La domanda è: dobbiamo orientarci verso le esigenze dell’uomo o verso quelle dell’animale?
Le teorie sul rapporto uomo-animale sono tre:
- principio antropologico (ego-centrismo): promozione e difesa della vita e della salute dell’uomo
- principio ecologico (eco-centrismo): salvaguardia dell’equilibrio ambientale
- principio biologico (bio-centrismo): salvaguardia della diversità biologica e del benessere animale
Tutte le società si sono fondate e si fondano sull’egoismo: ricerca delle condizioni ottimali per la propria sopravvivenza. In carenza di risorse primarie non si dà attenzione al benessere animale; solo dopo aver assicurato questo obbiettivo vi è spazio per l’altruismo sincero, salvaguardia dell’ambiente e benessere animale, o di comodo, ambiente e benessere animale che assicurino prodotti di qualità migliore. Sia per l’uomo che per l’animale la prima domanda che ci poniamo è: il benessere è legato ai desideri (quello che vorremmo avere) o ai bisogni (quello che ci necessita)? Per l’uomo, il benessere è libertà dai bisogni primari (dalla fame), dai disagi e dalle preoccupazioni, dalle guerre.
Vi sono conflitti tra benessere dell’uomo e benessere dell’animale? Nella propria curva evolutiva la società occidentale, raggiunta l’autosufficienza, si spinge verso il massimo dell’egoismo pretendendo prodotti di origine animale di altissima qualità; ma tenta di attenuare l’accusa di egoismo adottando i concetti di salvaguardia dell’ambiente e di benessere animale per affermarsi come animalista. Ne è conseguita un’attenzione crescente alle condizioni di vita degli animali da reddito, molto simili a quelle degli animali da affezione o, meglio, di quelle degli animali selvatici. Per il Farm Animal Welfare Council (Regno Unito) le libertà degli animali dovrebbero essere: dalla fame e dalla sete, dal disagio fisico, dai traumi e dalle malattie, dalla paura e dagli stress, dall’annullamento del comportamento della propria specie, dalla modifica del permanente del genoma.
L’etica della produzione va perseguita nel rispetto del benessere dell’animale, per l’evitargli sofferenze inutili, ma anche dell’etica ambientale (Environmental Ethics): protezione delle condizioni ambientali e conservazione della biodiversità (sostenibilità). Per il benessere degli animali deve essere considerata soprattutto la corrispondenza tra tecniche, strutture, alimentazione, condizioni igieniche e sanitarie valutabile con gli indicatori di stress (durata della vita, crescita ridotta, peggioramento delle funzioni riproduttive, patologie e traumi, libertà di effettuare proprie scelte), peraltro incerti per la laboriosità delle misurazioni e la stima dei valori soglia.
Ma non basta pensare a come si produce, bisogna anche pensare ai consumatori ed educarli ai principi etici, tenendo conto che vi sono delle esigenze nutrizionali (l’uomo è onnivoro) soddisfatte con scelte organolettiche, economiche e culturali (tradizioni, convenzioni sociali e religione: europei, asiatici, nomadi africani, amerindi: ciò che è etico per alcuni popoli non lo è per altri), ma talora dettate solo da mode transitorie (specie, razze, tagli, qualità). Oggi però aumentano le scelte bioecologiche (produzione biologica): benessere animale e conservazione del territorio con l’allevamento tradizionale di razze locali in funzione dell’adattabilità all’ambiente, della resistenza alle malattie, della longevità e del mantenimento della biodiversità genetica.
Il problema è complesso per la ricerca del giusto equilibrio tra esigenze dell’uomo ed esigenze dell’animale, tra estremo egocentrismo ed estremo altruismo. Naturalmente è essenziale anche l’etica dell’informazione giornalistica e medica che, non sempre correttamente, influenza le conoscenze dei consumatori sul valore nutrizionale degli alimenti e perciò gli orientamenti e le mode.