Negli ultimi anni, gli agronomi dell'International Centre for Biosaline Agriculture di Dubai hanno lavorato per coltivare colture che lasciano un'impronta di carbonio minima.
Usando acqua riciclata, o salamoia di scarto, proveniente dal suo impianto di desalinizzazione in loco, il centro è stato in grado di coltivare una varietà di prodotti, tra cui salicornia, nota anche come asparagi di mare, e quinoa.
In soli sei mesi,è stato in grado di coltivare più di 12 di tonnellate di prodotti dalla salamoia che altrimenti sarebbe stata buttata via.
"La salamoia di scarto è il sottoprodotto della rimozione dei sali dall'acqua di falda", ha spiegato Dionysia Aggeliki, agronoma del centro. "Il 70% della produzione globale di salamoia di scarto viene prodotto in Medio Oriente e in Nord Africa. Tutto ciò si traduce in milioni di metri cubi al giorno. "La salamoia viene generalmente scaricata in mare, e può alterare l'equilibrio dei microorganismi presenti nell'ecosistema marino. E' considerata un rifiuto ambientale, ma ricercatori e scienziati stanno lavorando per trovare dei modi per gestirla e utilizzarla come fonte idrica per l'agricoltura".
In un deserto caldo e arido come gli Emirati Arabi Uniti, gli agricoltori sono spesso limitati, in termini di quantità di colture che possono produrre usando i tradizionali metodi agricoli.
Dal momento che le precipitazioni sono scarse, l'acqua di falda è spesso salina, e i livelli di salinità aumentano nel tempo, a causa dell'infiltrazione dell'acqua marina nelle aree continentali.
I produttori alimentari sono costretti a portare altra acqua dolce per coltivare colture come patate, riso e pomodori, ma tutto ciò mette a dura prova le risorse idriche globali, già in calo a causa del cambiamento climatico.
E’ qui che entrano in gioco le alofite. Queste piante amanti del sale si dimostrano promettenti per un'agricoltura di tipo non convenzionale in ambienti marginali. Possono essere irrigate con "acqua salina e coltivate su terreni poveri e quindi potrebbero integrare, e contribuire, in modo sostanziale, ad affrontare gli attuali problemi di sicurezza alimentare.
Tra le piante alofite vi sono la quinoa e la salicornia, che possono essere consumate o utilizzate come materia prima per produrre cosmetici, biocarburanti e mangime per animali di origine vegetale.
In un contesto climatico come quello mediorientale, caratterizzato da fonti limitate di acqua dolce, e da una forte preoccupazione per la produzione di alimenti locali, la salamoia di scarto può costituire una delle risorse disponibili per l'agricoltura.
"Nell'ambito di un progetto pilota, nel periodo compreso tra dicembre del 2019 e giugno dello scorso anno, il nostro centro ha utilizzato 38.000 metri cubi di salamoia di scarto per coltivare salicornia, e una piccola quantità di quinoa, in otto delle nostre aziende agricole. Abbiamo raccolto mezza tonnellata di asparagi di mare freschi, e 12 tonnellate di biomassa secca di salicornia, che è la parte della coltura che cresce in superficie".
Durante il processo di desalinizzazione, di 100 litri di acqua che entrano, circa il 40% esce come acqua dolce e il restante 60% come scarto, salamoia altamente salina. Ma buttarla semplicemente via non è più un'opzione
da: Agrapress, Rassegna della stampa estera n. 1400, 20/10/2021