La tragedia della pandemia da Covid-19 e le conseguenti restrizioni agli spostamenti delle persone, ma anche i forti aumenti dei noli dei trasporti a livello mondiale, in questa fase di ripresa economica, hanno modificato in modo sostanziale le priorità e i modelli di sviluppo, ponendo una riflessione sulla globalizzazione delle produzioni e dei consumi. Il recente conflitto armato nel cuore dell’Europa, oltre all’inaccettabile carico di morte e dolori per le popolazioni, pone inoltre ulteriori riflessioni anche per il nostro Paese sui flussi di importazione dei cereali e altri prodotti agricoli confermando la necessità di un uso razionale di tutte le nostre superfici ad uso agro-zootecnico in base alle vocazioni dei territori. Questo scenario che tende a modificarsi rispetto al passato, aggravato dalle fortissime tensioni internazionali dovute alla guerra, accresce il ruolo del mondo rurale, ponendolo al centro di un nuovo modello di sviluppo. I periodi di lockdown dovuti alla pandemia hanno mostrato come le aree marginali, quelle collinari, quelle montane, i borghi rurali, sono improvvisamente diventati attrattivi come luoghi dove vivere in forte connessione con filiere produttive locali, spesso di qualità. In particolare nel 2021, inoltre, le restrizioni agli spostamenti per le vacanze, hanno favorito una crescita significativa dell’agriturismo fornendo alle nostre aziende agricole una integrazione al reddito. Non tratterò il fondamentale aspetto tuttavia della necessaria presenza di infrastrutture e servizi per favorire questa politica di presidio territoriale nelle aree rurali del nostro Paese, ma mi soffermerò su qualche considerazione sulle potenzialità dell’agricoltura e dell’allevamento con particolare riferimento alla realtà della Regione Toscana.
Le politiche regionali delle Toscana hanno da sempre prestato attenzione anche all’agricoltura meno intensiva, al rispetto dell’ambiente e del paesaggio e ai valori culturali rurali che si legano al vasto patrimonio della agrobiodiversità e dei prodotti agroalimentari tradizionali che sono tutelati e promossi da specifiche legislazioni regionali e nazionali. Il cuore rurale della Toscana, fatto di produzioni di qualità, di una superficie condotta ad agricoltura biologica di oltre il 30% della SAU, di allevamenti bradi e semibradi e di foreste, è esso stesso componente essenziale del paesaggio unico e della qualità di vita che il brand Toscana suscita nel mondo. Questa agricoltura, che potremmo definire di territorio, in quanto legata ai valori e alla cultura locale, non sarà probabilmente in grado di rispondere da sola alla forte crescita globale di prodotti alimentari, ma potrà essere una linea differenziale di sviluppo, che oltre all’aspetto produttivo di alta qualità, potrà contribuire al presidio del territorio specialmente nelle aree interne e impervie con tutta la conseguenza ricaduta positiva.
Molti sono tuttavia i problemi per sviluppare la coltivazione, l’allevamento e la trasformazione del patrimonio di agrobiodiversità e dei prodotti agroalimentari tradizionali per immetterli in canali commerciali anche locali.
Preliminarmente, per la valorizzazione di questi prodotti occorre focalizzarsi sui seguenti aspetti:
- Quantità di prodotto in coltivazione o allevamento e possibilità potenziale di aumentare superfici e capi;
- Esistenza di una capacità di trasformazione, di logistica e di distribuzione che possa portare a costi congrui i prodotti della agrobiodiversità e dei PAT Prodotti Agroalimentari Tradizionali sulle tavole dei cittadini.
Non esiste una formula standard, ma ogni prodotto e ogni territorio può avere anche più filiere percorribile e sostenibili in un mix di diversità che è essa stessa qualità di un comprensorio rurale.
La Regione Toscana, come si accennava precedentemente, è sempre stata particolarmente attiva con politiche che possono favorire questo sviluppo delle aree marginali.
La Toscana è proprietaria di oltre 110.000 ettari di superficie forestali e agricole, il Patrimonio Agricolo Forestale Regionale, che viene gestito prevalentemente tramite delega dalle Unioni di Comuni. In questo importante compendio forestale che rappresenta circa il 10% dell’intera superficie forestale regionale, spesso all’interno di aree protette, i piani di gestione prestano particolarmente attenzione al prelievo della massa legnosa, facendo delle foreste regionali uno strumento concreto di carbon stock e di contributo alla riduzione degli effetti dei cambiamenti climatici. Alcune delle superfici agricole facenti parte di questo patrimonio, tramite l’attivazione della concessione amministrativa, anche attraverso lo strumento della Banca della Terra, normato da Regione Toscana attraverso specifica legislazione, sono date in gestione ad imprenditori privati, con la possibilità da parte dell’Ente Pubblico di orientare le attività a seguito di emanazione di specifici bandi che prevedono progettualità. A seguito della crisi della zootecnia sia nel settore ovi caprino che bovino, per crisi di mercato, ma anche per il drammatico fenomeno delle predazioni, ad esempio, il Patrimonio Agricolo Forestale Regionale potrebbe implementare concessioni e autorizzazioni di superfici da destinare a pascolo dotandolo delle essenziali infrastrutture come recinzioni, abbeveratoi, e ricoveri. Inoltre sarebbe interessante creare premialità nei punteggi dei bandi di concessione, per quegli allevatori che lavorano con razza iscritte al repertorio regionale della agrobiodiversità, ma contestualmente vigilando sulla effettiva presenza degli animali in pascolo per evitare alcune distorsioni dovute ad alcune misure PAC. Sono già presenti esperienze di valorizzazioni di filiere locali, come ad esempio, avviene nel caso della Associazione Razza Bovina Garfagnina e Pontremolese che attraverso l’allevamento semibrado presidia e valorizza il territorio pascolando anche terreni dal Patrimonio regionale attivando un circuito locale di disponibilità di carne attraverso macellerie locali e ristoranti, ma anche con azioni e iniziative di sensibilizzazione sulle caratteristiche e i valori, anche culturali, di queste razze, anche verso le comunità locali e le Scuole. La perdita dei pascoli o il loro abbandono, sarebbero pertanto elemento che porterebbe alla scomparsa di questa attività economica a presidio del territorio.
La Regione Toscana, ha inoltre favorito e sostenuto, in base alla specifica legislazione nazionale, la formazione delle Comunità del Cibo della biodiversità agricola e alimentare, recentemente riconosciute e iscritte al Registro nazionale dei Distretti del Cibo. Un modello di governance delle comunità rurali che raccoglie tutte le componenti pubbliche e private della società locale e che attraverso i prodotti della agrobiodiversità, intende attivare tutte le leve per animare e promuovere un territorio e i suoi prodotti contribuendo a renderlo attrattivo e quindi vitale favorendo la creazione di opportunità economiche per la comunità.
E’ inoltre recente l’Avviso di segnalazione di interesse promosso dalla Regione Toscana per la costituzione del Centro delle Competenze sui prodotti agroalimentari tradizionali, una categoria di prodotti che da specifica legislazione nazionale sono classificati come patrimonio culturale e che in Toscana sono oltre 460. L’obiettivo che si pone il Centro, che beneficerà della collaborazione scientifica dell’Accademia dei Georgofili in base al Protocollo d’intesa sottoscritto con la Regione Toscana, è quello di indagare questo patrimonio di prodotti e saperi e creare relazioni fra i partecipanti, per programmare la valorizzazione di quei prodotti che hanno la possibilità di creare filiere locali che così contribuiranno allo sviluppo delle comunità rurali e più in generale dell’agricoltura toscana.
Tuttavia non occorre pensare che la Regione Toscana intenda promuovere un modello arcaico che vuole solo rievocare il passato, ma anzi attraverso alcune iniziative, ha avuto conferma come questo vitale mondo rurale sia desideroso di innovazione e di rapporti e collegamenti tra esperienze. La Comunità della Pratica sul tema dell’agricoltura di precisione e della digitalizzazione del settore agricolo e agroalimentare, promossa dalla Regione Toscana, che raggruppa circa 80 soggetti a vario titolo interessati alla tematica, trova una folta rappresentanza di aziende agricole condotte con metodo di agricoltura biologica, spesso localizzate nelle aree interne e coinvolte nella valorizzazione di filiere locali, che si aspettano dalla digitalizzazione della agricoltura e dell’allevamento, risposte per migliorare il ciclo lavorativo e in alcuni casi per renderlo possibile come per esempio per alcune soluzioni innovative di contrasto alle predazioni. Interesse comune a molte aziende agricole è anche l’utilizzo della digitalizzazione come strumento di comunicazione dei valori di produzione e del territorio verso il consumatore attraverso la struttura del blockchain. Questa interessante esperienza di Comunità della Pratica viene ospitata nella Demofarm di Cesa di Ente Terre Regionali Toscana, storica azienda sperimentale della Regione Toscana, e può così anche beneficiare del trasferimento della innovazione scaturito dalle numerose prove sperimentali che qui si svolgono, ma anche di progetti europei a cui la Tenuta di Cesa partecipa.
La Comunità della Pratica inoltre favorisce e anima possibili parternariati per partecipare a progettualità europee in particolare sulla innovazione, convinti che anche questo comparto di agricoltura di territorio, possa dare comunque un contributo non trascurabile alla produzione globale di derrate alimentari, ma con un’attenzione all’ambiente e ai valori tradizionali.
*Ente Terre Regionali Toscane