Il controllo degli organismi nocivi e di altri agenti di malattia, e dei vegetali infestanti (malerbe) è fondamentale nel comparto florovivaistico. La lotta va ricercata sulla via della sostenibilità ambientale oltre che economica. Questo obiettivo si può raggiungere solo attraverso lo sviluppo di strategie sostenibili, la razionalizzazione degli interventi colturali e la sensibilizzazione delle aziende nel prevedere il rischio di insorgenza del problema fitosanitario. L’impiego di strumenti atti a monitorare le colture, come la diagnostica precoce o l’applicazione di modelli previsionali, permette di rilevare i patogeni anche su materiale vegetale asintomatico o di individuare i momenti più indicati nell’attuare il trattamento fitosanitario. Una migliore gestione del rischio fitosanitario, attraverso la messa a punto di poche, ma efficaci azioni innovative, quali il controllo delle piante acquistate, soprattutto dai Paesi extraeuropei, la sorveglianza permanente delle proprie produzioni attraverso l'autocontrollo, l’adozione di procedure atte a regolamentare comportamenti virtuosi nella gestione dei vivai, una migliore e più efficace collaborazione tra Enti pubblici, deputati al controllo, vigilanza e monitoraggio ed imprese, consente di poter garantire la qualità delle produzioni.
Altro aspetto da studiare è il contenimento delle erbe infestanti attraverso l'uso della “chimica innovativa “(diserbo) che di azioni meccaniche in grado di limitare l'impiego di diserbanti tossici per l'uomo, gli animali, l'ambiente (aria, acqua, ecc.)
Da questa breve premessa, si evidenzia la necessità di sostenere ricerche, sperimentazioni in grado di modificare nei prossimi anni un approccio colturale tradizionale, verso una gestione innovativa, in grado di iniziare a sostituire la chimica, (fertilizzanti, antiparassitari e diserbanti), con prodotti biologici o ecocompatibili, attraverso l'impiego di tecniche di lotta biologica (antagonisti naturali, confusione sessuale, catture massali ecc.).
Tale innovazione deve essere supportata da percorsi formativi e di consulenza aziendale in grado di modificare concezioni produttive tradizionali, assai diffuse nel comparto (non esiste più l'assistenza tecnica pubblica o indipendente, ma la consulenza viene svolta dai venditori di mezzi tecnici).
Alcune proposte:
1. aprire un tavolo con l'industria chimica, con lo scopo di avviare un processo di ricerca verso prodotti ecocompatibili (il glifosate, ormai la sua autorizzazione è scaduta, ma ancora commercializzato sotto varie sigle, viene ancora largamente impiegato nel contenimento delle erbe infestanti, così come altri antiparassitari che verranno banditi con l'applicazione del “nuovo PAN” già con il corrente anno?)
2. avviare un confronto con l'industria per incentivare la produzione di antiparassitari e fertilizzanti compatibili con l'agricoltura biologica o integrata (nel breve periodo) in sostituzione di prodotti la cui autorizzazione è scaduta, ma prorogata in mancanza di nuovi prodotti da immettere sul mercato.
3. mettere a disposizione aziende, pubbliche e/o private, con il sostegno finanziario pubblico, per collaudare l'innovazione di cui ai punti sopra esposti
4. trasferire i risultati della ricerca (pubblica-privata) all'industria per mettere in produzione e commercializzazione kit diagnostici, per la ricerca rapida di organismi nocivi (da quarantena e di qualità), in uso diretto da parte dei vivai
5. sostenere l'esportazione verso Paesi europei ed extraeuropei (anche Regno Unito, importante importatore di piante ornamentali dall'Italia), di vegetali certificati, autocontrollati e tracciati, dal produttore stesso, sia dal punto di vista fitosanitario che di qualità.