Nell’ambito del dibattito sugli OGM; segnaliamo una dichiarazione di Lodovico Actis Perinetto, neo Presidente della CIA del Piemonte. Per la prima volta, un massimo dirigente rompe quella che, finora, appariva un'opposizione compatta della CIA agli organismi geneticamente modificati. La posizione di Perinetto è chiaramente espressa in un articolo pubblicato lo scorso 26 giugno sul sito www.terraoggi.it, che riportiamo qui di seguito.
I ministri Ue dell’Ambiente hanno scelto di non scegliere sugli ogm. L’Europa prima ha traccheggiato ed ora, indossando i panni di Ponzio Pilato, ha deciso di lavarsene le mani scaricando la palla agli Stati membri. Il giudizio sui danni all’ambiente e alla salute rimarrà nelle mani dell’Efsa e gli Stati membri si potranno pronunciare solo su una singola coltivazione per volta e proibirla unicamente per “ragioni di politica agricola”. L’Efsa ha già accertato che il mais biotech non è dannoso per la salute (addirittura è più sano del mais convenzionale perché è meno inquinato da micotossine, queste ultime sicuramente dannose per la salute) e che, stabilita una certa zona di rispetto tra un campo di mais biotech ed uno di mais convenzionale, il rischio di “contaminazione” non esiste. Sono stati fatti studi al riguardo e bastano 100 metri per evitare contaminazioni nel caso del mais.
E’ vero che 100 metri di distanza tra un campo di mais e l’altro possono sembrare tanti nel contesto italiano. Nulla vieta però che molti agricoltori si accordino e, a quanto ci risulta, molti lo farebbero. Il pericolo poi che il mais biotech possa impollinare altre colture non esiste. Può solo impollinare quelle sessualmente compatibili, ovvero solo il mais. La biodiversità non corre perciò alcun pericolo.
L’Italia si oppone alla coltivazione del mais biotech per far passare l’idea che la nostra agricoltura è libera da ogm. La realtà però è completamente diversa. Gli ogm in Italia circolano liberamente ed entrano abbondantemente nella catena alimentare. La grande maggioranza degli animali italiani di allevamento per produrre latte, carne, salumi, formaggi (anche DOP), uova, yogurt e così via sono alimentati con mangimi contenenti ogm. La legislazione europea non prevede che venga segnalato l’uso di ogm come mangime animale, per paura di danneggiare commercialmente i propri prodotti. Molto “Made in Italy”, tipico e di qualità, è fatto con gli ogm, ma i consumatori non lo devono sapere. L’etichettatura obbligatoria paleserebbe l’ipocrisia della politica italiana ed europea, ma sollevare il problema non conviene a nessuno.
Sarebbe meglio a questo punto ammettere onestamente ed apertamente che vietare la coltivazione del mais biotech non ha alcun fondamento scientifico, ma è inevitabile a causa di un’aggressiva propaganda anti ogm che ha diffuso pregiudizi e paure irrazionali nell’opinione pubblica e farla quindi finita, una volta per tutte, con i surreali dibattiti sugli ogm, dominati da guru della gastronomia, filosofi, letterati e tuttologi di vario genere che parlano senza possedere alcuna competenza in materia. Il no agli ogm è una leva di marketing e nient’altro, finché dura.
La nostra speranza è che almeno venga rimosso il blocco della ricerca nel campo delle biotecnologie agrarie perché, se così non fosse, arriverà inevitabilmente il giorno in cui l’Italia col cappello in mano sarà costretta a elemosinare gli studi altrui, e con essi, nel campo vegetale, le sementi e il germoplasma da altri migliorato.