Il surriscaldamento globale sta portando ad un crescente aumento del numero e dell’intensità degli eventi meteorici estremi. In questo contesto, le dinamiche degli ecosistemi forestali sono fortemente influenzate dagli effetti dei cambiamenti climatici, quali le alte temperature, periodi prolungati di siccità e tempeste di vento. In Italia la tempesta Vaia, abbattutasi sul versante alpino meridionale causando ingenti danni alle foreste (circa 20.000 ettari di bosco), ha rappresentato uno dei più recenti esempi. Il fenomeno Vaia non è sicuramente un caso isolato, basti pensare ai circa 300.000 m3 di foreste abbattuti in Toscana nel 2015 e, soprattutto, le tempeste che hanno colpito ripetutamente l’Europa centrale, con impatti anche 10 volte superiori a quelli di Vaia. Tuttavia, questa tendenza non sembra destinata ad invertirsi. Infatti, diversi modelli previsionali suggeriscono che le ondate di calore, la siccità prolungata e altri eventi meteorici estremi, che interesseranno l’Europa con maggiore frequenza, non solo favoriranno la mortalità diretta degli alberi ma porteranno ad un incremento delle cause di mortalità biotica degli stessi.
In particolare, in seguito ai sopramenzionati eventi avversi, la presenza diffusa di alberi stressati, lesionati, defogliati o sradicati induce un forte incremento demografico delle popolazioni di insetti in grado di svilupparsi negli strati sottocorticali della pianta ospite. Tra questi, il Coleottero Scolitide noto con il nome comune di Bostrico tipografo (Ips typographus L.), a causa degli ingenti danni che può provocare alle foreste di abete rosso, rappresenta la più importante specie fitofaga forestale in Europa. Basta pensare che più di 50 milioni di m3 di foreste di abeti rossi sono state attaccate in Europa da questo coleottero, pari al 50% di tutti i danni biotici causati alle foreste europee tra il XIX e il XX secolo. Il Bostrico tipografo è diffuso in tutte le foreste europee di abete rosso e come numerosi altri scolitidi è parte integrante degli ecosistemi forestali naturali dove normalmente compie il proprio ciclo biologico a spese di alberi recentemente morti. Tuttavia, negli ultimi decenni, in un contesto di forti cambiamenti climatici, le popolazioni del Bostrico tipografo sono passate da una presenza endemica ad una presenza epidemica, con il conseguente aumento dei focolai su larga scala ed effetti economici ed ecologici devastanti.
Risulta infatti oggi noto come i focolai di questo insetto possano comportare ampie trasformazioni dei paesaggi forestali interferendo sulla loro biodiversità oltre che generare profonde conseguenze economico-sociali per gli operatori della filiera del legno.
Gli adulti di questo piccolo coleottero, dal corpo cilindrico di lunghezza compresa tra i 4 e i 6 mm, così come le larve, sono in grado di scavare, tramite la loro azione trofica, un complesso sistema di gallerie all’interno degli strati corticali interrompendo il flusso floematico. Inoltre, l’associazione dell’insetto con alcuni funghi simbionti, trasportati dagli adulti nei tessuti vegetali infestati, causa la comparsa di evidenti lesioni necrotiche. Questa azione combinata porta la pianta ad un graduale indebolimento ed infine alla morte. L’infestazione da parte del Bostrico tipografo può essere riconosciuta già nelle prime fasi di scavo grazie all’emissione di rosura bruno-rossastra dal foro di ingresso; in caso di pioggia, tuttavia, questi segni di infestazione non risultano visibili. In associazione alla rosura è possibile notare la presenza di una diffusa resinazione prodotta dalla pianta nel tentativo di difendersi dall’attacco. La decolorazione degli aghi, la loro caduta quando la chioma è ancora verde e il distacco della corteccia sono i segni tardivi della colonizzazione dei tronchi. Quando la chioma assume un colore rosso intenso, gli insetti si sono in genere già involati.
Questo Scolitide compie di norma due generazioni all'anno, svernando allo stadio adulto. Tuttavia, a causa delle temperature medie crescenti e in presenza di inverni più miti, il voltinismo di questa specie potrebbe essere alterato portando ad un incremento delle generazioni annue. Il Bostrico tipografo attacca di norma abeti rossi (Picea abies (L.) Karsten) maturi. Tuttavia, l’insetto può essere rinvenuto anche su Picea orientalis (L.) Peterm. e occasionalmente Pinus sylvestris L. e Larix decidua Mill.
In conformità con le direttive dell'Unione Europea, la gestione del Bostrico tipografo si basa sui principi della difesa integrata, con le sue componenti principali di prevenzione, monitoraggio e sanificazione. Tuttavia, il controllo di questo xilofago risulta alquanto difficile con le comuni strategie di difesa integrata oggi disponibili. Le criticità derivano dal fatto che Ips typographus compie la quasi totalità del suo ciclo vitale al di sotto della corteccia degli alberi.
La prevenzione comprende principalmente il diradamento e la diversificazione dell'età degli alberi. I diradamenti sono volti a favorire la crescita equilibrata delle piante, riducendo i fattori di stress ed eliminando i soggetti deboli. Una strategia che consente di arginare i danni procurati da I. typographus è inoltre quella di creare, laddove possibile, boschi misti con varie specie, ben strutturati e con piante disetanee, capaci quindi di resistere in caso di pullulazioni dello scolitide ed in grado di ricostituirsi prima, nel caso di infestazioni che portino alla perdita dell’abete rosso. Questo orientamento appare di grande importanza nell’ottica di prevedibili aumenti delle temperature medie causate dal cambiamento climatico.
Il monitoraggio del volo del Bostrico viene realizzato tramite una rete di trappole a feromoni e osservazioni dirette sugli alberi in campo. Inoltre, modelli fenologici basati su dati meteorologici possono supportare il monitoraggio su scala regionale.
L’individuazione precoce degli alberi infestati e il loro immediato abbattimento, seguito da allontanamento o scortecciamento e successiva distruzione del materiale attaccato, costituiscono nell’insieme la più efficace misura di lotta contro il Bostrico. Tali interventi devono essere eseguiti prima che gli adulti abbiano abbandonato le piante, altrimenti è più utile evitare il taglio, sia a scopo di protezione fisica degli alberi retrostanti, che sarebbero oggetto di una maggiore radiazione solare, sia perché al loro interno potrebbero essere presenti gli antagonisti naturali dello scolitide utili al suo contenimento. Una valida tecnica di contenimento del Bostrico in prossimità di aree fortemente attaccate è quella di provvedere all’allestimento di alberi esca solitamente innescati con dispenser del feromone di sintesi per incentivare la colonizzazione da parte degli esemplari disperdenti; si dovrà procedere poi alla loro rapida rimozione prima che abbia inizio lo sfarfallamento. Tali alberi dovrebbero essere scelti tra quelli collocati ai margini e più facilmente colpiti dal sole. L’abbinamento di alberi esca con specifici feromoni di aggregazione del Bostrico tipografo, specie in presenza di attacchi epidemici può rappresentare una strategia di maggiore efficacia rispetto all’uso esclusivo delle trappole.
Una strategia di attuale valutazione per controllare gli attacchi di I. typographus è rappresentata dal push and pull (“attrai e respingi”). Questa tecnica consiste nel respingere gli insetti dagli alberi suscettibili (push) e attirarli in apposite trappole (pull). Al fine di repellere gli adulti del bostrico dagli alberi suscettibili, vengono utilizzati appositi dispenser di sostanze volatili ad azione repellente, quali il verbenone (il feromone antiaggregante primario per varie specie di scolitidi) e alcune sostanze volatili prodotte da latifoglie (non ospiti del Bostrico). Al contempo, trappole o piante esca, attivate con sostanze attrattive (specifici feromoni di aggregazione) vengono posizionate ad apposita distanza dagli alberi suscettibili per catturare gli esemplari disperdenti. In recenti studi incentrati sull’impiego di questa tecnica contro il Bostrico tipografo è stata ottenuta una riduzione significativa degli attacchi agli alberi trattati rispetto a quelli delle zone non trattate. Tuttavia, in altri casi l’impiego abbinato di verbenone e feromoni di aggregazione non ha prodotto risultati soddisfacenti. Tali risultati alterni suggeriscono la necessità di dover individuare opportuni accorgimenti volti a determinare le idonee tipologie e quantità di dispenser e trappole, nonché delle relative sostanze repellenti e attrattive al fine di ottenere una maggiore efficacia nell’impiego di questa strategia alternativa di controllo.
Negli ultimi anni interessanti risultati nel controllo di I. typographus sono stati ottenuti tramite l’impiego di antagonisti naturali e funghi entomopatogeni. L’azione di tre imenotteri parassitoidi, presenti nel territorio italiano, Tomicobia seitneri (Rusckka) (Pteromalide), Ropalopphorus clavicornis (Wesmael) (Braconide) e Coeloides botstrychorum Giraud (Braconide) si è dimostrata alquanto incoraggiante. Purtroppo, come noto, le relazioni ospite-parassitoide vengono ad avere minore incisività a causa di diversi fattori abiotici. I rigori invernali agiscono infatti indiscriminatamente su tutte le specie, sia entomofaghe che fitofaghe, agendo in tal modo da fattori di mortalità ma non certo di regolazione. Pertanto, favorire la presenza e il mantenimento del complesso dei nemici naturali di questo insetto fitofago potrebbe rappresentare un aspetto fondamentale della moderna protezione delle foreste. Eventuali programmi di rilascio inondativo di parassitoidi ottenuti da allevamenti di laboratorio rappresenterebbero pertanto una concreta prospettiva.
Studi recenti di laboratorio, dimostrano inoltre che specifici isolati del fungo entomopatogeno Beauveria bassiana possono fornire un livello di controllo efficace e accettabile contro I. typographus. Tuttavia, saranno necessari ulteriori studi, condotti in condizioni di campo simulate ed effettive, per verificare se i risultati di laboratorio riflettono le prestazioni degli isolati sul campo. Inoltre, saranno da verificare anche le idonee modalità di formulazione dell'inoculo e del successivo metodo di applicazione nei confronti delle popolazioni I. typographus.
Appare infine evidente che il cambiamento climatico richiede un'intensificazione della ricerca incentrata sul miglioramento delle strategie di controllo del Bostrico tipografo. Parallelamente, sono necessarie strategie multinazionali volte ad affrontare le conseguenze dei focolai ricorrenti e su larga scala nel territorio Europeo. In alcuni casi, saranno necessari sforzi per convertire le foreste altamente suscettibili al bostrico in foreste meno suscettibili composte da specie arboree meglio adattate al clima, fornendo allo stesso tempo i beni e i servizi che la società si aspetta da queste foreste.