Non nel nome della scienza!

  • 16 July 2014
Riportiamo il testo della lettera che è stata inviata pochi giorni fa al Senato da parte di un nutrito gruppo di Accademie e Società Scientifiche (tra cui anche i Georgofili), in rappresentanza di circa 20.000 ricercatori, in occasione della discussione del DDL 1541 per la conversione in legge del decreto Campolibero.

I sottoscritti, Presidenti delle Società Scientifiche e delle Accademie sotto elencate, desiderano porre all’attenzione dei Presidenti e dei Componenti delle Commissioni Parlamentari 10ª e 13ª del Senato, riunite per l’esame del DDL1541, e dei parlamentari tutti, che lo dovranno approvare, le seguenti considerazioni in merito al solo comma 8 dell’art. 4 del DDL.
Il comma citato di fatto riguarda solo il mais Bt Mon810, che è coltivato oggi in Europa su circa 150.000 ettari e su circa 5 milioni di ettari in tutto il mondo con notevoli benefici ambientali, sanitari ed economici. Riduce l’uso di insetticidi, limita il danno da insetti (e quindi riduce il contenuto di una classe di micotossine associate, tra l’altro, a tumori all’esofago e difetti congeniti come la spina bifida), e aumenta la produzione. 
Questo mais è importabile liberamente in Europa e anche in Italia e quindi non esistono dubbi sulla sua sicurezza. Invocare qualche possibile danno verso lepidotteri come misura per bloccarne la coltivazione è risibile e non rappresenta affatto il consenso nazionale o internazionale degli scienziati del settore. 
Il Ministero dell’Ambiente spagnolo ha dichiarato che non esiste alcun problema con la coltivazione di tale mais. La coltivazione di 136.000 ettari con questo mais, cioè un terzo della superficie dedicata al mais in Spagna, significa che la coesistenza è possibile, a dispetto di ogni teoria che affermi il contrario. 
Le sanzioni penali, pecuniarie e aggiuntive previste nel comma citato rappresentano un’abnormità che non ha paragoni e che paradossalmente colpisce chi coltiva una varietà con maggiori benefici e minori rischi di quelle convenzionali o biologiche. 
L’accanimento contro la coltivazione delle piante transgeniche (i cosiddetti “OGM”) senza bloccarne le importazioni rappresenta una ipocrisia che riguarda l’intero sistema paese. I dati ufficiali della FAO dicono che importiamo ogni anno 4 milioni di tonnellate di soia e derivati, transgenici nella quasi totalità, senza i quali il nostro sistema agroalimentare non potrebbe produrre larga parte delle eccellenze di cui siamo fieri. 
Questa opposizione pregiudiziale e illogica non fa altro che contribuire a demonizzare la tecnologia, deprimere la ricerca nazionale e uccidere le possibilità che essa ha di contribuire all’agricoltura. Ricordiamo che le prove sperimentali di campo sono bloccate da oltre 10 anni e che molti prodotti sviluppati dalla ricerca italiana rimangono, nel migliore dei casi, nei laboratori, quando non sono già stati distrutti. Se non esiste prospettiva per prodotti che hanno mostrato ampi benefici in 20 anni di coltivazione commerciale, ancora meno ne esiste per quelli che i ricercatori italiani hanno sviluppato e che devono prima essere provati in campo, poi ottemperare alla onerosissima normativa, se tutto va bene essere approvati a livello europeo, e poi, molto prevedibilmente, non essere mai autorizzati a livello nazionale. Ogni affermazione di principio a favore della ricerca in questo contesto risulta assai poco credibile.
In sintesi la norma non è giustificabile dal punto di vista scientifico, logico e strategico e quindi ne chiediamo la rimozione. Se le Commissioni ed il parlamento decidessero di approvarla, si tratterebbe di una decisione tutta e solamente politica, contro le prove scientifiche oggi disponibili. Di tale decisione la politica deve assumersi tutta la responsabilità, così come delle sue conseguenze. Siamo a totale disposizione per illustrare le evidenze scientifiche oggi disponibili e l’entità di tali conseguenze, che hanno già oggi pesanti ricadute sulla competitività del Paese. 
 
Roma, 7 Luglio 2014

Giorgio Cantelli Forti, presidente dell'Accademia Nazionale di Agricoltura (www.accademia-agricoltura.unibo.it) 

Felice Cervone, presidente della Federazione Italiana Scienze della Vita (FISV, www.fisv.org)
               
Franco Scaramuzzi, presidente onorario dell'Accademia dei Georgofili (http://www.georgofili.it) 

Michele Stanca, presidente dell’Unione Nazionale delle Accademie italiane per le Scienze Applicate allo Sviluppo dell'Agricoltura, alla Sicurezza Alimentare e alla Tutela Ambientale (UNASA, www.unasa.net) 

Paolo Trost, presidente della Società Italiana di Biologia Vegetale (SIBV, www.sibv.it) 

Fabio Veronesi, presidente della Società Italiana di Genetica Agraria (SIGA, http://www.geneticagraria.it/)