L’ultimo allarme lo ha lanciato ieri 14 luglio il Sistema Nazionale per la Protezione dell’Ambiente, nel corso della presentazione del “Rapporto sul consumo di suolo in Italia 2021″. Con una annotazione particolare – anche se necessiterebbe di maggiori approfondimenti – sulla transizione ecologica, fotovoltaico ed in genere fonti rinnovabili per l’energia elettrica, emerge: ”…il fotovoltaico meglio sui tetti che a terra: solo in Sardegna ricoperti più di un milione di mq di suolo, il 58% del totale nazionale dell’ultimo anno. E si prevede un aumento al 2030 compreso tra i 200 e i 400 kmq di nuove installazioni a terra che invece potrebbero essere realizzate su edifici esistenti. Il suolo perso in un anno a causa dell’installazione di questa tipologia di impianti sfiora i 180 ettari. Dopo la Sardegna è la Puglia la Regione italiana che consuma di più con tale modalità, con 66 ettari (circa il 37%). La copertura artificiale del suolo italiano nel 2020, nonostante le chiusure Covid-19 ha corso alla velocità di 2mq al secondo e, se rimanesse tale, i danni costerebbero cari e non solo in termini economici”.
E le conseguenze sono facilmente comprensibili: “Dal 2012 ad oggi il suolo non ha potuto garantire la fornitura di 4 milioni e 155 mila quintali di prodotti agricoli – prosegue il Rapporto – l’infiltrazione di oltre 360 milioni di metri cubi di acqua piovana, lo stoccaggio di quasi tre milioni di tonnellate di carbonio. E a livello nazionale le colate di cemento non rallentano: ogni italiano ha a disposizione circa 360 mq di cemento (erano 160 negli anni ’50)” e le percentuali si confermano alte anche nei territori a pericolosità sismica alta dove il 7% del suolo risulta ormai cementificato”.
Dunque problemi abbastanza seri per il nostro Paese come ha ricordato qualche settimana fa anche Romano Prodi: ”…perché, negli scorsi anni, abbiamo speso l’enorme somma di 130 miliardi di euro in sussidi per passare al rinnovabile. Una prevalente parte di queste risorse, peraltro non gestite in modo ottimale, è stata impiegata per l’acquisto di pannelli solari cinesi o di pale eoliche di provenienza estera. Abbiamo fatto quindi un lodevole sforzo per l’ambiente ma, non essendo stato accompagnato da una strategia industriale, il nostro impegno non è stato compensato da un parallelo progresso delle strutture produttive italiane.”
Questo fra l’altro, va ribadito, comporta la perdita di 4 milioni e 155 quintali di prodotti agricoli prevalentemente destinati all’alimentazione umana. Una raccomandazione al Sottosegretario Gian Marco Centinaio: nel nuovo “Patto rurale” che vi apprestate a sottoscrivere, per favore, si scrivano ben chiari e forti provvedimenti contro queste pericolosità.
Da Italiaambiente.it, 15/7/2021