Nell’adunanza straordinaria del 7 giugno 1846, convocata dal Marchese Prof. Cosimo Ridolfi, Presidente dell’Accademia dei Georgofili, “il Dott. Francesco Minà Palumbo di Castelbuono, in Sicilia”, appena trentaduenne, viene “proposto a Socio Corrispondente e nominato a pieni voti”. Tanto dal verbale manoscritto dell’adunanza. Non risulta dal fascicolo a Lui dedicato da chi sia stato proposto, ma è facile immaginare che siano stati i professori di Botanica di Firenze con i quali aveva intrattenuto numerosa corrispondenza scientifica per la descrizione e catalogazione di molte piante appartenenti all’imponente flora delle Madonie.
Non si trova, peraltro, alcun cenno all’eventuale “promozione” a Socio Ordinario né di intensa partecipazione alla vita ed all’attività dell’Accademia stessa. Agli Atti, oltre a scritti di diversa importanza, esiste la lettera di ringraziamento che il Minà Palumbo scrisse al Presidente dell’Accademia, con la promessa dell’invio di una memoria “ostetrica” o “ostelvica”.
Dopo questa breve premessa desidero congratularmi con i Promotori dell’odierna cerimonia che celebra il bicentenario della nascita di Francesco Minà Palumbo, con quanti si sono occupati e si occupano del Museo a Lui dedicato.
Tutte le volte che ho cercato di ripercorrere la Sua straordinaria carriera mi sono ritrovato a concludere che si è trattato di un genio in assoluto con una incomparabile capacità di lavoro, che inizia ad esercitare la professione di medico a Castelbuono a 22 – 23 anni dopo avere studiato Medicina a Palermo, dai 16 ai 20 anni ed avere ottenuto la specializzazione all’Università di Napoli, dai 20 ai 22 anni. E subito dopo la Sua grande passione e la Sua vocazione di Naturalista, amico di tutti, dai più grandi e rinomati scienziati italiani e stranieri ai più umili pastori e contadini delle Sue Madonie che ben sapendo di fargli cosa graditissima e certamente anche per ringraziarlo delle Sue ambitissime prestazioni mediche gli portavano continuamente esemplari di piante, di funghi, di insetti, di minerali e della fauna locale e lo accompagnavano nelle Sue escursioni.
Ho maturato il convincimento che la Sua passione di Naturalista avesse preso ad un certo punto il sopravvento sulla professione medica, se è vero come è vero che stava per prendere servizio a tempo pieno all’Orto Botanico di Palermo, ma un ricorso di due concorrenti che ambivano allo stesso posto a concorso portò all’annullamento dello stesso.
Ma è la Sua figura che mi appare gigantesca come è testimoniato dall’opera omnia “Iconografia della storia naturale delle Madonie” pubblicata a cura di Pietro Mazzola e Francesco Maria Raimondo.
E’ il più grande, multiforme e leggendario personaggio che abbia mai incontrato nelle mie letture e lo ricordo oggi con il rispetto e l’ammirazione che si riservano ai Grandissimi.