Un lavoro pubblicato all’inizio del 2022 (Enhancing the sustainability of Mediterranean olive groves through adaptation measures to climate change using modelling and response surfaces- Lorite I.J., Cabezas J.M., Ruiz-Ramos M., del a Rosa R., Soriano M.A., Leon L, Santos C., Gabaldon-Leal C; Agricultural and Forest Meteorology, 313,2022) ha come oggetto lo studio delle potenziali vulnerabilità dei sistemi olivicoli mediterranei ad eccessi di calore e stress idrico durante stadi fenologici critici e a problemi di fioritura conseguenti a ridotti accumuli di freddo, cercando vie di adattamento e di supporto alla sostenibilità. La ricerca ha sviluppato un sistema di supporto decisionale basato su un approccio integrato tra dati di pieno campo (ottenuti in diverse zone della Spagna) e la modellistica, quest’ultima suffragata dal modello AdaptaOlive 2.0 che si basa su funzioni produttive in risposta allo stress idrico, aumenti di concentrazione di CO2 atmosferica, effetto del decremento dell’accumulo di gradi giorno e dello stress termico in fioritura. Gli output del modello, alimentato dai dati di campo e dai dati climatici reali e simulati, sono stati la produttività, il profitto, la produttività dell’eventuale acqua irrigua, e la richiesta idrica a sua volta collegata alla struttura dell’oliveto, alle condizioni meteorologiche, alle strategie di apporto irriguo e alle misure di adattamento di caso in caso considerate. Tra queste, si sono selezionate, e simulate anche in combinazione, strategie di introduzione dell’irrigazione in impianti tradizionalmente asciutti, introduzione di cv a basso fabbisogno in freddo, modifiche della densità delle piante. Il lavoro ha confermato che non esistono misure di adattamento univoche ma ognuna di esse è sito-specifica, efficace per una certa collocazione geografica, un certo scenario e un determinato momento ma non altrettanto in condizioni diverse. Ad esempio, l’adozione di cv a bassissimo fabbisogno in freddo può essere consigliabile in aree con inverni miti ma può provocare anticipi di fioritura e quindi aumento di vulnerabilità alle gelate in zone caratterizzate da inverni freddi. Inoltre si è rivelato molto complicato, come peraltro atteso, verificare in assoluto la performance degli oliveti rispetto ai cambiamenti climatici tenendo in appropriato conto le diverse possibili misure di adattamento. Il lavoro ha fornito comunque diversi risultati rilevanti sotto diversi aspetti. Ad esempio, l’introduzione dell’irrigazione basata su strategie di deficit idrico si è dimostrata una misura sostenibile in grado di favorire produttività e profitto, in maniera diversa in funzione delle condizioni meteorologiche locali e delle strategie di irrigazione (di supporto, su base deficit, effettiva). Così, in località con inverni miti una misura alternativa di adattamento come l’adozione di cv a basso fabbisogno in freddo si mostra maggiormente vantaggiosa rispetto alla irrigazione. Allo stesso modo, l’aumento della densità dell’oliveto si è dimostrata una strategia utile ovunque tranne che nelle zone più aride in cui la disponibilità della risorsa idrica è un fattore assai limitante. Ed inoltre, l’aumento dell’efficienza dell’uso dell’acqua, pur non avendo effetti importanti su resa e profitto, ha un effetto ambientale estremamente positivo dato che porta con sé un aumento della produttività della risorsa stessa indipendentemente dal tipo di irrigazione e dalle condizioni climatiche. Gli autori evidenziano, a conclusione, come la combinazione tra modellistica, proiezioni climatiche, e osservazioni di campo sia la strategia giusta per identificare, valutare e promuovere strategie adeguate di adattamento, anche se esistono ancora domande importanti sulle risposte fisiologiche e fenologiche alle combinazioni possibili di fattori di stress. Ed auspicano maggiori studi in questo campo su colture arboree che, come l’olivo, sono state fino ad ora meno studiate rispetto alle colture di pieno campo.