Mentre si avvicina il centenario di Anbi, l’Associazione nazionale dei Consorzi di gestione e tutela del territorio e delle acque irrigue, previsto nel 2022, proprio i Consorzi di Bonifica si stanno confrontando con il Piano nazionale di ripresa e resilienza. Un’occasione, quella rappresentata dai fondi messi a disposizione dall’Unione europea, sulla quale abbiamo fatto il punto con il presidente di Anbi Toscana, Marco Bottino.
Presidente Bottino, tra un anno l’Anbi festeggerà i suoi 100 anni. Cosa rappresentano oggi i Consorzi per il Paese?
Negli anni il ruolo dei Consorzi di Bonifica a livello nazionale e locale si è evoluto moltissimo. Oggi l’attività dei Consorzi non è più ‘solo’ quella di enti deputati al lavoro di regimazione delle acque per la tutela del territorio, che pur rimane un aspetto fondante del nostro operato, ma abbraccia sempre più la riqualificazione, la tutela dell’ambiente, il sostegno all’agricoltura. Basti pensare che il piano di Anbi nazionale per il 2021 è quello di realizzare il Piano Invasi multifunzionale, per iniziare a utilizzare le acque reflue trattate per il cibo e per valorizzare le imprese agroalimentari, a beneficio di cittadini, imprese e dell’ambiente. Ma tanto si sta investendo anche per efficientare l’uso della risorsa irrigua.
Sono stati inseriti progetti irrigui anche nel Pnrr?
Lo scorso 30 settembre il Mipaaf ha approvato una serie di progetti sui quali si sta procedendo. Dovrebbero essere chiusi a breve anche i due bandi Fsc 2020 che saranno particolarmente importanti per il Sud. In totale, in Italia, sono 129 i progetti messi a punto dai Consorzi di bonifica per 1 miliardo e 680 milioni di euro, a fronte di 520 milioni di euro di nuove risorse disponibili sul Pnrr. Il tutto a dimostrazione che i Consorzi di bonifica sono in grado di offrire al Paese un patrimonio concreto di progetti utili a cittadini, territori e imprese capace di rispettare le tempistiche del Pnrr.
In Toscana quali opportunità si aprono con il Piano nazionale di ripresa e resilienza?
Nell’ambito dei progetti irrigui, saranno ammessi a finanziamento a valere sui fondi del Pnrr due progetti messi a punto dal Consorzio di Bonifica 6 Toscana Sud, per un totale di 5,2 milioni di euro. Lo stanziamento consentirà di realizzare il nuovo impianto di irrigazione di Cernaia, a Grosseto, e di procedere a interventi di adeguamento ed efficientamento della rete di distribuzione dell’impianto irriguo consortile in modo tale da limitare le perdite d’acqua. Si tratta di due progetti di grande importanza a sostegno del comparto agricolo dell’area, che non sono però gli unici. Nel settore dovrebbero scattare ulteriori finanziamenti, sempre nell’ambito del Pnrr, e stiamo lavorando per presentare altri progetti per intercettare questi fondi.
E in tema di tutela ambientale?
Sono all’esame oltre cento progetti “green” che saranno presentati dall’Autorità di Bacino Distrettuale dell’Appennino Settentrionale, con la quale lavoriamo in sinergia e insieme alla quale porteremo avanti i progetti che saranno selezionati. Si tratta di interventi che abbracciano un po’ tutta la Regione che vanno dalle sistemazioni idrauliche per la limitazione del dissesto idrogeologico alla piantumazione di alberi e arbusti, passando per la rinaturalizzazione dei corsi d’acqua e la realizzazione di corridoi ecologici. Fino a progetti per il riutilizzo in agricoltura delle acque reflue dei depuratori urbani che potranno consentire la riduzione degli emungimenti da falda. In linea con quanto portato avanti anche a livello nazionale.
Quali sono i possibili ostacoli all’occasione rappresentata dai fondi messi a disposizione dall’Unione europea?
A differenza dei Comuni, che in questi giorni hanno espresso la loro preoccupazione perché non hanno a disposizione le risorse umane per portare avanti i progetti del Pnrr, i Consorzi dispongono invece di un assetto amministrativo e tecnico che consente loro di elaborare i progetti e portarli a termine. Il tema problematico è semmai quello della burocrazia: il Pnrr prevede che, se un Consorzio (come qualsiasi altro ente) ottiene i finanziamenti, entro il 2026 debba terminare e rendicontare i lavori. In caso contrario deve restituire l’intera somma. Su questo credo che lo Stato debba intervenire e snellire i passaggi burocratici che spesso bloccano per lungo tempo progetti che potrebbero essere conclusi molto prima. Il rischio reale è quello di rimanere bloccati tra gli ingranaggi di un meccanismo arrugginito.