A Winston Churchill (1874 – 1965) è attribuito il detto “Mi piacciono i maiali. I cani ci guardano dal basso, I gatti ci guardano dall’alto. I maiali ci trattano da loro pari” e nel romanzo di denuncia politica La fattoria degli animali (Animal farm, 1945) di George Orwell (pseudonimo di George Arthur Blair, 1903 - 1950) i maiali sono descritti come animali simili all’uomo e particolarmente intelligenti. Una caratteristica quest’ultima confermata da una serie di ricerche da quando, negli ultimi anni, anche nei paesi occidentali vi è stato un particolare interesse per i maiali di piccola taglia da compagnia (mini-pig) e nel giugno del 1993 la rivista "Iowa Pork Today" pubblica l’articolo Sanctuary picks up unwanted pet pigs nel quale si chiedono aiuti per un rifugio che raccoglie i maiali da compagnia abbandonati dai reduci americani della Guerra del Vietnam e considerati come cani o gatti. Recentemente i maiali sono oggetto di ricerche cognitive anche per la loro somiglianza fisiologica e anatomica con l'uomo, possedendo un cervello grande e ben sviluppato e la valutazione delle funzioni di apprendimento e di memoria dei maiali è rilevante non solo per la ricerca umana, ma anche per il loro benessere negli allevamenti, dove sono necessarie migliori conoscenze per assicurare loro giusti livelli di benessere, una buona salute, un’alta qualità delle produzioni e per poter progettare nuovi sistemi d’allevamento “a misura di maiale”.
Molti esempi di allevamenti del passato, soprattutto allo stato brado, dimostrano che i maiali hanno notevoli capacità cognitive che si manifestano con apprendimento, memoria e comportamenti cooperativi imparando rapidamente compiti di condizionamento e operativi e per questo considerati intelligenti, tanto da divenire nei paesi dell’Est asiatico animali familiari e essere addestrati con successo per spettacoli. Oggi gli scienziati che si occupano del benessere animale, oltre a confermare che i maiali hanno notevoli capacità cognitive, li studiano per acquisire migliori conoscenze sulle loro capacità cognitive e sensoriali al fine di migliorare il benessere negli allevamenti e soprattutto progettare ambienti e pratiche zootecniche coerenti alle loro esigenze mentali, psicologiche e cognitive, eliminando situazioni di stress e sofferenza che negli attuali allevamenti intensivi influiscono anche sulla produttività zootecnica.
Oggi in base a numerose ricerche scientifiche sappiamo che i maiali non hanno una grande capacità visiva, sono probabilmente daltonici rosso-verde e non distinguono oggetti molto piccoli, mentre il loro udito è migliore di quello umano e per questo i maiali sentono, e possono essere disturbati da suoni che non sono udibili per l'uomo. Comunque attraverso i loro sensi i maiali possono beneficiano dell'arricchimento ambientale e riconoscono i loro gestori, come fanno i cani e i gatti e come questi amano giocare e di questo se ne erano accorti gli allevatori più progrediti che ai loro maiali avevano già dato oggetti con cui giocare, soprattutto palle dure antimorso e di adatte dimensioni. Messi di fronte a uno specchio i maiali dimostrano di riconoscersi e quindi dobbiamo riconoscere che hanno un certo grado di consapevolezza (Broom D. M., Sena H., Moynihan K.L. - Pigs learn what a mirror image represents and use it to obtain information - Anim Behav, 78: 1037–1041, 2009). Inoltre e sulla base delle ricerche di Elise Titia Gieling e coll (Gieling E.T., Nordquist R. E., Van der Staay – Assessing learning and memory in pigs – Anim. Cogn., 14, 151-173, 2011) già ora disponiamo di elementi scientifici sui fattori emotivi che nei maiali influenzano l'apprendimento (Lind N. M., Moustgaard A. 2005), la relazione tra stress e funzione cognitiva (Mendl M., 1999), le capacità discriminatorie (McLeman et al. 2005), la percezione del tempo (Spinka et al. 1998), la memoria per oggetti (Gifford et al. 2007), l’apprendimento sociale e osservazionale (Held et al. 2000) e le capacità cognitive (Ferguson et al. 2009).
Sulla base di quanto già disponibile oggi possiamo ipotizzare lo sviluppo di allevamenti non solo compatibili con le capacità psicosensoriali dei maiali e del loro benessere, ma “allevamenti intelligenti”. Non allevamenti guidati solo da un’intelligenza artificiale basata su attrezzatture informatizzate, ma allevamenti nei quali opera anche un’”intelligenza suina” e a “misura di maiale” nei quali questi animali possano usare le loro funzioni cognitive e le loro capacità di riconoscimento, memoria e apprendimento. Un’ipotesi irreale? Non tanto, basta pensare a un dimenticato passato, quando i maiali erano allevati al pascolo dove i singoli e soprattutto la mandria imparava a conoscere il territorio e autogestiva la propria alimentazione, le aree di pascolo e di riposo usando intelligentemente le proprie capacità intellettive.