Dal 2009, da quando cioè in Trentino Alto Adige furono riscontrati i primi frutti infestati da Drosophila suzukii (Matsumura) (Diptera Brachicera Drosophilidae), la produzione di ciliegie e soprattutto di piccoli frutti ha richiesto un crescente ricorso a interventi fitosanitari per limitare l’attacco e i danni causati da questa nuova specie esotica invasiva.
Originaria del sud-est asiatico, D. suzukii, nota anche col nome comune inglese di Spotted Wing Drosophila (SWD), si è diffusa pressoché contemporaneamente in Nord America e in Europa negli anni 2008-2009. Attualmente risulta presente nella maggior parte delle regioni italiane e in diversi paesi europei. Questo dittero tipicamente carpofilo può infestare un’ampia gamma di piante e le sue femmine, a differenza di quelle di altre specie congeneri (che per l’ovideposizione sfruttano soluzioni di continuità dell’epidermide del frutto più o meno maturo), sono in grado con l’ovopositore di incidere direttamente la buccia e di inserire le proprie uova nell’epi-mesocarpo di frutti integri, prima che essi giungano a completa maturazione, predisponendoli così al disfacimento della polpa in pochi giorni.
Nonostante l’adozione di un elevato numero di trattamenti insetticidi, e sebbene il Ministero della Salute abbia autorizzato, in regime di deroga per il controllo della specie, nuove (spinetoram) e vecchie (deltametrina, fosmet) sostanze attive, compreso il dimetoato (non più ammesso da alcuni anni su ciliegio), gli attacchi del drosofilide sui piccoli frutti sono ancora di forte entità e si teme che possano compromettere l’economicità delle produzioni di settore.
Ora però la speranza di un prossimo graduale ridimensionamento del problema sembra abbia trovato la luce grazie ai risultati di ricerche bio-ecologiche, svolte dalla Fondazione Edmund Mach di San Michele all’Adige in collaborazione con l’Università dell’Oregon (USA), che recentemente sono stati presentati da Marco Valerio Rossi Stacconi all’ “VIII Workshop on Integrated Soft Fruit Production” (IOBC/WPRS, Pergine Valsugana, Trento, 26-28 May 2014). Due anni di indagini di laboratorio e di pieno campo, condotte in provincia di Trento e nella Willamette Valley in Oregon sugli antagonisti di D. suzukii, hanno infatti permesso di accertare che un parassitoide larvale, Leptopilina heterotoma Thomson (Hymenoptera Figitidae), e due parassitoidi pupali, Pachycrepoideus vindemiae Rondani (Hymenoptera Pteromalidae) e Trichopria drosophilae Perkins (Hymenoptera Diapriidae), sono in grado di svilupparsi efficacemente a carico del drosofilide.
Da questi originali e interessanti rilievi, in corso di pubblicazione su una rivista internazionale, è lecito ipotizzare che dette specie indigene possano gradualmente incrementare la loro attività riproduttiva a spese del nuovo fitofago per assumere inizialmente un ruolo significativo nel controllo biologico del dittero in biotopi naturali, e contribuire poi, anche attraverso una loro utilizzazione ad hoc, a mitigare la pressione esercitata da D. suzukii sugli ecosistemi frutticoli.