Si è svolta ieri 17 dicembre 2013, un’ Assemblea generale dei Georgofili presso l’auditorium Cosimo Ridolfi (grande Georgofilo dell' '800), nella sede della Cassa di Risparmio di Firenze. Hanno partecipato centinaia di Accademici provenienti da tutta Italia.
L’importanza dell’evento deriva dalla volontà dei Georgofili di mantenere vivo il proprio ruolo storico, proiettandolo nelle problematiche del terzo millennio. Come il Presidente Franco Scaramuzzi ha illustrato in apertura, è di fondamentale importanza il "capitale sociale" che è costituito dall’insieme degli Accademici, cioè da persone legate fra loro per accrescere la capacità di interazione nella società. Questo capitale, unito a quello culturale e umano, è rivolto a soddisfare l'interesse pubblico. I ruoli dell’ Accademia sono molteplici ma si può parlare anche di un unico grande ruolo: quello di stimolare e raccogliere nuove conoscenze e idee, discuterle e trarne aggiornate sintesi da divulgare e offrire soprattutto all’attenzione di coloro che coprono vari livelli di responsabilità e ai quali spettano le valutazioni, le scelte e le decisioni. Un tale ruolo, svolto dall’Accademia dei Georgofili fin dalla sua nascita, è destinato a diventare ancor più necessario nel futuro globale, ormai irreversibile, che spinge all'incontro e alla convivenza civile, come obiettivo comune dell'intera umanità.
Dopo l’introduzione del Presidente, sono state svolte tre relazioni su temi di prioritario interesse, degli accademici Dario Casati (“Esigenze delle imprese agricole: produrre, innovare, competere”), Amedeo Alpi (“Sostenere la ricerca scientifica libera, multidisciplinare e universale. Diffondere le nuove conoscenze e svilupparne le applicazioni”) e Luigi Rossi ( “Valorizzare l’ampio potenziale personale dei Georgofili”).
(foto: Il Presidente Scaramuzzi, al microfono accanto al tavolo del Consiglio, parla agli Accademici.)
Su questi temi si è sviluppata un’ampia discussione con l'intervento di più di 50 Accademici. Sono stati oggetto di considerazioni e anche di proposte meritevoli di riflessione. Esaurite le richieste di intervento, il Presidente ha chiuso i lavori con un apprezzamento per l’ampiezza e la concretezza del lavoro svolto e per l’impegno ad interagire col mondo esterno, anche attraverso gli strumenti più avanzati per la comunicazione sia interna all’ampia struttura dell’istituzione, sia verso l’opinione pubblica, quale elemento fondamentale per richiamare l’attenzione di chi governa.
I testi degli interventi e le conclusioni saranno pubblicati negli Atti.
(foto: l'auditorium Cosimo Ridolfi con la platea dei Georgofili)
Riportiamo di seguito alcuni significativi brani dell’intervento di apertura del Prof. Franco Scaramuzzi.
“Non siamo capaci di indovinare quale sarà il futuro. Non sappiamo, ad esempio, se e quando la Scienza insegnerà all'Industria come produrre cibi sintetici per sostituire quelli che tutt'ora ci fornisce soltanto l'agricoltura (nel senso più ampio che le abbiamo dato con la nostra aggiornata definizione). Siamo però in grado di prevedere che le produzioni alimentari primarie fra poche decine di anni saranno insufficienti a soddisfare le crescenti esigenze di una popolazione mondiale che continua ad aumentare rapidamente.
Non siamo in grado neppure di immaginare le grandi cose che la Scienza presto scoprirà, dal mondo dell'infinitamente piccolo a quello dell’infinitamente grande. Sappiamo solo che le nuove acquisizioni continueranno a crescere a ritmi esponenziali. Ma siamo già quotidianamente storditi e incalzati da un turbinío di nuove informazioni, misurate in megabyte, che si intrecciano e sovrappongono in pochi secondi. Viviamo sempre più spesso nell'angoscia per le ristrettezze del tempo disponibile e per la mancanza della calma necessaria a riflettere razionalmente sui cambiamenti che ci coinvolgono. Questa velocità spesso contribuisce a creare stati confusionali e manifestazioni di disorientamento che minano la cosciente centralità dell’uomo e il senso stesso della nostra esistenza.
Condizionati dal conseguente diffondersi della perniciosa convinzione che “niente possa o debba più essere come prima”, non riusciamo a consolidare quelle certezze sulle quali basare una serena costruzione del futuro. Anche l'uomo, che nel mondo animale eccelle per capacità di adattamento, incontra difficoltà.
Queste preoccupazioni non riguardano solo il nostro Paese, tanto che anche Papa Francesco, con il suo recente Evangelii gaudium, ha esortato a non essere fragili e non farsi vincere dal pessimismo sterile e dall'indifferenza passiva. Soprattutto nelle difficoltà di questi tempi, bisogna più che mai impegnarsi a ricreare un clima di speranza e di fiducia.
I Georgofili hanno maggiori motivi di preoccuparsi perché conoscono meglio il declino subito negli ultimi decenni dall'agricoltura, che è stata culla e poi sempre caposaldo e rifugio sicuro della nostra civiltà. Non ripeterò ciò che già sapete e che da tempo è nei nostri Atti. L'Accademia ha evidenziato l'insostenibile situazione, l'ulteriore continuo deterioramento e i rischi che sta correndo il settore primario nel nostro Paese. Non è possibile che nessuno dia riscontro a queste valutazioni e che non si accorga che va immiserendosi un'attività del tutto essenziale per la nostra sopravvivenza e che viene sempre più riconosciuta nei Summit mondiali come indispensabile per la futura soluzione di grandi problemi planetari.
Non possiamo rimanere apatici, in un clima di rassegnazione, di fronte a una sconfortante decadenza anche dei principi morali. Pensiamo al futuro con l'“ottimismo della volontà” e confidiamo nella possibilità di valorizzare meglio le nostre potenzialità collettive, con convinzione ed entusiasmo. Non siamo né pochi né soli a non volere che questa troppo lunga e composita crisi sfoci in improvvide conseguenze e irrazionali reazioni. Non lasciamoci condizionare dall'ansia, ma facciamoci guidare dalla ragione. L'attuale crisi verrà in qualche modo superata, ma la transizione verso la globalizzazione richiederà tempi assai più lunghi. Stiamo vivendone solo una fase iniziale, ma occorreranno generazioni per seguirne il travaglio. Intanto, dobbiamo preparaci nella consapevolezza dei nostri limiti, ma anche delle nostre possibilità.
Tutti vorremmo che la qualità della vita fosse sempre migliore e venisse misurata in termini di benessere, in un più elevato ed equilibrato livello sociale e morale. Ma, attenzione: questi sono proprio gli stessi intenti che i Georgofili hanno sempre perseguito, incidendo nel loro antico logo tre sole parole: “Prosperitati Publicae Augendae”. Ciò non significa affatto che si voglia rimanere ancorati a qualcosa. Siamo anzi fortemente convinti della necessità di aprire la mente e continuare a ragionare sui nuovi e più vasti orizzonti che vanno schiudendosi, per un futuro libero da dottrine dogmatiche e ideologie preconcette”.