Le modifiche delle condizioni climatiche stanno avendo un impatto sempre maggiore sulle produzioni agricole. Anche la coltivazione della vite sta registrando a livello globale effetti sempre più evidenti sia sulle quantità che sulla qualità dell’uva e quindi dei vini, tanto che secondo l’Organizzazione Internazionale della vigna e del vino nel 2021, per il terzo anno consecutivo, la produzione mondiale è stata ampiamente sotto la media pluriennale a causa di vari eventi climatici, anche estremi. Pure l’incidenza dei parassiti sta cambiando, in questo caso non sempre con risultati negativi.
Della tematica relativa ai rapporti tra viticoltura ed ambiente, con particolare riferimento al clima, si discuterà nel corso di due incontri organizzati dall’Accademia dei Georgofili in collaborazione con il Collegio nazionale dei Periti Agrari (il prossimo il 2 dicembre n.d.r.).
In particolare, assieme ad un generale aumento medio delle temperature, negli ultimi anni sono sempre più frequenti le ondate di caldo estivo, con temperature che si mantengono costantemente elevate per più giorni, così come si verificano spesso improvvisi ritorni di freddo in primavera, con conseguenti danni da gelate tardive. Anche la diversa distribuzione delle piogge, pur non cambiando sostanzialmente negli apporti idrici totali, ha effetto sulle produzioni arrivando a influenzare pesantemente vari parametri ambientali, tra cui la conservazione e fertilità dei suoli. Un ulteriore parametro di cui tenere conto è relativo all’incremento della concentrazione di CO2 nell’atmosfera, con conseguente accrescimento dell’efficienza fotosintetica delle piante.
Nel caso specifico della vite, tutti questi fenomeni oltre che nel rischio di perdite produttive si concretizzano nell’accelerazione della maturazione e in squilibri qualitativi dovuti ad esempio ad alterati equilibri tra maturazione zuccherina e componenti acidiche e fenoliche.
Di fronte a questi mutamenti ambientali, è evidente che le scelte di gestione e coltivazione, così come le tecniche enologiche, si devono adattare ed aggiornare, soprattutto per reagire a quello che potrebbe essere il clima tra 20 o 30 anni.
A livello viticolo sostanzialmente si può intervenire a diverse scale temporali: nel breve periodo sui vigneti esistenti possono essere adottati gli accorgimenti utili, in primo luogo, a non accorciare il ciclo produttivo ed evitare marcati stress alle piante. Diventano quindi importanti le tecniche colturali relative alla potatura invernale, da ritardare quanto più possibile per limitare i danni da gelate tardive, ed alla gestione estiva della vegetazione, per modulare da un lato la competizione nutrizionale tra germogli e grappoli e dall’altro per evitare l’esposizione diretta dei grappoli alla radiazione solare ed evitare danni da scottature dovute a rapida disidratazione. Risultati positivi nel rallentamento della maturazione e nella riduzione degli eccessivi accumuli zuccherini, soprattutto in varietà a bacca bianca, sono stati ottenuti anche con l’impiego di trattamenti alla chioma a base di prodotti antitraspiranti.
Pure la gestione del suolo dovrà adattarsi a interventi dinamici basati su una maggiore copertura del terreno, con inerbimenti o sovesci, ma con la possibilità di eliminare in tempi rapidi il cotico erboso in caso di prolungati periodi di siccità estiva. L’aumento delle temperature incide infatti sulla disponibilità di sostanza organica e sul ciclo del carbonio nel terreno, per cui dovranno essere attuati tutti gli accorgimenti possibili per facilitare la conservazione di questa importante componente della fertilità.
Dove possibile, sarà sempre più necessario ricorrere all’irrigazione, pur con tutte le annesse problematiche per un uso efficiente delle risorse idriche, non sempre adeguatamente disponibili.
Nel medio termine si dovrà intervenire anche sulle modalità di impianto, ad esempio cambiando dove possibile l’orientamento dei filari, oppure introducendo nuovi vitigni e portinnesti più resilienti. Proprio il miglioramento varietale, magari sfruttando le più recenti tecnologie genetiche potrà portare un contributo notevole in termini di adattamento e maggiore sostenibilità delle produzioni. In questo ambito assumerà particolare rilievo l’individuazione di combinazioni di genotipi di varietà e portinnesti che presentino un’elevata efficienza di uso dell’acqua.
Nel lungo termine, infine, con un presumibile ulteriore incremento dell’attuale tendenza, dovranno probabilmente essere riviste anche le scelte relative alla localizzazione degli impianti, sfruttando orientamenti dei versanti meno esposti alla radiazione solare o assecondando più marcatamente l’attuale spostamento verso quote collinari maggiori o verso latitudini più settentrionali.
Questo potrebbe essere lo scenario peggiore in quanto andrebbe a incidere direttamente sulle zone di coltivazione e sull’impianto delle attuali denominazioni d’origine, soprattutto dell’areale mediterraneo, con le relative conseguenze sugli aspetti relativi a cultura, turismo, tradizione. Dovremo fare tutto il possibile per mantenere una viticoltura duratura e sostenibile, soprattutto dove ha funzionato a lungo ed è presente da oltre 2000 anni.