L'Italia presenta una produzione annua di 1.3 milioni di tonnellate di nettarine, o pesche noci, che la porta ad essere il secondo produttore mondiale dopo la Cina, luogo di domesticamento di questa specie. Particolarmente apprezzate grazie alla loro buccia liscia e lucente, le nettarine hanno negli anni acquisito importanti fette di mercato: oggi coprono ad esempio circa il 30% di quello italiano.
Tuttavia, fino od oggi, da cosa dipendesse il loro caratteristico aspetto restava un mistero.
Ora un team di ricercatori del Consiglio della Ricerca e la Sperimentazione in Agricoltura (CRA) Centro di Ricerca per la Frutticoltura di Roma, Parco Tecnologico Padano di Lodi e Università Statale di Milano, in collaborazione con l'Università di Bologna l'IGA di Udine ha svelato, in un articolo apparso su
Plos ONE (
http://dx.plos.org/10.1371/journal.pone.0090574), l'arcano, individuando il gene responsabile della perdita della peluria nella pesca: si chiama PpeMYB25 e sembra essere il controllore della formazione sul frutto dei tricomi che sono le strutture filiformi che creano la peluria nei vegetali.
Questa scoperta permetterà ora di distinguere con assoluta certezza pesca e nettarina, grazie all'analisi del loro DNA. Finora le si potevano distinguere unicamente grazie alla storia della pianta o, ovviamente, dal frutto. Questo, ad esempio, richiedeva, nel caso di coltivazione di piante ottenute da seme dopo incrocio, 2-3 anni per attendere che la pianta arrivasse a frutto. Ora non dovremo più attendere che l'albero fruttifichi, basterà leggere il suo DNA.
Fonte: AGI