamo tutti rallegrarcene per il valore che questo riconoscimento aggiunge a una delle produzioni vitivinicole più pregiate del nostro Paese. Il Ministro Martina ha giustamente evidenziato che questo riconoscimento dimostra "l'essenzialità dell'agricoltura e degli agricoltori quali sentinelle nella conservazione del paesaggio".
Non crediamo che quel paesaggio vitivinicolo sia una eccezione nel nostro Paese. Vi è invece motivo di temere che questa interpretazione venga letta dalle competenti Amministrazioni pubbliche e interpretata come sostegno alle leggi che pretendono di dare agli attuali paesaggi agrari una continuità nel tempo e una conservazione statica, indipendentemente dalla crescita o dalla perdita della loro produttività e valore economico. Cosa potrebbero fare i viticoltori delle Langhe e Monferrato il giorno in cui volessero cambiare le attuali colture? Essere definiti "patrimonio dell'umanità" dall'UNESCO è un riconoscimento da intendere riferito solo all'attualità o rischia di diventare un vincolo eterno? Sarebbe comunque opportuno un autorevole chiarimento generale che assicuri che questa definizione sia interpretata correttamente.