Professore Tarolli, lei ha coordinato uno studio che mostra quale sarà l’impatto del cambiamento climatico sulle aree agricole a forte pendenza alla fine del secolo. Perché ha scelto proprio questi territori?
In questo lavoro abbiamo prodotto una mappa globale ad alta risoluzione dei paesaggi agricoli collinari e di montagna, analizzando la loro distribuzione nelle zone climatiche attuali (tropicale, arido, temperato, freddo, polare) e nelle proiezioni climatiche future. La nostra analisi dimostra che le aree agricole in forte pendenza sono significativamente più minacciate dal cambiamento climatico rispetto alla media della superficie agricola globale, in particolare vi sarà un’espansione di zone a clima arido, quindi di condizioni di scarsità idrica.
E’ dal 2014 che ho iniziato a occuparmi di agricoltura di collina e montagna (“agricoltura eroica”), con particolare focus su aree terrazzate. I maggiori costi di gestione delle sistemazioni a terrazza rispetto ad altre pratiche, il conseguente abbandono delle terre coltivate e i cambiamenti climatici stanno trasformando questi luoghi in un territorio fragile ed a rischio. I sistemi agricoli in aree a forte pendenza, sebbene rappresentino una frazione ridotta della superficie agricola globale, sono di grande rilevanza. In alcune regioni, il paesaggio terrazzato è divenuto parte integrante del territorio al punto da essere considerato vero e proprio patrimonio storico e culturale, dove la conoscenza nella gestione del territorio (es. gestione dell’acqua, tecnica di costruzione del muretto a secco) è tramandata di generazione in generazione seguendo tecniche tradizionali. Per queste aree la bellezza caratteristica dei terrazzamenti contribuisce in modo rilevante all’attrazione turistica ed è di grande supporto all’economia locale. La loro importanza agronomica, così come il valore storico e culturale che li contraddistingue, sono ampiamente riconosciuti dalle Nazioni Unite e protetti con iniziative come i siti Patrimonio Mondiale dell’Umanità UNESCO e Patrimonio Agricolo Globale GIAHS (FAO).
In Italia abbiamo ad esempio i vitigni terrazzati liguri o valtellinesi, in quali altre zone nel mondo si pratica questa agricoltura?
Oltre all’Italia e all’area del Mediterraneo, possiamo trovare aree terrazzate in Asia, Medio Oriente (dove si trovano probabilmente le più antiche) e Sud America. I terrazzamenti agricoli sono stati progettati per trattenere suolo ed acqua, ridurre l’erosione e supportare l’irrigazione. Tra gli esempi più noti, si possono citare le aree terrazzate Honghe Hani nella provincia cinese dello Yunnan, sito riconosciuto dall’UNESCO come patrimonio mondiale e dalla FAO come patrimonio agricolo globale. Queste aeree sono gestite e mantenute dalla minoranza Hani da oltre 1.300 anni, sviluppando un complesso sistema di canali per portare l'acqua dalle montagne alle aree coltivate a terrazza; esse sono in grado di produrre 48 varietà di riso, dando vita ad un habitat ideale anche per l’allevamento di bovini, anatre e pesci, in un’ottica di economia circolare e servizi ecosistemici.
Come avete lavorato per ottenere le proiezioni climatiche da oggi alla fine del XXI secolo?
Lo studio è basato sulla proiezione delle zone climatiche attuali (1980-2016) a fine secolo (2071-2100) secondo lo scenario di concentrazione di gas serra RCP8.5, ovvero senza l'adozione di iniziative a favore della protezione del clima e, pertanto, con crescita delle emissioni ai ritmi attuali.
Si tratta di dati in formato open-access ricavati dalla pubblicazione di Beck et al. 2018. In generale, per questo lavoro abbiamo adottato la strategia della Open Science, che rappresenta una delle priorità della Commissione Europea; sono stati utilizzati dati satellitari e territoriali in formato accesso aperto, analizzati tramite la piattaforma online Google Earth Engine, in modo che la metodologia possa essere replicata non solo da scienziati, ma anche da operatori del settore agricolo ed enti per la gestione del territorio.
Un monito in più a prendere urgenti provvedimenti per limitare i danni dei cambiamenti climatici, dunque ...
Tra ottant’anni, secondo le proiezioni del nostro studio, la percentuale dei terreni agricoli di collina e montagna delle zone tropicali saliranno dal 17% al 27% e quelle aride dal 9% al 16%: sostanzialmente raddoppieranno rispetto alla situazione attuale; all’opposto, nelle regioni fredde si osserverà una riduzione dall’attuale 28% al 13%, mentre in quelle temperate si passerà dal 46% al 44%. In sole tre generazioni quindi aree agricole più estese saranno interessate da un clima più caldo (o tropicale o arido) che comporterà da un lato un calo della disponibilità di acqua per l'irrigazione, ma favorirà anche l’aumento della frequenza di eventi meteo intensi di breve durata e localizzati. La nostra ricerca dimostra, pertanto, che le aree agricole in forte pendenza, spesso caratterizzate da un’elevatissima specializzazione nella gestione dell’acqua, saranno quelle maggiormente minacciate dal cambiamento climatico. Data l'urgente necessità di garantire una produzione alimentare sostenibile e per tutti riteniamo che i governi e le istituzioni debbano investire di più nell’identificazione e mitigazione degli effetti del cambiamento climatico in agricoltura. In particolare il nostro studio evidenzia la necessità di azioni atte a migliorare, specie per i paesaggi agricoli collinari e montani, la resilienza al cambiamento climatico previsto nei prossimi decenni, al fine di preservare il loro ruolo nella produzione alimentare, reddito, valore storico e culturale, e servizi ecosistemici.
Link alla ricerca: 10.1038/s43016-021-00454-y oppure https://rdcu.be/cGZ1M
Titolo: “Future climate-zone shifts are threatening steep-slope agriculture” – «Nature Food» 2022
Autori: Wendi Wang, Anton Pijl & Paolo Tarolli*
*corresponding author