Mais sostenibile e di alta qualità per uso alimentare, grazie ad antiche varietà locali da riscoprire e reintrodurre nei territori di origine in un’ottica di tutela e valorizzazione della biodiversità. È questo l’obiettivo di VALOMAYS, il progetto biennale appena partito, finanziato dalla Regione Lombardia, coordinato dal CREA (con il suo Centro di Ricerca di Cerealicoltura e Colture Industriali) e che vede la partecipazione dell’Università degli Studi di Milano (DiSAA - Dipartimento di Scienze Agrarie e Ambientali) e di 11 aziende agrarie distribuite in 5 province lombarde – Bergamo, Brescia, Milano, Sondrio, Varese.
Per il progetto sono state scelte due varietà lombarde iscritte nel Registro ufficiale da conservazione di Regione Lombardia e otto varietà non iscritte al Registro, ma oggetto di attenzione da parte di Enti e/o Associazioni interessate alla reintroduzione di accessioni di mais con forti caratteristiche di tradizione e tipicità.
La prima fase comprende la valutazione agronomica delle varietà – condotta in collaborazione con le aziende partner-, che definirà potenzialità produttiva e adattamento ai diversi ambienti. Alla raccolta, i campioni di granella verranno conferiti al CREA per la determinazione delle componenti biochimiche della cariosside, che aiuterà a determinare la qualità nutrizionale dei materiali. Presso la sede CREA di Bergamo, verranno inoltre condotte la riproduzione controllata delle varietà selezionate e la compilazione di schede descrittive, successivamente raccolte in una pubblicazione divulgativa ad hoc.
Le dieci varietà selezionate saranno caratterizzate geneticamente dal CREA mediante sequenziamento del DNA (Genotyping by Sequencing, GBS), insieme ad altre 30 varietà di mais rappresentative del territorio lombardo (province di Sondrio, Como, Lecco, Varese, Cremona, Mantova, Pavia, Brescia e Bergamo). Questa analisi consentirà di valutare quanta biodiversità sia presente nelle varietà conservate ex situ in Lombardia.
L’Università Statale di Milano studierà approfonditamente la struttura della cariosside delle dieci varietà selezionate, con la descrizione dei domini, delle proporzioni tra l’area vitrea e quella farinosa e la misurazione dello spessore dei tegumenti. Le informazioni derivate da questa analisi di immagine andranno incluse nelle schede morfologiche descrittive delle varietà e potranno dare indicazioni sul loro potenziale di trasformazione in prodotti finiti.
La coltivazione di varietà native e autoctone adattate nel tempo si affianca, in alcune aree rurali, collinari e alpine della Lombardia, all’agricoltura intensiva e industriale.
La conservazione e valorizzazione di questo patrimonio genetico potrà contrastare la perdita di biodiversità nelle specie agricole. Le varietà rappresentano culture e tradizioni legate al territorio e alla tipicità e qualità dei prodotti locali, oltre ad essere una potenziale fonte di materie prime per l’industria alimentare, con importanti caratteristiche nutrizionali e organolettiche. Questo potrà soddisfare la crescente attenzione dei consumatori per gli aspetti di qualità e salubrità degli alimenti, aumentato anche in seguito alla diffusione di allergie alimentari.
Gli agricoltori parteciperanno attivamente, coltivando le varietà selezionate per valutarne l’adattamento ai diversi ambienti pedoclimatici e prendendo parte alla diffusione dei risultati ottenuti.
Fonte: Ufficio Stampa Università Statale di Milano, 24/9/2021