L’Apocinacea Gomphocarpus physocarpus di incerta origine americana, asiatica o africana, per la bellezza dei suoi fiori e per i caratteristici frutti pelosi simili a palloncini verdi, è stata introdotta a scopo ornamentale in molti paesi europei, compresa l’Italia. Più nota come Asclepis physocarpa (da Asclepius, dio greco della medicina, e da physa (vescica) e carpòs (frutto) è conosciuta come Pianta palloncino, Palle pelose o Palle del vescovo. In Sicilia è diffusa allo stato spontaneo in terreni incolti, lungo i corsi d’acqua. Le foglie, lanceolate, di colore verde chiaro, persistono anche durante il riposo vegetativo della pianta; i fiori di colore bianco-rosato sono raggruppati in infiorescenze pendule in prossimità degli apici dello stelo, e attraggono numerosi insetti glicifagi. I frutti sono simili a vesciche munite di peli setolosi, denominati follicoli, o palloncini, sono di colore verde chiaro e man mano che maturano assumono un colore marrone. A completa maturazione, i follicoli si sgonfiano, si aprono e lasciano fuoriuscire i semi di colore scuro ovoidali, avvolti da lunghi peli bianchi e lucidi che formano fiocchi cotonosi simili a bambagia. Il pappo facilita il trasporto a opera del vento anche a notevole distanza e la loro disseminazione. Le foglie e gli steli producono un lattice bianco, irritante per la pelle e tossico per ingestione. Nelle aree di origine le larve di Lepidotteri del genere Danaus sono tossiche per molti predatori poiché si nutrono delle foglie dell’Apocinacea. Gli adulti, noti come Monarche, compiono lunghe e spettacolari migrazioni. In Sicilia dei pochi insetti fitofagi riscontrati sulle Palle del vescovo, occasionale è la presenza del Ligeide Spilostethus pandurus che punge soprattutto i semi e che spesso si accoppia entro le palle mature. Più frequente, sia sui germogli che sui frutti, è l’Afide giallo dell’Oleandro Aphis nerii, ritenuto di origine mediterranea, ma ormai cosmopolita che infesta soprattutto altre Apocinacee e Asclepiadacee, dei generi Nerium, Vinca, Calotropis e Hoya. In Sicilia è frequente anche su Nerium oleander, Hoja carnosa, Asclepis curassavica e Gomphocarpus fruticosus. Su tali piante ospiti, grazie al clima mite l’Afide compie anolocicli consistenti nel susseguirsi di generazioni di femmine vergini (virginogenie) attere. Quando la densità della popolazione afidica è elevata e parallelamente declina lo stato vegetativo della pianta ospite, le forme attere ricevono gli stimoli per produrre figlie alate destinate a diffondere la specie. Le virginogenie hanno il corpo di colore giallo con antenne, zampe, sifoni e codicola neri. La melata, escreta in notevole quantità, attrae numerosi insetti glicifagi e in particolare le formiche che proteggono, non sempre efficacemente, l’Afide dagli Imenotteri parassitoidi soprattutto del genere Lysiphlebus e dai predatori rappresentati principalmente da Ditteri Sirfidi e dal Coccinellide Hyppodamia variegata per il quale l’afide non risulta tossico; sui frutti infestati sono occasionalmente presenti adulti di Scimnini. La pianta non sembra subire danni dalle infestazioni estive poiché, durante il riposo vegetativo invernale, le popolazioni afidiche, già decimate dagli entomofagi, declinano rapidamente e solo qualche sparuto esemplare riesce a svernare.
Foto: Fiori germogli e frutti di Gomphocarpus physocarpus infestati da Aphis nerii