Nel bacino del Mediterraneo sono oltre una quarantina gli insetti fitofagi le cui popolazioni possono esprimere una dannosità, talvolta economica, nei confronti di singole piante e di coltivazioni di fico, Ficus carica L., 1753 (Moraceae). I soli coleotteri xilofagi, principalmente afferenti alle famiglie dei Cerambycidae, Bostrychidae e Curculionidae, ammontano a poco meno di 20 specie di cui circa la metà appartengono ai cerambicidi.
A tutt’oggi, a parte un paio di specie caratterizzate da maggiore interesse fitosanitario in quanto strettamente associate al fico [come Trichoferus griseus (Fabricius, 1792)] o in grado di trasmettere nematodi del genere Bursaphelenchus [come Psacothea hilaris (Pascoe, 1858)], gli xilofagi della moracea rivestono modesta importanza ai fini della difesa della pianta ospite, sia perché polifagi sia soprattutto perché fitofagi secondari interessati a piante in stato più o meno avanzato di deperimento dovuto a inidonee condizioni agronomico-colturali, agenti patogeni, infestazioni di insetti a fitofagia primaria (come in particolare le cocciniglie).
Fa eccezione da anni a questo quadro, il punteruolo nero del fico Aclees taiwanensis Kôno, 1933 (Coleoptera Curculionidae), che nativo dell’Asia, è stato per la prima volta segnalato in Italia nel 2005, e che è stato imputato di aver da allora determinato con i suoi attacchi a tronco, rami e frutti pressoché il dimezzamento della produzione di fichi (da 20,09 a 10,65 t) [Farina et al., Bio- logical notes and distribution in southern Europe of Aclees taiwanensis Kôno, 1933 (Coleoptera: Curculionidae): a new pest of the fig tree. Insects 2021, 12, 5].
Recentemente sulle pagine web di “fruitjournal.com” (Ilaria De Marinis, 6 e 17/9/2021) e su quelle di altri giornali, è stata pubblicata la notizia del ritrovamento in Salento, nella terza decade di luglio (23/07/2021), di piante di F. carica con estesi disseccamenti associati alla presenza di chiari sintomi di attività trofica da parte di insetti xilofagi, quali gallerie piene di rosura nel tronco e nei rami, distacco della corteccia, fori di emergenza di adulti. Detti sintomi, accertati, descritti, fotografati e segnalati dal Dott. Vincenzo Mello alle autorità competenti, sono stati successivamente integrati dal ritrovamento di larve e poi di adulti di un cerambicide, che lo stesso Mello ha ritenuto possa trattarsi di Xylotrechus smei (Castelnau & Gory, 1841).
Il genere Xylotrechus, afferente alla sottofamiglia Cerambycinae, tribù Clytini, fu istituito nel 1860 dall’entomologo francese Louis Chevrolat [Description d'Espèces de Clytus propres au Mexique. Annales de la Société entomologique de France (III), 8, 1860, 451-504]. Dall’etimologia greca chiaramente riferita al substrato trofico delle larve (xylo = legno; trechus = corsa), il genere Xylotrechus annovera nel mondo oltre 200 specie (Catalogue of Life; World Cerambycidae Catalog), prevalentemente d’origine asiatica e quasi tutte caratterizzate allo stadio adulto da livree molto belle.
Il sito internet “Fauna Europaea” (Museum für Naturkunde, Berlin) riporta come specie del genere Xylotrechus Chevrolat, 1860: X. antilope (Schonherr, 1817); X. arvicola (Olivier, 1795); X. capricornus Gebler, 1830; X. ibex Gebler, 1825; X. pantherinus (Savenius, 1825); X. rusticus (Linnaeus, 1758); X. stebbingi Gahan, 1906.
Sama & Rapuzzi, nel loro puntuale contributo “Una nuova Checklist dei Cerambycidae d’Italia (Insecta Coleoptera Cerambycidae)” [Quad. Studi Nat. Romagna, 32: 121-164 (giugno 2011)], riportano quali specie del gruppo presenti in Italia: X. (Xylotrechus) antilope antilope (Schönherr, 1817); X. (Xylotrechus) arvicola (Olivier, 1795); X. (Xylotrechus) stebbingi Gahan, 1906; Rusticoclytus rusticus (Linnaeus, 1758); Rusticoclytus pantherinus (Savenius, 1825).
Da ciò deriva che è assai improbabile che gli esemplari di cerambicide intercettati in Puglia su piante di fico fortemente deperite appartengano alla specie X. smei. In effetti, l’ipotesi sostenuta da Francesco Vitali in un suo lavoro del 2004 [Xylotrechus smei (Castelnau & Gory, 1841), its presence in Palaearctic region and description of the pupa (Coleoptera, Cerambycidae), Doriana, 30/11/2004, VII, 340, 1-7], secondo cui gran parte delle segnalazioni riferite in Italia a X. stebbingi sarebbero da ascrivere per motivi morfologici, corologici e bio-ecologici a X. smei, non ha mai trovato concrete conferme bensì ripetute smentite.
In ogni caso è, quella della determinazione tassonomica degli insetti, precipua materia di specialisti di settore, che non può essere, soprattutto in campo fitosanitario, lasciata alla mercé di profili professionali, magari volenterosi e appassionati, ma non accreditati.
Per quanto riguarda poi, il ruolo svolto dal cerambicide nel deperimento delle piante di fico cui è stato trovato associato, qui più che mai occorre credere alle favole per ammettere che esso, per cronologia e aggressività, possa essere stato di ordine primario.
Il settore delle problematiche fitosanitarie, da sempre oltremodo articolato, è andato progressivamente complessandosi con la globalizzazione dei mercati e i cambiamenti climatici. Se c’è una cosa di cui non ha bisogno è la superficialità d’approccio e la faciloneria d’analisi.
Titoli giornalistici come: “Dopo la Xylella, arriva anche il killer dei fichi del Salento: è un parassita proveniente dal Pakistan”, o “Moria del fico: identificato l’agente responsabile”, quando non sono supportati da contenuti scientificamente rigorosi, non solo possono determinare allarmismi ingiustificati e diffusi disorientamenti, ma quel che è più grave è che sono fuorvianti rispetto a una corretta formazione tecnico-scientifica nel delicatissimo settore della diagnosi fitosanitaria, che proprio perché oggi può avvalersi anche della biologia molecolare, non può trascurare la tassonomia classica e, mutatis mutandis, i postulati di Henle-Koch.
Ringrazio per una serie di utilissimi confronti il Dott. Pierpaolo Rapuzzi e il Prof. Giacinto S. Germinara.
Sotto: Xylotrechus stebbingi Gahan, 1906 (Michal Hoskovec, Greece, 66847, Larry Bezark, Cerambycidae Catalog, Genus Xylotrechus, http://bezbycids.com/byciddb/wdetails.asp?id=48514&w=o)