Si chiama “miliardite”. E’ la sindrome che affligge politici, ministri, presidenti di regione, assessori regionali e comunali che annunciano miliardi (o centinaia di milioni) di investimenti dimenticandosi di specificare che si tratta di soldi quasi sempre scritti solo sulla carta, nei bilanci di previsione. E quando il cittadino-imprenditore-commerciante si chiede “Ma dove sono finiti tutti quei miliardi?” si scopre che per un motivo o per l’altro (tutti legittimi, per carità: mala-burocrazia, inerzia istituzionale, pastoie amministrative, amministratori incapaci o fannulloni, per non dire peggio…) i soldi tanto annunciati in pompa magna non sono stati né spesi né erogati. Così ha funzionato l’Italia fino a ieri. Ma adesso c’è il Recovery Plan col suo PNRR da 248 miliardi. E soprattutto c’è Supermario Draghi con la sua squadra che garantisce un cambio di passo. La scommessa è ardua, l’Italia certamente si gioca il suo futuro, ma se non ce la fa Supermario non ce la fa nessun altro, è la convinzione della maggioranza degli italiani (e anche nostra).
Confesso che non ho ancora capito quanti miliardi del PNRR finiranno all’agricoltura-agroalimentare: le dichiarazioni del ministro sono ondivaghe: 10 (intervista su Rainews)? Otto, no 5,6 più 1,2 miliardi per le filiere. Ma le filiere c’erano già anche prima del PNRR…mah, intanto sul sito ufficiale del Mipaaf non ci sono cifre. Forse la mia è una curiosità inutile, piuttosto che correre dietro a quantificare la “miliardite”, è meglio aspettare e vedere quanti di quei soldi effettivamente saranno spesi a vantaggio di una modernizzazione della nostra agricoltura, in particolare al Sud. Perché oltre il 40% delle risorse saranno allocate al Mezzogiorno e quando parliamo di Sud parliamo soprattutto di ortofrutta. Quindi di questa massa enorme di investimenti su logistica, porti, infrastrutture digitali e materiali, rete irrigua, rinnovo parco macchine, borghi rurali, rinnovabili ne beneficeranno in larga parte le imprese produttive e commerciali dell’ortofrutta. L’unica incognita è che il 40% dei fondi passerà per gli enti locali, quindi ad altissimo rischio di insabbiamento…
Comunque l’ortofrutta ha un ruolo importante da giocare in questo Recovery e bene ha fatto CSO Italy a mettere a punto una serie di proposte per l’ortofrutta di cui abbiamo riferito in esclusiva su questo sito. Proposte condivise dal CSO nel suo consiglio di amministrazione, in particolare con Fruitimprese, ACI e Assomela, e successivamente messe a conoscenza della Regione Emilia Romagna, del ministero delle Infrastrutture (col viceministro Bellanova) e del ministro Patuanelli. Anche il mondo agricolo è stato informato e, da quanto si apprende, in particolare Coldiretti ha garantito sostegno e appoggio in ogni sede.
Come si legge nelle proposte CSO, i progetti di interesse del mondo dell’ortofrutta sono in primo luogo logistica (rilancio e ammodernamento del porto di Ravenna), trasporto ferroviario e intermodalità verso il Centro- NordEuropa, digitalizzazione delle imprese produttive e commerciali , tecnologie per la frigoconservazione, senza dimenticare (aggiungiamo noi) i Mercati generali che stanno a pieno titolo nel Recovery nei capitoli logistica, rinnovabili, trasporti green, lotta agli sprechi, celle frigorifere, ecc.
La partita è importante e decisiva per il nostro futuro, gravida però di incognite. Parole di Draghi: “Corruzione, stupidità, interessi costituiti continueranno ad essere i nostri nemici e sono certo saranno battuti. Ma c'è anche l'inerzia istituzionale che si è radicata per la stratificazione di norme negli ultimi 30 anni. Le riforme ci aiuteranno a superarle e per questo sono così importanti”. Sì perché la grande novità del Recovery di Draghi rispetto a quello di Conte è avere messo in cronoprogramma riforme e investimenti. I soldi in sostanza vanno di pari passo con le riforme, fondamentali per attrarre investimenti nazionali e internazionali. Risorse finanziarie e riforme non possono essere scisse, sono due gambe che devono camminare insieme.
E’ un vero avviso di mora alla politica: basta prendere in giro i cittadini annunciando riforme (Pubblica amministrazione, fisco, giustizia, concorrenza, semplificazione burocratica) poi regolarmente smentite dai vari governi più o meno transitori. Adesso si fa sul serio, ce lo impone l’Europa, pena la perdita dei soldi. E sul serio deve fare adesso anche il mondo dell’ortofrutta nelle sue varie componenti se vuole attingere ai fondi del Recovery. E “fare sul serio” significa lavorare insieme, individuare le priorità e affrontarle, incalzare il ministro e pretendere che il Tavolo ortofrutticolo venga convocato e che funzioni, che non sia un fantasma come è stato finora, chiedere per l’ortofrutta pari dignità nelle varie cabine di regia per l’export, cercare alleanze e andare avanti con chi ci sta, senza pretendere l’unanimità. Chi capisce e si rende conto dell’importanza della partita in gioco si aggrega. Chi non lo capisce per invidie, gelosie, personalismi…lo capirà più avanti o non lo capirà mai più. Questa partita del Recovery potrebbe anche far nascere quella cabina di regia dell’ortofrutta fra le tante rappresentanze, tante volte evocata e mai decollata. Chissà…
*Direttore www.corriereortofrutticolo.it